Assicurazione ed Infortunistica

Tuesday 17 June 2008

Le assicurazioni sono troppo care.

Le assicurazioni sono troppo
care.

Istituto per la vigilanza
assicurazioni private e di interesse Relazione sull’attività svolta nell’anno
2007 -Considerazioni conclusive del presidente Giancarlo Giannini – 16 giugno 2008

Autorità, Signore, Signori,

sottopongo
oggi alla vostra attenzione le considerazioni dell’Autorità sull’attività
svolta e sull’andamento del mercato nel 2007 unitamente ad alcuni spunti di
riflessione.

Il quadro normativo di
riferimento L’attività regolatoria dell’Autorità è stata particolarmente
intensa: sono stati emanati venticinque regolamenti, sempre preceduti da una
fase di pubblica consultazione; altri cinque sono di prossima emanazione. La
cornice normativa nella quale l’attività regolatoria si è inserita è
rappresentata dalle Direttive comunitarie, dal Codice delle Assicurazioni,
dalle norme specifiche di settore, dalla legge sul risparmio, dalla riforma
della previdenza complementare. Nell’adozione delle nuove regole l’Autorità si
è ispirata ai principi di proporzionalità, di coerenza con le finalità della
vigilanza, di trasparenza del procedimento, valutando anche le istanze
provenienti dagli interessati.

A conclusione di questo
importante lavoro, il sistema dispone oggi di un quadro organico e coerente, al
quale fare riferimento per disegnare la propria azione. Le imprese e i gruppi
Il filo conduttore delle nuove norme è duplice: da un lato, favorire il
traghettamento del mercato verso il nuovo regime europeo di solvibilità, che
costituisce il futuro, ormai prossimo, nel quale si troveranno ad operare le
imprese; dall’altro, riconoscere il ruolo centrale dell’organo amministrativo
all’interno della società assicurativa. A quest’ultimo, infatti, una volta definiti i principi di governance, è stato
assegnato il compito di fissare orientamenti e strategie in materia di:
politica riassicurativa, esternalizzazione, linee di investimento, progetti di
ristrutturazione, operatività infragruppo, linee per la gestione dei reclami,
verifiche sulla rete distributiva. Sono state inoltre rafforzate le
disposizioni sui sistemi di controllo interno, confermando l’esigenza di un
ulteriore sforzo da parte delle imprese affinché la loro attività sia permeata dalla cultura del controllo; è stata
riaffermata la centralità della funzione di risk management che deve essere
appropriata alla natura, alla dimensione e alla complessità dell’attività
svolta; è stata introdotta la funzione di compliance; disciplinata la
esternalizzazione delle attività. Sono stati ampliati e puntualizzati, in tal
modo, i requisiti qualitativi di gestione, nell’ottica di minimizzare i rischi
legali, reputazionali ed operativi a salvaguardia della stabilità delle imprese
e dei gruppi assicurativi.

Ulteriori importanti novità per
il settore sono state la regolamentazione del gruppo assicurativo e la istituzione del relativo albo. Gli intermediari Il quadro
istituzionale è stato arricchito, infine, con l’entrata in vigore del Registro
Unico degli intermediari. Duecentotrentamila sono oggi gli intermediari
assicurativi e riassicurativi iscritti nel Registro Unico tenuto dall’Autorità:
è questo il numero dei soggetti sui quali ha inciso il nuovo sistema di regole
previsto dalla Direttiva comunitaria, recepito nel nostro ordinamento dal
Codice delle Assicurazioni ed attuato dal Regolamento Isvap. È stato innovato
il modo di fare intermediazione. Oggi, a differenza del passato, tutti coloro
che distribuiscono polizze sono identificati, professionalmente formati,
assistiti da una copertura di responsabilità civile e tenuti nei loro
comportamenti al rispetto di principi e regole ben delineati, a tutela del
consumatore. L’adozione delle nuove norme ha comportato una consistente mole di
lavoro per l’Autorità, sia nella fase di pubblica consultazione sia in quella
di successiva applicazione. L’impianto regolamentare è stato valutato conforme
ai principi normativi dal giudizio di primo grado del TAR del Lazio cui avevano
presentato ricorso alcune categorie interessate; non è nella potestà della
normativa regolamentare consentire un maggiore interscambio di ruoli e
responsabilità degli intermediari superando la suddivisione tra sezioni,
prevista dal Codice delle Assicurazioni. Il CEIOPS, nel contesto di una
valutazione sulle modalità di recepimento nei vari paesi, ha ritenuto al
momento prematuro avanzare proposte di emendamento alla Direttiva. Il sistema
di regole vigenti su imprese e intermediari richiede adesso di essere applicato
correttamente. L’Autorità vigila sul suo rispetto, garantendo parità di
trattamento tra gli operatori. La piena coerenza del complesso di disposizioni
sarà assicurata dal prosieguo della collaborazione tra le Autorità che con
diversi compiti sorvegliano i mercati assicurativi, bancari e mobiliari con
l’obiettivo di contenere gli oneri a carico dei soggetti vigilati, operando,
laddove possibile, rinvii alle norme di settore già esistenti. E’ quanto è già
stato fatto nel caso dei prodotti vita c.d "multiramo" con Consob e
della normativa di trasparenza sulle forme pensionistiche complementari con
Covip.

Con Banca d’Italia è in atto dal
2006 un proficuo rapporto di collaborazione per la vigilanza supplementare sui
conglomerati finanziari. Dal confronto tra la normativa di settori tra loro
contigui sarà possibile fare emergere proposte per la revisione di norme
primarie al fine della loro piena armonizzazione e semplificazione. Si
individueranno altresì gli ambiti nei quali poter introdurre principi in luogo
di regole, allo scopo di dotare sempre di più il settore assicurativo di un
impianto moderno, in linea con gli standard di better regulation. L’evoluzione
del settore Nel corso del 2007 è proseguita, con una significativa
accelerazione, la ristrutturazione del mercato assicurativo. Il fenomeno ha
interessato sia i maggiori gruppi stabiliti nel nostro Paese, attraverso la
razionalizzazione e semplificazione della catena partecipativa, sia il sistema
più in generale, con operazioni volte ad acquisire il controllo di compagnie di
assicurazione. I processi autorizzativi di fusioni, scissioni, trasferimenti di
portafoglio hanno garantito la stabilità del settore e il mantenimento di
condizioni di sana e prudente gestione delle imprese. La dinamicità del mercato
è altresì testimoniata dalle nuove autorizzazioni all’esercizio ed
all’estensione dell’attività e dai segnali di una maggiore proiezione estera
delle imprese nazionali; resta invece ancora contenuto il fenomeno inverso.

Il mercato appare quindi in
evoluzione strutturale, anche se, proprio nel 2007, ha registrato una
brusca frenata nello sviluppo. I premi relativi al portafoglio diretto italiano
si sono attestati sui 99 miliardi di euro con una flessione globale del 7%
rispetto al 2006, già in decremento. L’andamento negativo è imputabile alla
rilevante contrazione della raccolta dei rami vita (-11,4%), in forte crescita
fino al 2005, accompagnata da una sostanziale tenuta del comparto danni
(+1,3%). L’analisi delle cause e delle prospettive evolutive non può
prescindere da un confronto internazionale. Sul piano generale, è aumentato il
gap rispetto ai paesi che da sempre ci precedono nella raccolta dei premi,
anche nei confronti di quelli colpiti in modo più significativo dalla crisi
finanziaria originata negli Stati Uniti. In particolare, nei rami vita, il
Regno Unito ha conseguito uno sviluppo dell’8% a fronte di un lieve decremento della Francia (3%) e della sostanziale stabilità della
Germania; i tre paesi hanno fatto registrare un’incidenza della raccolta vita
sul PIL pari, rispettivamente, a circa l’11%, il 7% e poco più del 3%. Il
valore corrispondente per l’Italia è il 4%. Il fatto che Germania e Italia
presentino percentuali analoghe di incidenza è principalmente riconducibile al
modesto ruolo ricoperto dal settore assicurativo nella previdenza
complementare. In Italia ciò avviene anche a causa della forte presenza dei
fondi di categoria preesistenti e negoziali e della condivisione dello
svolgimento dell’attività con gli altri settori finanziari; in Germania per la
ancor più rilevante presenza dell’assicurazione sociale. Altre ragioni del
rallentamento dello sviluppo dei rami vita appaiono legate alla crisi
finanziaria innescata dai subprime. Le conseguenti tensioni sulla liquidità
hanno, infatti, spinto gli istituti bancari e finanziari a concentrarsi nella
vendita di prodotti propri. Un ulteriore fattore di freno è rappresentato dalle
importanti ristrutturazioni verificatesi nei principali gruppi bancari che si
sono riflesse sulla struttura operativa delle imprese di bancassicurazione dagli stessi partecipate.

Il primo trimestre dell’anno in
corso mostra un decremento di quasi il 15% della raccolta vita, imputabile al
crollo dei prodotti assicurativo-finanziari, ossia quelli di ramo III (-23%) di
cui le Banche costituiscono il principale canale di vendita e le polizze di
capitalizzazione (-55%). La bancassicurazione può continuare a svolgere un ruolo
importante nella distribuzione dei prodotti standardizzati vita e danni ma
emerge in modo sempre più evidente il problema della funzione della componente
assicurativa all’interno dei gruppi. Il suo peso dovrebbe essere tale da
consentire alla compagnia di assumere un ruolo significativo nella politica
distributiva. La vendita attraverso gli sportelli bancari non può essere
considerata, come forse avvenuto negli anni passati, una leva per aumentare
rapidamente il fatturato; la formazione del personale addetto, favorita dalla
disciplina assicurativa, e l’assistenza sempre più adeguata fornita dalle
compagnie di riferimento, dovrebbero creare le condizioni per incrementare la
vendita anche dei prodotti più spiccatamente assicurativi. Gli stessi agenti e
broker dovrebbero intervenire nel comparto vita in modo ben più significativo
non rimanendo focalizzati, rispettivamente, nel segmento r.c. auto ed in quello
dei rischi danni più complessi. Entrambi questi intermediari risultano al
momento gli attori principali della distribuzione nei rami danni, settore nel
quale l’Italia, con la sola eccezione del comparto auto nel quale mantiene il
primato, si colloca al sesto posto in Europa preceduta da Germania, Regno
Unito, Olanda, Francia e Spagna. Questa situazione si riflette in una
composizione del portafoglio danni italiano del tutto analoga a quelli di paesi
a ben minore grado di sviluppo.

L’Italia resta un Paese
relativamente sottoassicurato ed i vuoti da colmare sono molti. E’ proprio
verso le istanze del Paese che il mercato dovrebbe orientarsi: sia a supporto
del sistema pubblico per le carenze del welfare, in particolare nel segmento
della non autosufficienza, e nell’ambito dei rischi catastrofali; sia per la
copertura della moltitudine di rischi che gli individui, le famiglie e le
imprese affrontano giorno per giorno. Per alcuni settori, tra l’altro
socialmente molto importanti come quello della
responsabilità civile sanitaria, il problema è grave: la soluzione non può
consistere nell’abbandono del campo disdettando in massa i contratti né si può
andare verso l’obbligatorietà della copertura, che può portare a risultati
abnormi nei prezzi a scapito di una utenza che non fa certamente mancare la
domanda. Ogni rischio è, al giusto prezzo, con le opportune cautele, innanzitutto
la preventiva valutazione della sua strutturazione fisica e/o organizzativa,
assicurabile. La struttura dell’offerta di prodotti assicurativi in Italia
risente, in realtà, di una anomalia: le politiche di
prodotto e le scelte distributive hanno privilegiato lo sviluppo di polizze o a
carattere più finanziario o obbligatorie. Occorre ora un riequilibrio in modo
da bilanciare i pesi in favore dei rami che sono più specifici dell’attività
assicurativa o finora poco sviluppati.

Nonostante la contrazione del
fatturato, il 2007 ha
rappresentato ancora un anno di redditività in aumento per il settore: l’utile
di esercizio è stato pari a 5,4 miliardi di euro (+5% rispetto al 2006), il
ritorno sul capitale investito il 12%. Si consolida il trend positivo dei
risultati economici ormai in atto da diversi anni; si modifica però il rapporto
di contribuzione delle due gestioni vita e danni, con quest’ultima che genera
più della metà dei profitti del mercato. L’arresto dello sviluppo produttivo ha
determinato una lieve flessione delle riserve tecniche e degli investimenti
(pari le prime a 443 miliardi di euro, – 1,1%, ed i secondi a 466 miliardi di
euro, -2,3%); è in leggera contrazione anche l’indice di solvibilità
complessivo, attestatosi su valori pari a 1,9 volte e a 2,7 volte il minimo
richiesto dalle norme vigenti, rispettivamente per la gestione vita e la
gestione danni. E’ questa, in estrema sintesi, la fotografia di un mercato che
ha dimostrato una buona capacità di tenuta a fronte delle tensioni internazionali
che hanno contrassegnato l’ultimo periodo. La crisi finanziaria e l’attività di
vigilanza Sin dal manifestarsi della crisi finanziaria nell’agosto 2007,
l’Autorità ha condotto diverse verifiche mirate. Esse hanno evidenziato che
l’esposizione del settore verso attivi connessi al rischio subprime nonché ai
rischi riconducibili alle c.d. monoline si attesta su valori del
tutto modesti, compresi in un range tra lo 0,17 e lo 0,21% delle riserve
tecniche e dei relativi attivi a copertura. Tali risultati sono stati
confrontati sia a livello nazionale – con le altre Autorità di settore in
ambito CICR – sia a livello internazionale – in ambito CEIOPS per il successivo
riporto all’ECOFIN. Due fattori hanno contribuito a questi positivi risultati:
la congenita prudenzialità di comportamento del mercato assicurativo italiano
nell’investimento delle risorse; un impianto di regole adeguatamente rigoroso.

Fin dal giugno del 2003
l’Autorità ha imposto il divieto di indicizzare le index linked a titoli
connessi ad operazioni di cartolarizzazione ed ai derivati del credito. Ciò ha
consentito, a partire da quella data, di evitare l’impatto dei subprime su questi
prodotti. Alla base della scelta operata dall’Autorità vi è il convincimento
che strutture finanziarie complesse ed opache, che, secondo
articolazioni contrattuali variamente definite, trasferiscono sugli
assicurati i rischi di credito, non siano adeguate per la clientela retail. Sul
piano generale, si ritiene che in presenza di
strumenti finanziari particolarmente complessi la trasparenza precontrattuale
rappresenti una condizione non sufficiente per la tutela del consumatore.
Parimenti, per il rischio rappresentato dalle c.d. monoline, che ha avuto
ripercussioni in alcuni paesi europei, la normativa nazionale primaria e
secondaria ha da sempre scoraggiato il rilascio nell’ambito del ramo cauzioni
di coperture a garanzia di cedole e rimborsi di emissioni obbligazionarie. La
crisi, come noto, si è rapidamente diffusa con effetto domino generando la
turbolenza finanziaria che ancora oggi è in atto. Gli effetti ad essa connessi sono sottoposti ad attento monitoraggio da
parte dell’Autorità, sia sotto il profilo della solvibilità degli operatori,
sia sotto quello dell’andamento delle prestazioni per gli assicurati. Sotto il
primo profilo, l’Autorità, ha reso più puntuali e frequenti gli ordinari
controlli sull’andamento degli investimenti ed ha richiesto alle imprese lo
svolgimento di uno specifico stress test al fine di saggiare la tenuta dei
requisiti patrimoniali al verificarsi di ipotetici eventi estremi sul mercato
finanziario (svalutazione dei corsi azionari del 35%, incremento di 200 basis
point nei corporate credit spread rispetto alla situazione al 31 dicembre
2007).

Le risultanze evidenziano una
riduzione delle plusvalenze nette latenti sugli investimenti scese al 30 aprile
2008 a
circa 7 miliardi dai circa 9 miliardi di euro del 31 dicembre 2007; lo stress
test mostra comunque che gli indici di solvibilità del mercato rimarrebbero ben
al di sopra dei minimi di legge. Nel complesso emerge dunque una buona tenuta
del sistema assicurativo nazionale; approfondimenti sui risultati e sui criteri
di calcolo sono in corso a livello disaggregato. Sotto il secondo profilo,
l’Isvap sta vagliando l’andamento di mercato dei prodotti a più alto contenuto
finanziario e sta acquisendo informazioni sulle modalità con cui le imprese
fronteggerebbero eventuali rischi reputazionali, legati alle oscillazioni dei
valori di alcuni prodotti ed alle possibili ricadute sugli assicurati; effetti
questi principalmente riconducibili al repentino downgrading che ha coinvolto
nel tempo anche primari emittenti internazionali. È in
via parallela proseguita la consueta attività di vigilanza. Le principali
evidenze di questa attività sono: le verifiche su bilanci e relazioni
semestrali (115 interventi nei confronti di 95 imprese), sui flussi informativi
infrannuali (23 i casi di inidoneità degli attivi a copertura delle riserve
tecniche), sulle operazioni infragruppo (36); gli accertamenti ispettivi (97),
svolti, nel quadro delle nuove forme di cooperazione sancite dalla Legge sul
risparmio, anche con l’ausilio della Guardia di Finanza alla quale l’incontro
odierno consente di confermare l’apprezzamento dell’Autorità. Sono stati
altresì effettuati interventi sui profili qualitativi della gestione, quali il
sistema dei controlli interni, la gestione dei rischi e le politiche di
riassicurazione passiva.

In relazione all’evoluzione della
crisi finanziaria internazionale, l’Autorità continuerà ad esercitare una intensa sorveglianza sul mercato intervenendo
tempestivamente laddove necessario e mantenendo al contempo vivo il
coordinamento con le Autorità del settore bancario e finanziario, così attuando
il principio di collaborazione già stabilito dalla normativa primaria; di
recente detto principio è stato sancito e reso strutturale dal Protocollo
d’intesa tra il Ministero dell’economia e delle finanze, la Banca d’Italia, la Consob e l’Isvap, per la
prevenzione delle crisi di natura sistemica. Analogo collegamento sarà
mantenuto con le Autorità di vigilanza assicurativa a livello internazionale e
in particolare in ambito CEIOPS. In questo organismo l’Isvap è presente a
livello di board ed è attivo nei numerosi gruppi di lavoro volti a promuovere
le istanze regolatorie del mondo assicurativo presso i deputati organi
comunitari. Anche le imprese devono fare la loro parte. Da esse
l’Autorità si aspetta, innanzitutto, che nell’ambito delle regole stabilite
venga mantenuta una prudente valutazione nella scelta degli attivi a copertura
degli impegni verso gli assicurati. Ma, soprattutto, è bene che le imprese
prendano sempre più coscienza del fatto che la sicurezza e la stabilità si
fondano anche sulla efficacia e sulla efficienza dei sistemi di governance e di
controllo interno alle imprese stesse, secondo le linee disegnate dalle
disposizioni regolamentari dell’Autorità. I rischi esistono ed esisteranno sempre
ma come si ripercuotono sui singoli gruppi, sulle imprese – e di riflesso sulla
clientela – dipende essenzialmente da come essi si sono organizzati per
gestirli. Nella internalizzazione dei controlli e nella autodisciplina dei
comportamenti si gioca gran parte della capacità di prevenzione delle crisi.

La r.c. auto

Il comparto della r.c. auto è
stato interessato da una serie di innovazioni normative che hanno mutato
significativamente il quadro operativo delle imprese. I provvedimenti sono noti
e sono stati introdotti nell’intento di creare le condizioni per il pieno
esplicarsi dei meccanismi concorrenziali e quindi di pervenire a un
contenimento dei prezzi. La valutazione degli effetti dei provvedimenti sarà
significativa solo nel medio periodo, ma il principio delle liberalizzazioni
che guida in tutti i paesi le politiche a favore della concorrenza non può
essere messo in discussione. Si ritiene che le norme primarie, che hanno
effetti importanti sulle dinamiche d’impresa, debbano essere precedute da un
confronto con i destinatari. L’Autorità, quale organismo tecnico del settore
istituzionalmente indipendente, può fornire supporto al legislatore per la
migliore valutazione degli effetti sul mercato, attesi o già verificatisi. Nel
campo della r.c. auto l’azione dell’Autorità si è esplicata lungo varie
direttrici. Sono stati varati regolamenti in materia di trasparenza dei premi e
sono state prese iniziative orientate ad aumentare la mobilità dei consumatori,
obiettivo di fondamentale importanza. Rientrano in questo campo la
liberalizzazione dell’attestato di rischio, divenuta pienamente operativa
all’inizio del 2007, nonché la segnalazione al Parlamento e al Governo per
proporre l’abolizione del tacito rinnovo dei contratti r.c. auto. Vi sono
alcuni primi segnali di un impatto positivo dei provvedimenti adottati. Da
indagini di mercato risulta che nel 2007 il grado di fedeltà dei clienti r.c.
auto alla propria compagnia è sceso di due punti (al 93,9%)
mentre è salita al 13% la quota di clienti che si dichiarano non sicuri
di rinnovare con la stessa compagnia la polizza a scadenza. Le percentuali,
soprattutto se confrontate con gli assai minori livelli di fedeltà che si
registrano in Francia e Regno Unito, restano molto basse ma
l’evoluzione registrata incoraggia a proseguire sulla strada intrapresa. Sotto
questo profilo l’anno in corso riserverà una ulteriore
importante novità.

L’Isvap, sulla base di una
convenzione sottoscritta con il Ministero dello sviluppo economico, sta
coordinando il progetto per il lancio del preventivatore unico r.c. auto,
previsto in autunno. Il preventivatore con un solo accesso internet ai siti del
Ministero e dell’Autorità, sulla base dei dati relativi a ciascun profilo di
rischio, consentirà al cittadino di ricevere un report contenente tutti i
preventivi delle imprese ordinati per convenienza economica. In attuazione
delle disposizioni del Codice delle Assicurazioni, infine, il 2007 ha visto entrare in
vigore l’istituto del risarcimento diretto. L’Isvap, che da sempre ha sostenuto
la opportunità della riforma, ha con convinzione e
spirito fattivo collaborato alla sua piena realizzazione e vigila sul suo
funzionamento.

Il risarcimento diretto presenta
molteplici vantaggi nell’immediato e in prospettiva. A oltre un anno dalla sua
entrata in vigore il bilancio appare nel complesso positivo. Scendono i tempi
medi di liquidazione (da 63 a
55 giorni) e scende il costo medio dei sinistri pagati e riservati (-7,8%
rispetto al 2006) in un contesto in cui le imprese hanno registrato un
risultato di ramo che ha sfiorato il miliardo di euro. Non è stata conforme
alle attese, invece, la risposta in termini di riduzione delle tariffe della
r.c. auto. Nonostante nel primo trimestre di quest’anno vi siano segnali di
rallentamento della raccolta premi – una evoluzione
questa che merita attenzione – quello delle tariffe rimane un problema aperto.

Senza volere entrare qui in
diàtribe su percentuali e numeri, le tariffe da anni penalizzano i giovani e
gli utenti del Sud. E’ comunque innegabile il diffuso malessere del consumatore
nei confronti delle pratiche di prezzo delle assicurazioni; è interesse di
tutti, anche del sistema delle imprese, pervenire ad una soluzione del
problema. L’Autorità in più sedi è intervenuta e ribadisce ancora la necessità,
non più procrastinabile, che le imprese facciano delle
strutture liquidative e dei sistemi informativi che le supportano il centro
focale dei loro investimenti e dei loro sforzi nel business della r.c. auto:
questo al fine di ridurre i costi e dunque i prezzi. Ciò contribuirebbe anche a
contenere le frodi. Su questo punto stiamo lavorando per rafforzare gli
strumenti di contrasto al fenomeno attraverso una rinnovata
funzionalità della Banca dati sinistri (che contiene i dati di circa 42
milioni di sinistri) e rendendo più difficile la falsificazione della
documentazione assicurativa. A breve si avvierà una fase di consultazione con
le parti interessate. Non si può infine sottacere l’approssimarsi della
conclusione della procedura di infrazione, avviata nel 2004, che ha portato
l’Italia di fronte alla Corte di Giustizia europea sulla legittimità
dell’obbligo a contrarre da parte delle compagnie, obbligo reciprocamente
previsto a carico di utenti e imprese nella nostra legislazione sin dal 1969.
Nella deprecata ipotesi in cui la
Corte optasse per l’abolizione dell’obbligo a carico delle
imprese, nonostante la difesa della posizione nazionale portata avanti dal
Governo e dall’Isvap, intere fasce di utenza, soprattutto al Sud del Paese,
rischierebbero di non trovare sul mercato o trovare a prezzi ancora più alti di
quelli attuali quella copertura assicurativa che la legge richiede loro di
avere, aggravando l’asimmetria già esistente tra assicurati e assicuratori. La
questione è troppo importante perché non si attivi fin da subito una
riflessione sulle eventuali contromisure da adottare come sistema Paese.
L’Autorità sta studiando la soluzione più idonea eventualmente da proporre al
Governo nel contesto di un costruttivo confronto tra le parti.

La tutela del consumatore

Nel 2007 l’attività di tutela
degli utenti da parte dell’Autorità si è molto intensificata come risposta a
una maggiore domanda di protezione da parte dei consumatori. Alle compagnie lo
scorso anno sono pervenuti ben 86.000 reclami con un aumento del 65%. I reclami
trasmessi all’Autorità, in larga misura come conseguenza dell’insoddisfacente
esito del contatto con l’impresa, sono saliti a quasi 30.000 con un aumento di
circa il 17%. Gli esposti si concentrano ancora prevalentemente nel settore
della r.c. auto e in particolare riguardano problematiche connesse alla
liquidazione dei sinistri. Il forte incremento segnala da un lato la aumentata consapevolezza da parte dei cittadini dei
propri diritti e degli strumenti a disposizione per tutelarli; dall’altro,
conferma la necessità che le imprese intervengano con urgenza nelle
problematiche gestorie, in particolare quelle liquidative. Analogo pressante
messaggio scaturisce dalle sanzioni comminate dalla Autorità, ammontate nel 2007 a circa 33 milioni di
euro; la distribuzione per tipologia di violazioni delle sanzioni ricalca infatti in larga misura quella dei reclami. Nel 2007
l’Autorità ha dedicato ulteriore attenzione alla trasparenza contrattuale. Nel
ramo danni, è terminata la fase di pubblica consultazione di un regolamento che
standardizza e rende organica l’informativa precontrattuale e contrattuale da
rendere al cliente. Nel ramo vita, tenuto conto dei positivi risultati delle
disposizioni introdotte, in particolare la "scheda sintetica", è stata
sostanzialmente confermata, con alcune semplificazioni, la normativa varata nel
2005. Sotto il profilo della tutela degli utenti si deve segnalare anche la
novità dell’introduzione avvenuta con la Finanziaria 2008 della azione collettiva
risarcitoria (class action). Si ritiene che l’istituto sia in linea di
principio idoneo a perseguire importanti obiettivi; nel concreto tuttavia la
norma presenta aspetti problematici che richiedono un approfondimento e
probabilmente una rivisitazione. Nel 2007 è stata, infine, approvata dal
Parlamento una norma per facilitare e rendere meno oneroso il trasferimento di
un mutuo da una banca all’altra; ad essa è seguito il
recente accordo tra Governo ed ABI volto a favorire la sostenibilità dei mutui
stessi per i clienti. Due importanti innovazioni a tutela del consumatore. Lo
strumento della portabilità dei mutui ha implicazioni assicurative; alle
operazioni di prestito sono infatti generalmente
associate polizze, a beneficio dell’istituto di credito erogante, sul bene oggetto
del mutuo e sul soggetto mutuatario. Sul tema l’Isvap ha ricevuto segnalazioni
di cittadini che lamentano, nel caso di cambiamento dell’istituto erogatore, la
difficoltà a sciogliere i vincoli che legano i contratti alle compagnie
assicurative. La portabilità dei mutui non può essere vanificata da rigidità
del settore assicurativo e da accordi compagnie-banche troppo onerosi per il
cliente. E’ interesse del sistema delle imprese nelle loro relazioni con la
clientela andare anche oltre il tenore letterale delle norme sulla
rescindibilità delle polizze poliennali.

L’Autorità sollecita la
definizione di un accordo globale che dia concreta attuazione al principio di
piena portabilità sancito dalla legge e garantisca al cliente la possibilità di
ottenere quantomeno la restituzione della quota di premio assicurativo non
goduta nell’ipotesi di estinzione anticipata del mutuo. Prodromica al
conseguimento di questo risultato, e comunque auspicabile in ogni caso, è la
riconsiderazione della misura delle provvigioni riconosciute alle banche
mutuanti, in quanto fortemente penalizzanti per la clientela. L’accordo sarebbe
anche un buon test per la neonata federazione ABIANIA.

Conclusioni

Autorità, Signore, Signori,

l’Isvap
ha assolto il compito ricevuto dalla legislazione vigente, in modo particolare
dal Codice delle Assicurazioni, di dare attuazione regolamentare al riassetto
della normativa di settore, prima frammentata e per alcuni aspetti carente.
L’impegno è stato totale ed è certamente di tutto rilievo l’impatto del
complesso di regole sui soggetti vigilati. Non sono mancati, soprattutto nella
fase di avvio del processo, momenti di tensione con le Associazioni di
categoria. Siamo certi – e ne stiamo vedendo i primi segnali – che in
prospettiva i benefici saranno riconosciuti appieno dal mercato. Non deve,
peraltro, sfuggire alla comune attenzione che la fase che stiamo affrontando è
molto delicata. Gli operatori, ed in particolare le imprese, stanno adattando
le loro complesse strutture e le loro metodologie al rinnovato quadro
normativoregolamentare, ispirato ai principi di Solvency II che si appresta ad
innovare, ulteriormente e definitivamente, le regole del più ampio mercato
assicurativo europeo. Ciò impone nel medio periodo un intenso confronto del mercato
con l’Autorità.

Il primo non può limitarsi al
rispetto formale delle regole ma deve renderle
concretamente efficaci attraverso il quotidiano operare delle strutture
costituite con un positivo riflesso nei confronti della clientela; il cliente
non è un mero utente di un servizio di massa indifferenziato ma il destinatario
di un servizio complesso che deve essere erogato con una assistenza completa ed
adeguata in tutte le fasi del rapporto. L’Isvap, che è anche attore nella
elaborazione delle regole a livello europeo, deve monitorare attraverso la
vigilanza i processi di trasformazione in atto. Il recente accordo federativo
tra ABI ed ANIA non innova nei rapporti con l’Autorità di vigilanza per i
problemi specifici da affrontare ma oggettivamente
rafforza la rappresentanza degli interessi di categoria. Per quanto ci compete
ed è nelle nostre possibilità, abbiamo posto, poniamo e porremo sul campo il
massimo impegno nello svolgimento dei nostri compiti istituzionali, con un
lavoro serio, improntato al rispetto assoluto della indipendenza, autorevolezza
e neutralità dei comportamenti. Di ciò dò atto e ringrazio: i Consiglieri, per
il qualificato apporto fornito all’azione dell’Autorità; il Vice direttore
generale, i dirigenti ed il personale tutto che con il loro quotidiano, costruttivo
operare hanno permesso il raggiungimento degli importanti obiettivi
programmati. Viva è l’attesa dei benefici sui premi e sulla qualità dei servizi
che la maggiore spinta concorrenziale e la esplicazione
piena dei risultati del risarcimento diretto e delle altre misure introdotte
possono portare agli oltre quaranta milioni di assicurati r.c. auto. L’azione
dell’Isvap è stata guidata anche lo scorso anno dal principio di centralità del
consumatore; ci è di conforto l’esplicito apprezzamento manifestato da
importanti Associazioni che lo rappresentano. La stabilità e la
solidità economico patrimoniale delle imprese è certamente la prima
garanzia di tutela per gli assicurati, ma un mercato non è del tutto in salute
se il rapporto di forza tra chi sta dal lato dell’offerta e chi sta dal lato
della domanda non è equilibrato. Il sistema assicurativo ha in sè le risorse
patrimoniali e professionali per corrispondere adeguatamente ai cambiamenti
imposti da uno scenario di riferimento nazionale e internazionale in continua
evoluzione.