Civile

Thursday 17 July 2003

La Banca Centrale Europea vede ancora poca fiducia, ma l’ economia tiene e dovrebbe rilanciarsi nella seconda meta del 2003

Bollettino mensile della BCE Luglio 2003 Editoriale 17.7.2003 Nella riunione tenuta il 10 luglio 2003 il Consiglio direttivo della BCE ha deciso di lasciare invariato, al 2,0 per cento, il tasso minimo di offerta applicato alle operazioni di rifinanziamento principali dell’Eurosistema. I tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale sono stati mantenuti anch’essi invariati, rispettivamente al 3,0 e all’1,0 per cento. Tale decisione riflette la valutazione del Consiglio direttivo secondo cui l’attuale orientamento di politica monetaria risulta appropriato, date le favorevoli prospettive per la stabilità dei prezzi nel medio periodo. Il Consiglio direttivo ha altresì rilevato che i tassi di interesse nell’area dell’euro si collocano su livelli storicamente bassi, in termini sia nominali che reali, e ciò sostiene l’attività economica e contribuisce a mettere al riparo da rischi verso il basso per la crescita. Il Consiglio direttivo continuerà a seguire con attenzione tutti i fattori suscettibili di influenzare tale valutazione. Nel contesto dell’analisi economica, i dati e le informazioni più recenti continuano a suggerire che l’espansione economica nell’area dell’euro sia rimasta contenuta nel secondo trimestre di quest’anno, dopo essersi collocata allo 0,1 per cento sul periodo precedente nel primo trimestre, come emerge dalle seconde stime dell’Eurostat. Gli indicatori disponibili denotano sostanzialmente lo stabilizzarsi dell’attività economica, ma non vi sono ancora segnali di un miglioramento di fondo della produzione e del clima di fiducia. Allo stesso tempo, gli andamenti dei mercati finanziari sembrano riflettere una valutazione lievemente più ottimistica circa le prospettive economiche sia all’interno che all’esterno dell’area. Nel complesso, ci si attende che l’attività economica nell’area dell’euro mostri un progressivo miglioramento nella seconda metà del 2003 e si rafforzi ulteriormente nel 2004. Questo andamento dovrebbe essere sostenuto da un calo dell’inflazione e quindi da un incremento del reddito reale disponibile, dal basso livello dei tassi di interesse e da una ripresa della domanda esterna di beni e servizi provenienti dall’area dell’euro. Tale valutazione è in linea con tutte le previsioni e proiezioni disponibili. Nondimeno, i rischi verso il basso rispetto a questo scenario principale sono ancora rilevanti. Se da un lato si sono attenuati i timori legati alla SARS, dall’altro permangono rischi connessi, in particolare, con l’accumularsi di squilibri macroeconomici all’esterno dell’area dell’euro e con la portata del risanamento che il settore societario dell’area deve ancora realizzare al fine di rafforzare la produttività e la redditività. Per quanto concerne i prezzi, le prospettive di medio periodo permangono favorevoli. Nella restante parte dell’anno il tasso di inflazione sui dodici mesi misurato sullo IAPC dovrebbe oscillare intorno all’attuale livello del 2 per cento, indicato dalle stime dell’Eurostat per giugno; all’inizio del 2004 esso scenderebbe al di sotto di tale valore, principalmente a seguito di un effetto base relativo ai prezzi dell’energia. In seguito, l’inflazione si manterrebbe su livelli inferiori al 2 per cento, poiché l’impatto dello scorso apprezzamento del cambio sui prezzi al consumo e una moderata ripresa economica dovrebbero contribuire a contenere le pressioni sui prezzi. A tale riguardo, la dinamica dei salari, in particolare, dovrebbe rimanere coerente con la presenza di prospettive favorevoli per la stabilità dei prezzi. Altri indicatori di prezzo, quali gli andamenti dei prezzi alla produzione, tendono a confortare questo quadro. Inoltre, tutte le previsioni e proiezioni disponibili nonché gli indicatori delle attese di inflazione puntano nella stessa direzione, ossia suggeriscono che la stabilità dei prezzi nel medio periodo sarà in linea con l’intento della BCE di mantenere l’inflazione su un livello inferiore ma prossimo al 2 per cento. Per quanto riguarda l’analisi monetaria, il prolungato periodo di vigorosa espansione di M3 ha determinato l’accumularsi di un notevole eccesso di liquidità nell’area dell’euro. Questa forte dinamica dell’aggregato monetario è proseguita negli ultimi mesi, allorché l’incertezza economica e il basso livello dei tassi di interesse su tutte le scadenze hanno reso più conveniente detenere attività liquide. Nel contempo, il basso livello dei tassi di interesse ha contribuito a sostenere la recente crescita dei prestiti al settore privato. Il considerevole eccesso di liquidità non dovrebbe destare particolare preoccupazione in una fase di moderata attività economica; tuttavia, occorre seguire con attenzione gli andamenti della moneta, esaminandone le implicazioni per la stabilità dei prezzi nel medio e lungo termine. Nel complesso, l’analisi economica conferma l’attesa che la dinamica dei prezzi si mantenga moderata nell’area dell’euro, a fronte di una graduale ripresa dell’economia e di un apprezzamento del tasso di cambio dell’euro. L’analisi monetaria indica che la forte espansione di M3 non dovrebbe essere considerata, per il momento, un fattore contrastante con questo scenario. Pertanto, la verifica incrociata delle informazioni derivanti dai due pilastri induce a concludere che le prospettive per la stabilità dei prezzi nel medio periodo rimangono favorevoli. Tenendo conto del fatto che le aspettative di inflazione nel medio termine sono saldamente ancorate su livelli coerenti con la stabilità dei prezzi e che i tassi di interesse risultano storicamente bassi, la politica monetaria ha reso un contributo significativo al miglioramento dei presupposti per un recupero della crescita economica. Anche altre autorità di politica economica devono ora fornire il proprio apporto. La debolezza della crescita economica nell’area dell’euro è in parte riconducibile alla mancanza di ambiziose riforme strutturali e di bilancio in grado di migliorare ulteriormente le condizioni per gli investimenti e l’occupazione. Un importante contributo al miglioramento del clima di fiducia proverrebbe da un forte impegno a rispettare il Patto di stabilità e crescita e dall’aderenza a chiare strategie di risanamento dei conti pubblici a medio termine nei paesi che affrontano attualmente crescenti squilibri di bilancio. Analogamente, compiendo progressi nel campo delle riforme strutturali sui mercati del lavoro e dei beni e servizi, non solo si aumenterebbe il potenziale di crescita dell’area dell’euro e la sua capacità di tenuta rispetto agli shock esterni, ma si eliminerebbe altresì, in buona parte, l’incertezza che al momento circonda i programmi e le prospettive a lungo termine. Nella situazione attuale, caratterizzata da una modesta espansione economica e da un basso livello di fiducia, rivestono la massima priorità le riforme strutturali e la realizzazione di un corso costante e affidabile della politica di bilancio, in linea con il quadro di riferimento stabilito a livello europeo.