Lavoro e Previdenza
INAIL il rapporto annuale 2002 sugli infortuni sul lavoro II parte.
INAIL il rapporto annuale 2002 sugli infortuni sul lavoro II parte.
3.4. La tutela del danno alla salute e delle sue conseguenze
patrimoniali. Verso una possibile forma di “risarcimento in
forma specifica”
Il danno biologico, infine, apre un’altra e più affascinante prospettiva in un campo che
potremmo chiamare, pur con qualche approssimazione, delle “manifestazioni esistenziali”
del danno alla salute di origine professionale.
Sulle peculiarità dei riflessi negativi che il danno alla salute determina nella dinamica delle
relazioni sociali della persona incidono fattori molteplici, che si differenziano per ciascun
individuo e la cui sussistenza e concreta incidenza vanno verificate e provate caso per
caso.
Non è, quindi, possibile immaginare una tutela economica delle specificità di vita della
persona lesa da parte della assicurazione sociale, che ha per scopo un equo ed adeguato
indennizzo e non il risarcimento integrale del danno, e deve provvedervi con
parametri generali, oggettivi e uniformi, anche per garantire la certezza e la tempestività
del ristoro che sarebbero compromessi se si dovesse valutare la peculiarità di
ogni caso.
E’ invece possibile, se ci si allontana dal terreno delle prestazioni monetarie, già da oggi
intravedere quale è la strada alternativa da percorrere in quanto, sebbene solo in situazioni
di invalidità rilevanti, l’assicurazione sociale garantisce prestazioni che tengono
conto delle specificità esistenziali della persona invalida.
Si intende fare riferimento alle attività riguardanti l’erogazione della assistenza protesica,
e dei connessi interventi riabilitativi, che da sempre sono svolte dal sistema assicurativo
pubblico con completa responsabilità gestionale e finanziaria.
Nell’ambito del processo protesico-riabilitativo, vengono elaborati e realizzati, con il
coinvolgimento di tutte le professionalità interessate (medico, assistente sociale, amministrativo,
ingegnere/architetto, tecnico delle tecnologie compensative, terapista della
riabilitazione, fisiatra) “progetti individuali” di reinserimento sociale, familiare e lavorativo
del disabile.
Questi progetti sono modellati sulle caratteristiche soggettive non solo della persona, ma
anche del suo contesto familiare e ambientale di vita, con lo scopo di ricomporre, al
miglior livello possibile, l’equilibrio fisico e funzionale, ma anche sociale ed emozionale,
del disabile.
Proprio la novità del danno biologico incoraggia a proseguire su questa strada e a generalizzare
l’esperienza estendendola a tutte le situazioni di danno lavorativo, accelerando
il processo di superamento della storica equazione: invalidità = prestazioni economiche.
Sembrano mature, infatti, le condizioni per prendere definitivamente le distanze da impostazioni
basate soltanto sulla monetizzazione del danno, e di tenere conto che si sta sempre
di più affermando la richiesta di servizi di eccellenza, di supporti personalizzati, di
assistenza qualificata, specializzata, che consentano di recuperare quanto più possibile
le opportunità di vita che l’infortunio ha compromesso.
In questo solco sembra collocarsi l’art. 95 della Finanziaria 2001 il quale, non solo ha confermato
il livello differenziato e privilegiato delle cure cui ha diritto l’infortunato sul lavoro
rispetto a quelle uguali per tutti che sono fornite dal S.S.N., ribadendo, dunque, il principio
della “tutela privilegiata” garantito dalla Costituzione, confermato dall’art. 57 della
legge di riforma sanitaria del 1978 e fino ad oggi mai messo in discussione, ma ha anche
chiarito che l’intervento sanitario privilegiato deve essere mirato prioritariamente al reintegro
della salute dell’infortunato, e non solo della sua capacità lavorativa.
Questa norma, che peraltro non ha ancora trovato attuazione, con l’esplicito richiamo alle
“cure sanitarie necessarie ed utili nel rispetto del principio della continuità assistenziale
previsto dalla normativa del Servizio Sanitario nazionale” offre l’opportunità di estendere
a tutti gli interventi curativi per danni lavorativi il modello già sperimentato per il percorso
protesico-riabilitativo, mutuandone i principi della continuità, completezza, tempestività e
qualità, e soprattutto della personalizzazione.
59
L’assistenza
protesica
La conferma
della tutela
“privilegiata”
La sua attuazione avrebbe i maggiori effetti di apertura e di dinamicizzazione del sistema:
• di apertura, perché necessariamente comporterebbe il ricorso a tutte le strutture,
pubbliche e private, capaci di garantire la massima qualità e tempestività dei servizi;
• di dinamicizzazione, perché riempirebbe la tutela di contenuti in continuo divenire, in
funzione dell’evolversi dei bisogni e delle possibilità di intervento16.
Ed è, infine, la norma che, attraverso l’offerta di tutti i servizi utili a realizzare il massimo
possibile reintegro delle preesistenti condizioni di salute e delle potenzialità lavorative,
consentirebbe anche di giungere ad una valutazione sempre più personalizzata del
danno patrimoniale, cioè quel danno derivante dal pregiudizio alla salute che può ripercuotersi
sulla capacità dell’assicurato di continuare a produrre il reddito necessario per
vivere con il proprio lavoro.
Come noto, anche sotto questo profilo, il D.Lgs. 38/2000 ha apportato grandi novità introducendo
nozioni e meccanismi che, in sintonia con i principi che si sono affermati in un
settore contiguo al sistema assicurativo (di nuovo l’osmosi tra sistemi diversi) e cioè quello
della tutela dei diritti delle persone handicappate (Leggi 104/92 e 68/1999), tendono a
superare il concetto di inabile al lavoro a favore del concetto di “diversamente abile”, e
cioè di soggetto comunque capace, con interventi di supporto e di sostegno sia sulla persona
sia sugli ambienti di lavoro, di recuperare la propria autonomia e di essere ricollocato
in modo mirato al lavoro17.
Queste novità, si veda anche l’art. 24 dello stesso D.Lgs. in materia di progetti formativi
di riqualificazione professionale e di abbattimento delle barriere architettoniche nelle piccole
e medie imprese, sono la chiara testimonianza di un mutato orientamento anche nel
campo dell’indennizzo del danno patrimoniale. Dimostrano, cioè, la volontà legislativa di
assegnare assoluta priorità alle funzioni di reintegro delle potenzialità lavorative rispetto a
quelle di intervento puramente monetario. E tuttavia lo stesso legislatore è sembrato arrestarsi
di fronte alla prospettiva di declinare fino in fondo questa premessa, esitando di
fronte alla possibilità di eliminare completamente le presunzioni legali di danno e di
lasciare aperta la possibilità dell’apprezzamento caso per caso delle concrete e individuali
capacità lavorative “recuperate” dal lavoratore.
Probabilmente a questo conclusivo approdo si potrà pervenire solo allorquando l’assicurazione
sociale sarà messa pienamente nelle condizioni di garantire la completezza, la
continuità e la qualità del percorso, curativo, riabilitativo, di recupero psicofisico e di reinserimento
lavorativo dell’invalido, cioè di fornire quel “risarcimento in forma specifica” che
permetterebbe all’invalido di riacquistare la propria totale indipendenza economica e di
vedersi restituito al mondo del lavoro nel ruolo socio-economico e professionale che
occupava prima dell’evento lesivo.
60
Da “inabile” a
diversamente
“abile”
16 Va segnalato, al riguardo, come prima e significativa applicazione di questi concetti al di fuori dei processi protesici, che
nel disegno di legge n. 229/S ed altri, riguardante provvidenze a favore di lavoratori esposti o danneggiati dall’amianto, attualmente
in discussione al Senato, sono previste, a cura delle Sedi INAIL che vi provvedono in collaborazione con le ASL ed
avvalendosi di strutture sanitarie accreditate, forme di monitoraggio in funzione di controllo sanitario e di diagnosi precoce e,
in caso di manifestazione grave della malattia professionale, servizi sanitari di assistenza specifica mirati al sostegno della
persona malata e a rendere più efficace l’intervento terapeutico.
17 Per maggiori dettagli si rimanda al Rapporto Annuale 2000, Sezione 4, Paragrafo 4.2.
3.5. La presa in carico dell’infortunato durante il periodo di inabilità
temporanea assoluta
Le possibilità di successo del percorso “dal lavoro al lavoro” che abbiamo sopradelineato
per l’invalido sono fortemente condizionate dalla capacità di anticipare al massimo la
presa in carico del lavoratore, attivando gli interventi di assistenza sin dalla fase immediatamente
successiva all’evento lesivo già sul posto di lavoro.
In questa ottica, in un sistema di tutela sociale come quello che si sta qui tentando di prefigurare,
non esiste una differenza concettuale tra infortunato, invalido e disabile. Esiste
solo la persona del lavoratore considerata nella sua unitarietà che, al momento dell’accadimento
dell’evento lesivo, ha diritto ad una risposta unitaria e, insieme, tempestiva, se
la finalità è quella di reintegrarlo nelle sue preesistenti condizioni.
L’immediatezza, e la completezza, dell’intervento, infatti, sono funzionali a:
• contenere od eliminare le conseguenze della lesione, possibilità che si riduce via via
che l’intervento si allontana dal momento dell’infortunio o non è effettuato in funzione
diretta del pronto reinserimento nel posto di lavoro;
• consentire al lavoratore di riprendere la precedente attività al meglio delle sue capacità,
nell’interesse suo e dell’azienda18;
• ridurre le conseguenze invalidanti e, quindi, il rischio di postumi permanenti che impediscano
il rientro al lavoro nella mansioni svolte in precedenza.
E tutto ciò anche a prescindere dal rilievo economico/assicurativo, legato al fatto che
carenze o ritardi di tutela comportano livelli più elevati di postumi permanenti e tempi più
lunghi di assenza dal lavoro con aumento di costi per le corrispondenti prestazioni.
La tempestività della “presa in carico” evidenzia, innanzitutto, il ruolo essenziale dei datori
di lavoro, alla cui responsabilità sono affidate sia la qualità del primo intervento sia l’accuratezza
e l’immediatezza della segnalazione all’INAIL dell’evento dannoso sia, infine, in
alcune situazioni, l’anticipazione dell’indennità di temporanea19.
Chiama in causa, poi, il ruolo degli operatori sanitari di base, ospedali, medici di medicina
generale, medici “competenti”, stante l’esigenza che le loro comunicazioni siano rapide,
complete e predisposte in modo da poter essere agevolmente “lavorabili” dal sistema
INAIL ai fini del riconoscimento delle prestazioni20 21.
Esprime, infine, al massimo livello, l’esigenza di garantire quella pienezza e immediatezza
di interventi sanitari necessari per salvaguardare le potenzialità di recupero, per quanto
possibile e nel più breve tempo possibile, della idoneità psicofisica da parte dell’infortunato.
Interventi che vanno dalle prime cure ambulatoriali alle prestazioni farmaceutiche, dalle
prestazioni rieducative, in particolare la fisioterapia, alla riabilitazione in ambiente termale
o in centri di alta specializzazione, ricomponendo le fratture oggi esistenti nell’unità di processo
e riconducendo quest’ultimo ad un unico centro di responsabilità e di governo.
61
La tempestività
della “presa in
carico”
Il ruolo del
datore di lavoro
e degli altri
attori nel processo
18 E’ questo un aspetto normalmente poco valorizzato, che merita invece una più attenta considerazione. Infatti, a fronte di
un numero proporzionalmente esiguo di infortunati costretti ad abbandonare il posto di lavoro, esiste un’amplissima platea
di soggetti che rientrano in azienda con la conservazione dello stesso posto di lavoro, pur con postumi di varia grandezza
che ne menomano la pienezza dell’apporto produttivo. Anche da ciò il rilievo della qualità della “presa in carico” nell’immediatezza
dell’infortunio.
19 In una logica di semplificazione, razionalizzazione e omogeneizzazione delle attività amministrative, e di miglioramento
dei servizi, sarebbe auspicabile, in analogia con quanto già avviene per l’indennità di malattia INPS, estendere a tutte le aziende
l’obbligo di corrispondere l’indennità temporanea in caso di infortunio. In tal senso l’INAIL si è già attivato con apposite
proposte di legge per un’organica riforma fondata sui seguenti principi: mensilizzazione del pagamento dei premi, semplificazione
dei criteri di calcolo della temporanea, pagamento della stessa da parte delle aziende e immediata compensazione
con i premi dovuti o, in caso di scarsa capienza, con l’intera gamma dei versamenti F24.
20 Per ottenere la maggiore garanzia di qualità delle certificazioni, si è già programmata la realizzazione di reti di collegamento
dei medici con l’INAIL.
21 Qui si colloca anche il grande tema delle malattie professionali “perdute o sconosciute”, quelle cioè che non vengono
denunciate all’INAIL in quanto se ne ignora la possibile origine lavorativa. E’ indiscutibile, infatti, che tra le principali ragioni
del fenomeno va annoverata la scarsa diffusione delle specifiche conoscenze tra gli operatori sanitari di base, ai quali fondamentalmente
compete la prima diagnosi e che, dunque, rappresentano il filtro principale del sistema.
In questa prospettiva, che ancora una volta possiamo definire con la formula “dal risarcimento
per equivalente al risarcimento in forma specifica”, l’indennità di temporanea,
sostitutiva della retribuzione, vedrebbe valorizzata la sua funzione di sostegno economico
al lavoratore durante tutta la fase che precede il rientro al lavoro e, insieme, di garanzia
della accuratezza e della completezza degli interventi sanitari. Una funzione, quindi,
sussidiaria rispetto al primario obiettivo del reintegro della salute del lavoratore e della sua
piena capacità di lavoro.
Visto da questa angolazione, l’attuale assetto della indennità di temporanea sembra
risentire del collegamento con la storica nozione di inabilità lavorativa “assoluta” e presenta,
quindi, alcune criticità ogni volta che la “guarigione clinica” accertata dal medicolegale
ai fini della ripresa del lavoro non coincide con l’effettiva stabilizzazione delle condizioni
di salute22.
L’esperienza quotidiana, infatti, dimostra che, anche dopo la guarigione clinica, possono
residuare difficoltà o stati di sofferenza che, pur non giustificando la prosecuzione dell’inabilità
temporanea assoluta, tuttavia non permettono al lavoratore di riprendere il lavoro
al meglio delle sue capacità.
Il problema, che avrebbe forse trovato una parziale soluzione se nel D.Lgs. 38/2000 fosse
stato previsto l’indennizzo economico del danno biologico temporaneo, richiede comunque,
per un suo definitivo superamento, un organico intervento legislativo di riforma, con
un approccio innovativo e coerente con le finalità di riequilibrare le risorse da interventi di
puro indennizzo monetario a interventi di sostegno economico per la restituzione all’attività
produttiva.
Si può ipotizzare, in questo quadro, la previsione di una nuova prestazione economica
temporanea, che potrebbe chiamarsi “indennità di mobilità privilegiata” o “indennità di
sostegno economico”, da corrispondere dopo la “guarigione clinica”:
• in misura parziale rispetto alla indennità di temporanea, ogni volta che sia necessaria
una ripresa graduale del lavoro per evitare il rischio di un maggiore danno;
• in misura uguale alla indennità di temporanea, ogni volta che il lavoratore debba
abbandonare il precedente lavoro perché non più nelle condizioni psicofisiche di svolgerlo
oppure ogni volta che lo debba abbandonare per ragioni profilattiche23.
Poiché la funzione di questa prestazione sarebbe evidentemente quella di sostenere il
lavoratore durante il periodo di ricerca di un altro lavoro o durante il percorso di riqualificazione
professionale per il reinserimento lavorativo, essa dovrebbe avere una durata
limitata al raggiungimento dei suoi scopi, e comunque non superiore ad un termine predeterminato
per legge, e la sua erogazione dovrebbe essere condizionata alla responsabile
ed attiva partecipazione del lavoratore per favorire il buon esito del percorso di reinserimento.
62
La guarigione
clinica e
l’indennità di
“sostegno
economico”
22 Un riflesso di questa problematica si ritrova in qualche difficoltà di applicazione dell’art. 13 D.Lgs. n. 38/2000, comma 8,
laddove è previsto il rinvio, da sei mesi ad un anno, dell’accertamento definitivo dei postumi nei casi in cui quest’ultimo non
sia possibile, “per le condizioni della lesione”, subito dopo la guarigione clinica. L’Istituto si è già attivato, in sede amministrativa
e di proposta legislativa, per trovare soluzioni idonee a questo problema, disponendo, per intanto, di contenere i tempi
di differimento dell’accertamento definitivo e di erogare un acconto sull’indennizzo dei postumi ogni volta che ne ricorrono i
presupposti.
23 Si può facilmente cogliere, nella prestazione proposta, l’identità di natura e di funzioni con la rendita di passaggio, prevista
dal T.U. per i lavoratori affetti da silicosi ed asbestosi. Al riguardo, si pensi alle patologie allergiche che regrediscono provvisoriamente
se il lavoratore si allontana dalla sostanza allergizzante e riemergono non appena il lavoratore vi si riespone.
Questa situazione, non solo aggrava le condizioni di salute del lavoratore, ma comporta anche un considerevole onere economico
a carico dell’Istituto in ragione dei continui periodi di ricaduta in inabilità temporanea assoluta.
3.6. Un processo di trasformazione da completare
L’introduzione del danno biologico ha determinato, come si è visto, un’accelerazione del
processo di trasformazione della tutela antinfortunistica e, contemporaneamente, ne ha
indicato chiaramente la direzione di sviluppo. Nel nuovo modello di assicurazione sociale
che si va delineando, il lavoratore, a fronte di un evento lesivo cagionato dal lavoro, non
è un semplice beneficiario di prestazioni indennitarie, ma è prima ancora il titolare di un
pieno diritto di garanzia rispetto all’evento professionale. Egli, come persona nella sua
complessità ed unitarietà, è destinatario di servizi sanitari, indennitari e di reintegro senza
soluzione di continuità.
Questo cambiamento di prospettiva24, che abbiamo più volte definito come passaggio
dal “risarcimento per equivalente al risarcimento in forma specifica”, non solo è in sintonia
con l’evoluzione dell’impianto legislativo del Testo Unico n.1124/1965 e con le sollecitazioni
provenienti dalla giurisprudenza costituzionale25, ma riflette anche le idee guida
delle moderne politiche sociali orientate alla realizzazione di un “Welfare attivo”, con particolare
riguardo alla riqualificazione e al riequilibrio della spesa sociale attraverso un progressivo
spostamento delle risorse da interventi redistributivi a incentivi e servizi di sostegno
alle politiche di sviluppo produttivo e di crescita dell’occupazione.
Infatti, il nuovo modello di tutela che si sta prefigurando si caratterizza proprio in quanto
ha come scopo prioritario quello di consentire al soggetto danneggiato di reinserirsi attivamente
nella vita sociale e nel mondo del lavoro e di tornare a procurarsi autonomamente
mezzi adeguati alle esigenza di vita e attribuisce, quindi, all’indennizzo economico
una funzione tendenzialmente secondaria, di sussidio e di sostegno al raggiungimento
dell’obiettivo principale.
In questo modo risulterebbero rafforzati anche gli elementi di coesione tra mondo della
produzione e mondo dell’assicurazione sociale, che vedrebbe rinnovata la sua capacità
di restituire valore aggiunto non solo ai lavoratori ma anche alle imprese nell’ambito del
più generale interesse del sistema Paese.
E’ indiscutibile, tuttavia, che la concreta realizzabilità di questo progetto presuppone lo
scioglimento di alcuni nodi di fondo, la cui mancata risoluzione spiega le attuali condizioni
di perdurante transizione del sistema e rischia di cronicizzare le criticità che il sistema
stesso sta vivendo.
In particolare sembra ormai indilazionabile, nel quadro di un’organica e conclusiva riforma
legislativa della tutela antinfortunistica, che ne riconfermi innanzitutto la natura “privilegiata
e differenziata”, ridefinire chiaramente e rendere effettivo il ruolo di garanzia della
unitarietà e tempestività del processo curativo, riabilitativo, indennitario e reinseritivo.
Verrebbe così assegnata all’assicurazione sociale, nell’ambito della programmazione
sanitaria, centrale e regionale, la responsabilità esclusiva di governo delle strategie di
intervento nei confronti dei propri assistiti, attraverso l’utilizzo di tutte le opportunità offerte
dal mondo pubblico e dal mercato e nel rispetto del valore dell’uguaglianza di trattamento
a livello nazionale.
63
Le politiche
del welfare attivo
24 Le principali tappe di questa evoluzione si possono leggere nei precedenti Rapporti Annuali, ed in particolare nel Rapporto
1999.
25 Si veda soprattutto la sentenza n. 350/1997, con la quale la Corte Costituzionale ha invitato il legislatore a ricercare rimedi
aggiuntivi al mero ristoro economico del danno di origine lavorativa, in una prospettiva sempre più aperta che contempli
diversi strumenti “quali la flessibilità delle mansioni rispetto alle nuove tecniche, la mobilità nei posti di lavoro e la riqualificazione
professionale, in considerazione anche del diritto-dovere di lavorare sancito dall’art. 4 Cost.”.
La presa in carico sanitaria
3.7 La funzione sanitaria dell’INAIL e l’evoluzione della normativa
in materia di tutela della salute
La funzione sanitaria dell’INAIL è finalizzata a garantire al lavoratore infortunato una tutela
speciale e privilegiata come sancito dall’art.38 della Costituzione.
L’istituzione del S.S.N., realizzata con la Legge n. 833/78, sottrasse all’Istituto le competenze
in materia sanitaria e trasferì alle Regioni i servizi di Fisiochinesiterapia con le relative
attrezzature e i rapporti con le farmacie, mantenendo in regime provvisorio la funzione
medico legale di accertamento e di valutazione.
I provvedimenti legislativi successivi hanno teso, però, a riaffermare il nesso che lega l’attività
medico-legale e l’attività curativa delineando più compiutamente le competenze
dell’INAIL in campo sanitario secondo l’elenco che segue:
• accertamento e certificazione medico-legale;
• cure ambulatoriali, accertamenti diagnostici e prestazioni specialistiche eseguibili a
livello ambulatoriale;
• attività riabilitativa;
• attività di erogazione di protesi;
• cure idrofangotermali e soggiorni climatici.
Per completare il quadro occorre considerare che l’INAIL garantisce altre funzioni, sia nel
campo della prevenzione, con attività di informazione, formazione, consulenza, assistenza
e sorveglianza sanitaria, sia nel campo della medicina del lavoro, un settore da sempre
collegato con l’assicurazione delle malattie professionali.
La funzione di cura e la funzione medico-legale
Possono essere svolte presso:
a) Ambulatori Prime Cure e Presidi Sanitari
Con la legge 67/88 è stata restituita all’INAIL una parte delle competenze in materia sanitaria,
che con la “convenzione tipo” di cui al DM del 15/03/91 realizza uno strumento per
l’attivazione degli ambulatori “prime cure”.
Le prestazioni erogabili dall’INAIL nei propri ambulatori, congiuntamente agli accertamenti
medico-legali, secondo la previsione dell’art.4 della convenzione tipo sono:
• le cure ambulatoriali, inclusi gli accertamenti diagnostici e le prestazioni specialistiche;
• la vaccinazione antitetanica e la sieroprofilassi.
Il termine “prime cure” esclude, in ogni caso, tutti gli interventi sanitari che necessitano di
trattamento ospedaliero, sia in regime di ricovero, sia in regime di Pronto Soccorso.
Allo stato attuale la Convenzione è stata stipulata dall’Istituto con gli Assessorati alla
Sanità ed è vigente in tutte le Regioni, con le eccezioni del Friuli-Venezia Giulia, del Veneto
e della Provincia autonoma di Bolzano.
Nel corso degli anni si è realizzata una presenza di “ambulatori prime cure” abbastanza
diffusa sul territorio che assomma a 219 unità, distribuite soprattutto nelle regioni del centro
e del sud del Paese. I risultati sono assai soddisfacenti, anche in termini di soddisfazione
dell’utenza.
Nel Nord Italia, ad eccezione dell’Emilia Romagna e della Liguria, si incontrano difficoltà
diverse che ostacolano l’apertura degli ambulatori, come avviene, ad esempio, in
Piemonte e in Lombardia, due Regioni hanno già stipulato la convenzione tipo con l’INAIL.
64
La normativa
in vigore
La “convenzione
tipo” per le prime
cure
Le criticità rilevate sono prevalentemente di carattere organizzativo e gestionale, e sono
legate, in particolare, alle difficoltà nel reperimento del personale sanitario e parasanitario.
Gli ambulatori sono collocati all’interno delle sedi provinciali dell’Istituto distribuite su tutto
il territorio nazionale e suddivise per tipologia (A,B,C) in ordine decrescente secondo l’entità
delle prestazioni istituzionali fornite.
Nella tabella che segue è evidenziato il numero degli ambulatori attivi per ciascuna tipologia
di sede.
Gli ambulatori attivi erogano, oltre alle attività curative nelle unità che sono attrezzate, l’attività
medico-legale e prestazioni economiche.
Le attività diagnostico-curative effettuate negli ambulatori comprendono le specialità di
Chirurgia, Ortopedia, Oculistica, Otorinolaringoiatria, Neurologia, Radiologia e, presso le
Sedi di tipo A o presso i Centri Diagnostici Specialistici, anche Cardiologia, Pneumologia,
Dermatologia, Odontoiatria.
Tutte le Regioni, inoltre, hanno attivato parallele convenzioni specifiche con centri pubblici
o strutture private convenzionate presenti sul proprio territorio per l’erogazione di prestazioni
altamente specialistiche o diagnostico-strumentali, come TAC, Risonanza Magnetica
ed Ecografia, che non possono essere eseguiti nei Centri Medici dell’Istituto che non sono
dotati né di idonea strumentazione, nè delle specifiche professionalità interne.
Queste prestazioni specialistiche contribuiscono a realizzare sull’intero territorio nazionale
un servizio sempre più qualificato e adeguato sia all’incremento delle richieste, sia
al continuo progresso diagnostico e terapeutico. Alle primarie finalità medico-legali,
ancora esclusiva nelle Regioni dove le Prime Cure non sono ancora operative, si affianca
anche un’altra funzione diagnostico-terapeutica laddove le Prime Cure sono pienamente
vigenti e avviate.
Nel quadro generale delle iniziative dirette all’attuazione delle attività appena citate si
deve segnalare anche la realizzazione di Presidi Ambulatoriali Aziendali che svolgono attività
clinica, medico-legale e specialistica a livello interno all’azienza stessa. Questi centri
vengono attrezzati su precisa richiesta da parte delle aziende e sopperiscono in parte alla
carenza di strutture sanitarie a livello territoriale. I presidi attivi sono ubicati rispettivamente
presso le strutture FIAT di Melfi, di Termoli e di Pomigliano d’Arco, e operano con personale
interno dell’INAIL.
b) Centri Diagnostici Polispecialistici
Sono attualmente operanti in sei Regioni, e segnatamente in Piemonte, Lombardia, Lazio,
Abruzzo, Campania e Sicilia.
Si configurano come consulenze professionali presso le Direzioni Regionali e nel loro
ambito si effettuano esami diagnostici nelle varie branche specialistiche, oltre a visite e
prestazioni ai fini degli accertamenti medico-legali necessari per lo studio più approfondito
e la valutazione di casi particolari di infortunio o di malattie professionali. Operano
direttamente su richiesta delle Unità Territoriali dell’Istituto.
c) Strutture che operano in regime di Convenzione INAIL-INPS
A tutt’oggi è operante una convenzione tra INAIL e INPS finalizzata alla funzione diagnostica
medico-legale. In caso di carenza e di necessità, la convenzione prevede la possibilità
di utilizzare i medici specialisti e le apparecchiature operanti presso le strutture periferiche
dei due Istituti, in modo indifferenziato.
65
Gli ambulatori
nel territorio
Le convenzioni
con l’esterno
Tipologia di Sede Numero di ambulatori attivi
A 122
B 29
C 68
Nell’ottica delle sinergie tra i due Istituti sono state già realizzate due integrazioni sul territorio
di strutture INAIL-INPS, una in Piemonte, a Gravellona Toce, e una in Sardegna, a
Olbia.
L’avvio degli ambulatori “prime cure” e l’attivazione dell’intero meccanismo di intervento
presso le sedi INAIL ha consentito il raggiungimento di alcuni qualificati obiettivi, quali:
• la maggiore efficacia delle cure specifiche all’infortunato, attraverso un tempestivo
intervento specialistico immediatamente dopo le prestazioni del pronto soccorso;
• la garanzia per gli infortunati INAIL, su tutto il territorio nazionale, della stessa qualità
delle prestazioni;
• l’unificazione del momento curativo con quello valutativo, razionalizzando il governo
dei due processi che sono una componente della tutela integrata;
• la progressiva riacquisizione dell’attività terapeutica specialistica;
• il consolidamento e la valorizzazione del già cospicuo patrimonio culturale acquisito
dai medici INAIL nel campo infortunistico e della Medicina del Lavoro.
66
3.8 Il monitoraggio “Prime Cure” per l’anno 2002
Le attività sanitarie svolte nel 2002 sono state analizzate con un sistema di monitoraggio
“prime cure”, sintetizzato nella tabella 25 che, per la sua ampiezza è riportata nella pagina
che segue. In essa viene evidenziato il numero di visite eseguite nelle varie regioni
d’Italia, ripartito nelle varie branche mediche specialistiche.
Significativo è il numero totale di visite per “prime cure”, oltre 700mila, eseguite nel corso
del 2002.
Il numero di prestazioni relative a “prime cure“ sul piano quantitativo territoriale, ovviamente,
risulta molto più elevato nelle Regioni dove gli ambulatori INAIL sono presenti e
più distribuiti su territorio.
Utilizzando il sistema di rilevazione e acquisizione dell’attività sanitaria in un Datamart
dedicato, nell’ambito del DataWarehouse dell’Istituto, è stato anche possibile analizzare
il complesso delle prestazioni sanitarie effettuate nell’anno 2002 rese dal personale
dipendente e da personale con incarico d’opera professionale per le specifiche branche
specialistiche e per quelle medico-legali.
67
Tavola n. 25 – Prestazioni Sanitarie effettuate nell’anno 2002
SPECIALISTICHE
Cardiologia 5.272
Chirurgia 537.554
Dermatologia 10.459
Fisiatria 4.352
Laboratorio Analisi 1.458
Medicina del Lavoro 194.304
Medicina Generale 25.442
Medicina Interna 210
Neurologia 38.892
Oculistica 45.867
Odontoiatria 112
Ortopedia 585.264
Otorinolaringoiatria 39.444
Pneumologia 43.509
Radiologia 84.264
Urologia 171
Altre branche specialistiche 416.653
Totale prestazioni specialistiche 2.033.236
MEDICO-LEGALI
Totale prestazioni medico-legali 4.054.359
IN COMPLESSO 6.087.595
68
Aosta Abruzzo Basilicata Calabria Campania Lazio Liguria Lombardia Marche Molise Piemonte Puglia Sardegna Sicilia Toscana Umbria Emilia Rom. Trentino A.A. Totale
Chirurgia Visite 1300 10709 3814 7316 17486 8476 21191 1188 2683 1577 2194 13855 2144 8230 18523 2483 19184 1674 144027
Prestazioni 1697 13656 1586 5551 7504 9116 10909 1657 711 2352 1596 17140 570 5183 14692 859 14518 2012 111309
Totale 2997 24365 5400 12867 24990 17592 32100 2845 3394 3929 3790 30995 2714 13413 33215 3342 33702 3686 255336
Ortopedia Visite 1319 25825 2514 8151 31275 17399 25034 1811 7071 2312 4673 27409 9716 17460 31050 4850 54413 4456 276738
Prestazioni 83 1124 669 1886 4069 2516 3136 3510 327 194 333 17325 573 898 4913 168 4545 223 46492
Totale 1402 26949 3183 10037 35344 19915 28170 5321 7398 2506 5006 44734 10289 18358 35963 5018 58958 4679 323230
Oculistica Visite 2602 458 1808 6550 1729 2271 53 339 3231 900 2009 1701 472 2954 79 27156
Prestazioni 294 54 234 554 28 824 1 1776 145 1112 580 473 5 6080
Totale 2896 512 2042 7104 1757 3095 53 340 5007 1045 3121 2281 472 3427 84 33236
O.R.L. Visite 1393 154 536 1367 112 882 64 123 1933 874 724 1347 379 1743 142 11773
Prestazioni 65 17 18 534 3 236 9 98 1131 232 222 533 930 4028
Totale 1458 171 554 1901 115 1118 73 221 3064 1106 946 1880 379 2673 142 15801
Neurologia Visite 2432 892 691 4771 2213 1695 174 61 3394 1008 2241 1480 395 3587 357 25391
Prestazioni 76 94 454 88 73 6 3 444 38 103 75 6 45 1505
Totale 2508 892 785 5225 2301 1768 180 64 3838 1046 2344 1555 395 3593 402 26896
Radiologia Totale 4573 1660 3526 11453 4364 5737 1784 54 876 342 5520 4176 5004 3758 2155 4759 416 60157
Dermatologia Visite 536 536
Prestazioni 292 292
Totale 828 828
Medicina Visite 2752 1496 4248
del lavoro Prestazioni 501 1527 2028
Totale 3253 3023 6276
DIR MED Visite 800 800
I e II Liv. Prestazioni 43 43
Med Leg Totale 843 843
Pneumologia Visite
Prestazioni
Totale
Cardiologia Visite
Prestazioni
Totale
Medicina Visite 4184 4184
generale Prestazioni 633 633
Totale 4817 4817
Odontoiatria Visite
Prestazioni
Totale
Fisiatria Visite 1085 1085
Prestazioni 900 900
Totale 1985 1985
TOTALI 4399 62749 11818 33907 86017 46044 71988 9950 11152 7872 9202 95143 20376 43186 87320 11761 107112 9409 729405
Tavola n. 26 – Monitoraggio Prime Cure – Anno 2002
Proseguendo l’analisi dei dati disaggregati nella tabella 24, occorre precisare che in essa
sono incluse tutte le prestazioni legate all’attività sanitaria che sono state svolte durante
l’intero processo operativo dei casi in trattazione. Sono quindi incluse nel computo sia
quelle legate all’attività curativa del segmento delle “prime cure,” nonché tutte le fattispecie
dell’attività medico-legale, dall’accertamento alla certificazione, alla valutazione, alle
note controperitali. La cartella clinica informatizzata, infatti, consente un’analisi gestionale
completa e particolareggiata, poiché acquisisce e registra ogni passaggio operativo
nell’attività dell’area sanitaria.
Le prestazioni, disaggregate a livello grafico, hanno superato i sei milioni di interventi e
sono state elaborate sui dati aggiornati a maggio 2003.
I dati pubblicati testimoniano il valore progressivamente crescente assunto dall’attività
sanitaria svolta dall’INAIL in ambito di Sanità Pubblica, nonostante difficoltà di ordine
legislativo e gestionale: a conferma di tale accresciuto valore e peso sono alcuni provvedimenti
legislativi degli ultimi anni, quale l’art. 95 della Legge Finanziaria 2001 che impone
ai due protagonisti della “tutela privilegiata” in caso di infortunio o di malattia professionale,
INAIL e SSN, di realizzare un sistema integrato e sostanzialmente unitario nell’ottica
del cliente evitando la duplicazione di strutture nel rispetto della disciplina dell’autorizzazione
e dell’accreditamento.
L’entrata in vigore della Legge Costituzionale 3/2001, modificativa del Titolo V della
Costituzione, ha impresso al quadro normativo dell’assetto delle funzioni pubbliche una
evoluzione con forte tendenza in senso federalista.
Il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri ha stabilito i Livelli Essenziali di
Assistenza ( LEA ), cioè le prestazioni e i servizi che il Servizio Sanitario Nazionale è tenuto
a fornire a tutti i cittadini, finanziati tramite la fiscalità generale.
La diversificazione dell’offerta di salute in rapporto alle specifiche realtà di ogni Regione,
al di là dell’erogazione dei Livelli di Assistenza appena citati, pone l’INAIL nelle condizioni
di dover garantire, per la parte di propria competenza, uniformità di trattamento e continuità
assistenziale privilegiata per quanto attiene le prestazioni sanitarie su tutto il territorio
nazionale.
L’ultimo atto del lungo iter legislativo, che ha interessato l’attività sanitaria dell’Istituto per
un periodo trentennale, è l’inserimento formale dell’INAIL nel novero degli Enti ed
Istituzioni di rilievo nazionale che nell’ambito del SSN svolgono attività finalizzata alla tutela
della salute. Il riconoscimento è contenuto nella lettera che il Ministero della Salute ha
inviato, oltreché all’INAIL anche al Dipartimento della Funzione Pubblica e al Ministero del
Lavoro e delle Politiche Sociali.
69
L’evoluzione
normativa recente
Totale prestazioni specialistiche Totale prestazioni medico-legali
Grafico n. 6 – Prestazioni Sanitarie effettuate nell’anno 2002 per tipologia
3.9 Evoluzione dell’attività sanitaria
L’iter legislativo brevemente descritto nel paragrafo precedente pone l’Istituto nella condizione
di potenziare il proprio assetto sanitario per una pluralità di obiettivi.
a) Gestire una rete territoriale capace di assolvere compiutamente alle proprie funzioni
Il ruolo delle Sedi Locali, di conseguenza, deve essere orientato sempre più allo svolgimento
della funzione di tutela dell’assicurato e non soltanto a quello di soggetto erogatore.
E’ necessario pertanto completare la rete degli ambulatori “prime cure” nell’obiettivo
dell’uniformità del livello qualitativo delle prestazioni erogate e della garanzia del servizio
reso su tutto il territorio, interagire con le strutture sanitarie territoriali del SSN per l’erogazione
di servizi di diagnosi e cura.
In quest’ottica si pone anche l’avvio di attività di fisiochinesiterapia all’interno degli ambulatori
prime cure.
Sono stati fissati i criteri per individuare le sedi dove attivare ambulatori di
Fisiochinesiterapia nell’ambito “prime cure”, criteri che devono rispondere ad una logica
di carenza territoriale di strutture pubbliche o private convenzionate e a un elevato numero
di infortuni, nella sede considerata, riguardanti l’apparato muscolo-scheletrico e che
necessitano di terapia fisioterapica. Le Sedi in grado di ospitare ambulatori di
Fisiochinesiterapia, tenendo anche conto dei requisiti strutturali richiesti per legge26 sono
risultate essere in numero di 54. In via sperimentale la Regione Sicilia ha aderito all’iniziativa
stipulando con l’Assessorato alla Sanità un accordo integrativo alla Convenzione
“Prime Cure”, attivando dei servizi di Fisiochinesiterapia all’interno delle Sedi di Palermo,
Catania, Caltanissetta, Messina, che operano con notevole soddisfazione dell’utenza e
con buoni dati registrati dal monitoraggio.
L’estensione alle altre Regioni di detto servizio, in considerazione delle risposte positive
giunte dalle strutture centrali è subordinata ad un riconoscimento da parte dell’organo legislativo
della specifica competenza a poter erogare tutte le prestazioni richieste finalizzate
all’effettivo recupero delle capacità lavorative. E’ necessario pertanto rivisitare e attribuire
una interpretazione estensiva alla Convenzione con le Regioni27 in modo da considerare le
prestazioni riabilitative di Fisiochinesiterapia ambulatoriale come parte finale ma totalmente
integrata ed inscindibile dell’intero processo curativo dell’assicurato infortunato.
b) Accrescere anche mediante l’utilizzo di mezzi tecnologici, le risposte ai bisogni dell’utenza
E’ importante e necessario, al riguardo:
• incrementare in modo significativo i sistemi di accesso alle prestazioni attraverso lo sviluppo
di tutti quegli strumenti di innovazione tecnologica che rendano possibile il
movimento delle informazioni più che delle persone. Effettuare le prenotazioni, per
quanto possibile usando il mezzo telefonico o i sistemi di rete esistenti (Internet),
potenziare i momenti di informazione tramite call-centers o sistemi similari;
• elaborare prodotti anche su supporto informatico da inviare agli utenti tramite l’Azienda
presso cui lavorano o da distribuire tramite i Medici di Medicina di Base, contenenti dettagliata
descrizione dell’articolazione delle Sedi INAIL a livello territoriale con:
– indirizzo delle varie Sedi con specificato indirizzo, indirizzo e-mail e numero telefonico
o call-center,
70
Le attività di
fisiochinesiterapia
Le proposte
evolutive
26 Decreto Legislativo n. 502 del 30/12/92 e D.P.R. 14 Gennaio 1997.
27 D.M. 15/03/91.
– orari di apertura degli Uffici e degli ambulatori;
– prestazioni sanitarie e non sanitarie erogate;
– visite specialistiche effettuabili, indicando la distribuzione dei turni settimanali e delle
ore giornaliere dei singoli specialisti.
Questi prodotti, su supporto cartaceo e informatico, potrebbero essere elaborati anche in
modo da essere compresi da lavoratori immigrati e previa ricognizione sul territorio dei
paesi di origine dei lavoratori extracomunitari a maggiore concentrazione etnica, tradotti
in lingua inglese o nella lingua della comunità più diffusa in quella regione.
A questo scopo si ricorda la Carta dei Servizi INAIL28, la cui prima stesura risale ormai al
1997.
In essa si trovano i suggerimenti per migliorare i rapporti con i fruitori del servizio, ridurre
i tempi di attesa, facilitare ed indicare le modalità di accesso ai documenti amministrativi
e/o sanitari e progressivamente identificare al meglio le esigenze dell’utenza.
Per gli aspetti sanitari tutto questo si traduce in :
• migliore organizzazione delle visite, per limitare al minimo il disagio dell’assicurato;
• rispetto della privacy dell’assicurato;
• informazione all’assicurato sulle prestazioni sanitarie effettuate;
• riduzione dei tempi di attesa;
• condivisione con il medico curante degli accertamenti specialistici effettuati;
• la rispondenza degli ambienti sanitari alle esigenze del particolare tipo di utenza quali:
sale di attesa attrezzate con almeno una toilettes per disabili, sale di visita medica divise,
ambulatori posti al piano terra e privi di barriere e gradini, spazi agibili per le carrozzelle;
dotazione di particolari apparecchiature come montacarrozzelle, scivoli, porte
automatiche e così via.
c) Attivare collegamenti in rete con Strutture Sanitarie e Medici di Medicina Generale
Questi collegamenti consentiranno una più rapida diffusione della certificazione sanitaria
e dei trattamenti eseguiti all’assicurato in ambito ospedaliero, Pronto Soccorso o
Ricovero, oppure fruiti ambulatoriamente presso i Medici di Famiglia. Una stretta collaborazione
con i medici di base assume inoltre una particolare rilevanza per il follow-up
degli esposti una volta fuori dell’ambito lavorativo, in particolare per le neoplasie di origine
lavorativa che oggi, per carenza di anamnesi lavorativa o di storia clinica, sono spesso
“perdute”. Anche i rapporti con le ASL territoriali possono essere semplificati e agevolati
dall’invio telematico dalle unità periferiche delle certificazioni relative.
Nei casi in cui le lesioni o le patologie richiedano degenze ospedaliere, in regime di ricovero
o day-hospital, o controlli ambulatoriali in ambiente altamente specializzato, occorre
attivare un Centro Unico Prenotazioni (C.U.P.) fra ASL e INAIL, con un percorso preferenziale.
Una soluzione possibile risiede nel rilascio di una card elettronica a tutti i lavoratori assicurati,
con i dati sanitari di rilievo a fini preventivi, dalla storia lavorativa alle visite mediche
effettuate, ai giudizi di idoneità/inidoneità lavorativa e medico-legali.
La card, realizzata in sinergia con alcune Regioni prese a campione, dovrebbe fornire
anche i dati sanitari a carattere generale, quali gruppo sanguigno, patologie dell’infanzia,
patologie congenite, allergie, patologie croniche in trattamento e ogni dato che concerne
l’anamnesi. Il valore atteso dall’operazione riguarda non solo l’aspetto curativo, ma anche
la riduzione dei costi per gli accertamenti clinici spesso duplicati e un utile interscambio
fra le strutture sul territorio come auspicato con le disposizioni legislative recenti.
71
Gli standard della
Carta dei Servizi
L’introduzione
della
“card elettronica”
28 Essa trova le sue fonti normative nella legge 7 agosto 1990, n. 241 che ha fissato le nuove norme in materia di procedimento
e diritto di accesso ai documenti amministrativi; nel D.P.R. del 27 giugno 1992 n. 352; nella D.M. della funzione pubblica
del 31 marzo 1994 che fissa il codice di comportamento dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni e nel D.L.
12 maggio 1995, n.163 che stabilisce le misure urgenti per la semplificazione dei procedimenti amministrativi e per il miglioramento
dell’efficienza delle pubbliche amministrazioni.
Considerazioni conclusive
L’evoluzione normativa richiamata nei paragrafi precedenti sembra escludere che il SSN
contempli la possibilità di una tutela differenziata e privilegiata che assicuri ai lavoratori
infortunati la gratuità e la tempestività delle prestazioni e la continuità assistenziale.
Sembra quindi confermato implicitamente, pur senza attribuzione di ulteriori competenze
in materia sanitaria, il ruolo dell’Istituto assicuratore quale soggetto pubblico responsabile,
oltre che delle prestazioni economiche, anche di quelle sanitarie per integrare il
Sistema Sanitario Nazionale. Verrebbe così garantito il modello costituzionale basato su
un sistema di tutela speciale e privilegiata degli infortunati sul lavoro e dei tecnopatici.
In particolare l’Istituto, mediante l’assunzione della responsabilità gestionale e finanziaria
di prestazioni sanitarie di tipo medico legale, curativo, protesico e riabilitativo, persegue
un duplice obiettivo: garantire ai disabili del lavoro la continuità assistenziale e la tempestività
delle prestazioni sanitarie29, e realizzare la presa in carico dei soggetti assicurati
fino al loro reinserimento sociale e lavorativo.
Tuttavia il ruolo dell’Istituto di garante della tutela privilegiata del lavoratore infortunato
non è mai stato definitivamente delineato e chiarito a livello legislativo e ciò continua a
generare notevoli difficoltà operative accentuate, da ultimo, dagli articoli 52 e 54 della
legge Finanziaria 2003.
Questi articoli prevedono rispettivamente la partecipazione dell’assicurato alla spesa
sanitaria per le cure termali, con esclusione dei grandi invalidi del lavoro, e la riconferma
dei LEA nei quali non sono comprese alcune prestazioni di Fisiochinesiterapia.
Le norme citate inoltre se da una parte sembrano confermare la filosofia del S.S.N. che
esclude, in termini di tempestività innanzi tutto, di fornire in modo uniforme sul territorio
nazionale garanzie “privilegiate” per il lavoratore infortunato, dall’altra parte non è altrettanto
chiaro se l’Istituto sia legittimato a colmare questa carenza di tutela nei confronti dell’infortunato,
accollandosi ad esempio le spese delle prestazioni non comprese nei LEA.
Dal quadro sopra delineato emerge evidente l’esigenza di un intervento legislativo che
riordini la materia sanitaria nella finalità di un Servizio Sanitario che, se pur orientato in
direzione Regionale e federalista, possa vedere l’INAIL collocarsi – per un puntuale rispetto
della programmazione regionale – con servizi destinati prioritariamente, ma non esclusivamente
ad infortunati e tecnopatici.
Tale intervento, anche in raccordo con la Conferenza Stato-Regioni ed in linea con la
nuova “devolution” per quanto riguarda la semplificazione dei rapporti tra centro e regioni,
dovrebbe garantire effettività di tutela per gli infortunati ed invalidi con chiara ed univoca
attribuzione di responsabilità: all’INAIL, se del caso, ad integrazione dei servizi base
del territorio e nel quadro di una complessiva riconsiderazione dei rapporti della gestione
assicurativa con il S.S.N.
Nelle more di tale intervento legislativo, l’Istituto dovrebbe comunque promuovere intese
specifiche con le Autorità Regionali per l’erogazione coordinata di prestazioni sanitarie
agli infortunati sul lavoro, nel rispetto dei principi dell’autorizzazione e dell’accreditamento
e nel quadro della pianificazione sanitaria regionale, in modo da assicurare al lavoratore
infortunato unicità di interlocutori ai fini della tutela integrale differenziata sopra menzionata.
Tali intese riguarderanno anche gli aspetti delle prestazioni sanitarie ambulatoriali e la realizzazione
di strutture per terapia di alto profilo in materia di assistenza riabilitativa e protesica,
disciplinando l’eventuale accordo da parte dell’INAIL degli oneri relativi alle prestazioni
escluse dai LEA, comunque necessarie al recupero della capacità lavorativa.
72
L’incertezza
legislativa
La necessità
di un riordino
della materia
29 Come previsto dall’art. 57 della Legge 833/78, richiamato dall’art. 95 della Finanziaria 2001.
3.10 Problematiche di natura medico-legale
3.10.1 Il danno alla persona a carattere permanente
Le nuove prospettive che si aprono nella mission dell’Ente, caratterizzate dalla “presa in
carico” del lavoratore, lasciano intravedere nuovi scenari, ma anche nuove problematiche
di natura medico-legale. L’INAIL, non più interprete di un sistema chiuso, si pone in relazione
con le altre istituzioni che prestano attività sanitarie e con le quali è necessario dialogare,
in attesa di una riforma del sistema previdenziale. Una riforma che deve razionalizzare
la materia, non solo unificando le valutazioni del danno permanente alla persona,
ma soprattutto stabilendo una gamma di criteri medico-legali la cui chiarezza consenta
un “dialogo” produttivo tra i diversi ambiti giuridici. L’ampia gamma dei criteri valutativi del
danno alla persona in ambito pubblico, oggi, è una realtà complessa, con la quale è indispensabile
confrontarsi poiché le norme si sovrappongono spesso sia nei confronti della
stessa persona, sia nei confronti della stessa menomazione, con la conseguenza di provocare
disagi anche al lavoratore.
Il riconoscimento del danno biologico da parte dell’INAIL, unico e areddituale, non è che l’apetto
più evidente di un contesto ricco di problematiche irrisolte: prima fra tutte le modalità
con le quali si deve applicare la surroga o il regresso verso il terzo responsabile in caso di
responsabilità civile, per esempio come nel caso degli infortuni in itinere. I Tribunali Civili,
infatti, per la valutazione del danno permanente utilizzano le tabelle valutative della SIMLA in
alcune regioni e non forniscono invece alcuna indicazione in altre.
La Corte Costituzionale fin dal 1979 e la Corte di Cassazione fin dal 1981, inoltre, hanno riconosciuto
il principio più volte sancito in sede europea, del risarcimento integrale del danno
alla persona in relazione non solo alla capacità produttiva, ma anche in relazione al diritto di
partecipazione dell’uomo alla vita sociale, economica, culturale e politica. Una complessa
realtà valutativa, questa, che è difficile racchiudere in un punteggio e che infatti ha richiesto
fino ad ora un intervento deciso del magistrato nella determinazione completa del danno.
Per tornare all’ambito pubblico, la persistenza della ormai obsoleta dizione di incapacità
lavorativa generica (poi abbandonata in sede di responsabilità civile dopo la nota sentenza
della Corte Costituzionale n. 84 del 1986) in diversi ambiti giuridici quali: l’invalidità
civile, la pensionistica privilegiata ordinaria, l’invalidità pensionabile INPS ecc. trova la sua
ragione di essere nella necessità di parametrare la gravità della perdita dell’integrità
psico-fisica sulla base del solo criterio della capacità produttiva. D’altra parte, il principio
solidaristico delle norme non permette una personalizzazione del danno.
Nell’art. 1, comma 4, del D.L. 509/88 vengono indicati chiaramente i concetti ai quali riferirsi
in tema di incapacità lavorativa generica che “…deve basarsi sull’entità della perdita
anatomica o funzionale, totale o parziale di organi o apparati, sull’importanza che riveste
in attività lavorative, l’organo o apparato sede del danno anatomico o funzionale, sull’applicazione
o meno di apparecchi protesici che garantiscano il ripristino totale o parziale
degli organi e degli apparati lesi”.
Questa dizione ha evidenziato un percorso in tre tempi che parte comunque da una corretta
valutazione del danno anatomo funzionale, indipendentemente dai riflessi sull’attività
lavorativa, la quale assume rilevanza come elemento aggiuntivo e qualificante nel
momento in cui occorre sintetizzare il valore del danno in una schematica percentuale.
Per quanto concerne l’INAIL, la Corte Costituzionale nelle sentenze 87 e 485 del 1991 ha
statuito che l’azione di regresso dell’Istituto non può operare nei confronti delle somme erogate
all’infortunato a titolo di risarcimento di danno biologico “non collegato alla perdita o
riduzione della capacità lavorativa generica… in quanto la menomazione dell’integrità
psico-fisica del lavoratore prodottasi nello svolgimento ed a causa delle sue mansioni deve
per se stessa ed indipendentemente dalle sue conseguenze ulteriori, godere di una garanzia
differenziata e più intensa…” aprendo così la strada al successivo Decreto n. 38/2000.
73
I criteri valutativi
del danno
In effetti molte voci tabellari del T.U. 1124/1965 si riferiscono già alla lesione dell’integrità
psico-fisica piuttosto che all’attitudine manuale media, come nel caso di specie relativo
agli esiti della frattura della clavicola ben consolidata. In realtà, la riforma del Testo Unico
è iniziata da tempo, fin da quando le importanti pronunce della Corte Costituzionale lo
avevano in parte riscritto ampliando notevolmente gli ambiti della tutela nel corso degli
anni.
Gli indirizzi della Suprema Corte non potevano rimanere privi di effetti. L’INAIL, con l’introduzione
del danno biologico e l’abbandono dell’orami superato concetto di attitudine
lavorativa manuale media, ha coniugato il più ampio concetto di tutela per il ristoro del
danno anatomo-funzionale e psico-fisico, con l’indennizzo della capacità di produrre reddito,
operando un percorso analogo a quello stabilito dal D.L. 509/88.
È auspicabile dunque un intervento chiarificatore del legislatore sulla gestione dell’invalido
lavoratore nei diversi ambiti giuridici, al di là dei valori numerici espressi dalle tabelle,
e sembra parimenti utile avviare una ricerca metodologica e concettuale degli eventuali
punti di contatto già esistenti. Un percorso metodologico che dovrà tener conto del fatto
che difficilmente appaiono equiparabili i costi sociali, i contributi, le responsabilità e gli
obblighi che fanno capo ai soggetti danneggianti e ai loro solidali.
In questa ottica, ad esempio, l’abbattimento al 33% per il collocamento obbligatorio degli
invalidi da lavoro rispetto al 46% richiesto per gli invalidi civili appare tuttora un congruo
elemento di tutela per il lavoratore che del resto trova riscontro nella realtà. Un soggetto
che è già in attività lavorativa potrà essere ricollocato più facilmente e quindi deve essere
maggiormente assistito rispetto a chi, magari per gravi menomazioni esistenti dalla
nascita, può in teoria non aver mai svolto alcuna attività.
Resta comune a tutti gli ambiti giuridici pubblici, tuttavia, il riconoscimento di una invalidità
indipendente dalla capacità lavorativa specifica per valutare la quale i fattori da prendere
in considerazione sarebbero troppo numerosi e di difficile parametrazione (età,
sesso, preparazione culturale e addestramento professionale, eventuale lavoro svolto,
attività pregresse ecc.).
3.10.2 Il danno alla persona a carattere temporaneo
Un’altra problematica medico-legale emergente è quella inerente i periodi di tempo concessi
al lavoratore per inabilità temporanea assoluta la cui definizione dovrebbe coincidere
con la stabilizzazione dei postumi, non degli esiti, secondo dottrina prevalente e che
spesso non coincide con una ripresa dell’idoneità alla mansione specifica. Attualmente
ciò offre il fianco, in alcuni casi, alla riapertura della temporanea questa volta a carico
dell’INPS, da parte del medico di famiglia, o a volte, del medico competente, i quali possono
esprimere un giudizio difforme a quello dell’Istituto generando:
– un contenzioso INPS-INAIL, che attualmente presenta una situazione di criticità anche
a livello centrale non essendo ancora stata varata dopo il 1984 una nuova convenzione
tra i due Enti;
– nel lavoratore una evidente situazione di difficoltà.
La tutela allargata rende necessario l’interscambio di esperienze e di conoscenze dei dirigenti
medici INAIL con altri Settori pubblici che svolgono attività medico-legale. Questo
permetterebbe, oltre alla valorizzazione e la migliore utilizzazione delle risorse professionali
mediche dell’INAIL che sono storicamente depositarie di un solido bagaglio di conoscenze
in tale ambito, l’inserimento di ulteriori, nuovi elementi di giudizio ed un affinamento
delle attività valutative, ad esempio nei seguenti accertamenti:
– il conseguimento o la conferma della validità delle patenti di guida per moto-autoveicoli;
– il rilascio-rinnovo delle patenti speciali;
– il rilascio del certificato medico per esercitare il diritto di voto in sede esente da barriere
architettoniche;
– l’accertamento dell’invalidità civile.
Altro punto cardine del predetto interscambio potrebbe essere la conoscenza dello stato
anteriore del lavoratore che spesso giunge all’osservazione del medico dell’INAIL senza
alcuna documentazione della sua storia clinica. L’introduzione di una “card sanitaria
magnetica”, argomento di cui si è già fatto cenno nei paragrafi precedenti, potrebbe
garantire un adeguato bagaglio di informazioni specifiche.
74
I nuovi scenari
3.11 Erogazione di prestazioni di assistenza protesica e
riabilitativa
Nell’ambito delle prestazioni sanitarie finalizzate al recupero della capacità lavorativa e al
reinserimento dell’invalido nella vita sociale, particolare importanza assume la fornitura di
protesi e di presidi, cioè strumenti ed attrezzature necessari all’invalido per il reinserimento
sociale e lavorativo.
L’assistenza protesica agli infortunati sul lavoro e tecnopatici rientra tra le competenze
istituzionali dell’INAIL e trova la sua fonte normativa nello stesso T.U. D.P.R. n.1124/65.
Questa competenza è stata peraltro confermata con la riforma del sistema sanitario
(Legge n. 833/78) che, nel togliere all’INAIL le competenze in materia sanitaria, ha mantenuto
all’Ente il compito di erogare ai propri assicurati un’assistenza protesica differenziata
assumendosene l’onere economico.
In questa materia il Centro Protesi di Vigorso di Budrio è la struttura dell’INAIL che si è
affermata in ambito nazionale ed internazionale nella ricerca, sperimentazione e produzione
di protesi e presidi protesici e nella riabilitazione e addestramento all’uso delle protesi.
Il Centro Protesi è particolarmente impegnato anche nella ricerca di nuove tecnologie
finalizzate alla produzione e alla sperimentazione e sviluppo di metodologie e tecniche
riabilitative, anche nell’area sociale e per il reinserimento lavorativo. Il Centro Protesi inoltre
sta sviluppando la propria leadership anche nel settore degli Ausili ad alto contenuto
tecnologico (domotica, robotica, informatici e per la mobilità) e dei prodotti non personalizzati,
ma anche nella formazione per la riqualificazione professionale dei disabili, finalizzata
al reinserimento lavorativo. Su un altro fronte e per progetti destinati ai disabili e al
loro reinserimento si sta sviluppando il ramo della consulenza specialistica, tecnica, riabilitativa
e psicologica.
L’evoluzione legislativa degli ultimi anni ha impegnato l’INAIL a rivisitare il proprio ruolo
istituzionale in materia di riabilitazione e recupero dell’infortunato del lavoro. L’obiettivo è
quello del massimo recupero delle funzioni lese e di valorizzazione e potenziamento delle
capacità residue dell’invalido, per assicurare allo stesso la migliore qualità della vita e il
reinserimento non solo lavorativo, ma anche familiare e sociale.
In questa direzione l’Ente si sta impegnando con molte iniziative sul fronte progettuale,
nonché con esperienze di gestione diretta, come quella del Centro di Riabilitazione
Motoria di Volterra, che ne costituisce un primo esempio per le attività ospedaliere di tipo
strettamente riabilitativo. Il C.R.M., operativo da giugno 1999, eroga prestazioni sanitarie
a infortunati sul lavoro e ad assistiti del Servizio Sanitario Nazionale. I servizi prestati si
concentrano nella riabilitazione funzionale di tipo motorio e nelle cure fisiche erogate sia
in regime di ricovero ordinario, sia in day hospital, nonché in interventi terapeutici di alta
specialità finalizzati a “un ritorno attivo” del disabile attraverso le più avanzate modalità
cliniche e tecnologie terapeutiche.
Il concetto di “riabilitazione al lavoro” orienta le scelte negli aspetti organizzativi, tecnologici
e clinici della struttura, introducend oi criteri di riferimento per il dimensionamento fisico,
l’individuazione delle risorse professionali e dei filoni tecnologici coinvolti.
Il C.R.M. di Volterra sta sviluppando una forte sinergia con il Centro Protesi di Vigorso di
Budrio in una logica di rete che consente di garantire il costante ed omogeneo aggiornamento
delle risorse e delle metodologie di intervento, la standardizzazione dei trattamenti
e lo sviluppo di modelli organizzativi e di protocolli riabilitativi.
Di conseguenza, nell’ambito della funzione sanitaria dell’Istituto e nell’ambito delle prestazioni
sanitarie fornite, particolare importanza e attenzione deve essere posta nell’erogazione
delle prestazioni riabilitative e reinseritive, alle quali è dedicata la sezione successiva.
75
Le fonti normative
La ricerca e la
sperimentazione in
campo protesico
Nuove prospettive
La gestione diretta
del Centro di
Riabilitazione
Motoria di Volterra
Sezione 4
La presa in carico della
persona disabile
4.1 La presa in carico della persona disabile e l’attività delle
Équipes Multidisciplinari
Nella fase finale del percorso “dal lavoro al lavoro”, menzionato nelle pagine precedenti,
la presa in carico assume connotati finalizzati al reinserimento sociale e lavorativo del
soggetto assicurato.
In questa fase, al centro del processo di presa in carico non emerge la figura del lavoratore
infortunato ma quella del disabile, inteso, nella sua unitarietà e specificità, come
“persona” che, a seguito di una menomazione delle proprie funzionalità, vede impoverite
le proprie capacità di vita e di relazione.
La presa in carico della persona disabile deve tenere in considerazione il contesto
ambientale (familiare, sociale, economico e lavorativo) e la “qualità della vita” delle persone
affette da patologie e da menomazioni, cercando di evidenziare in che modo esse
convivano con la loro condizione e come sia possibile porre in essere le azioni per migliorarla.
In analogia con tale impostazione occorre modificare il concetto di abilità “residua”, poiché
è sempre più vero che non è la quantità di abilità “residue” astrattamente possedute
a rendere “abile” una persona, ma, piuttosto, è la natura e la qualità delle condizioni
ambientali e degli ausili tecnologici concretamente disponibili al servizio di quelle abilità,
a rendere l’ambiente di vita di ciascuno “partecipabile” e “accessibile”, a permettere,
cioè, di condurre un’esistenza proficua e soddisfacente.
In occasione della celebrazione del 2003 quale Anno Europeo del Disabile, che ha come
scopo quello di “aumentare la consapevolezza dei diritti delle persone disabili per l’ottenimento
di una totale uguaglianza e partecipazione in tutti i campi” l’INAIL è chiamato ad
orientare le proprie strutture e risorse ai problemi della disabilità, verso nuove prospettive
di sviluppo30.
E, dunque, questa decisione coinvolge l’Istituto, in primo luogo, quale soggetto attivo,
vivace e qualificato del sistema welfare italiano che, nello svolgimento di tale importante
funzione sociale, ha allestito il sistema “Superabile”, che integra due diverse tecnologie
quali il Call Center ed il portale informatico e che rappresenta una novità nel panorama
dei servizi dedicati, non solo agli assistiti INAIL, ma a tutte le persone disabili e a tutti gli
operatori del settore.
In secondo luogo, l’INAIL è coinvolto come azienda che ha posto al centro della propria
mission la “presa in carico” del lavoratore assicurato.
La disabilità posta in diretta relazione con la partecipazione del soggetto alle diverse
situazioni della vita e con il suo coinvolgimento nella vita di relazione e nell’ambiente che
lo circonda, impegna gli operatori a prendere in considerazione la persona nella sua
complessità e ad individuare una vasta gamma di servizi diversificati e personalizzati che
si traducano per la persona disabile in opportunità e in occasioni di crescita, in risposta
ai bisogni più evoluti.
Tale approccio sembra essere indiscutibilmente quello più corretto ed innovativo e, quindi,
quello che meglio consente di procedere ad una costruttiva analisi dell’attività svolta
dall’INAIL in questo settore di attività.
Il sistema della presa in carico della persona disabile, che rappresenta una delle principali
espressioni dell’effettività della tutela globale integrata del lavoratore infortunato,
viene attuata già da tempo dall’INAIL, quale fondamentale modalità di gestione del rapporto
con il lavoratore assicurato.
Soprattutto nell’ambito della sua attività di prestazioni protesiche e riabilitative l’Istituto ha
messo a punto nel corso degli anni una modalità di presa in carico che si caratterizza per
la sua multidisciplinarietà, intesa quale relazione con una persona disabile non fram-
79
La centralità del
“disabile”
Il sistema
“Superabile”
30 Anna Diamantopoulou, Commissaria europea per gli Affari Sociali, in occasione dell’inaugurazione dell’Anno Europeo del
Disabile, ha così definito gli obiettivi di tale iniziativa.
mentata secondo astratte competenze e specializzazioni professionali, ma fondata sulla
convergenza e sulla collaborazione di tali professionalità, che ordinariamente sfociano
nella formulazione di un progetto riabilitativo personalizzato.
Con l’entrata in vigore del decreto legislativo n. 38/2000 e, successivamente, del regolamento
per l’erogazione delle prestazioni protesiche31 e del regolamento di attuazione dell’articolo
24 del citato decreto legislativo32, la modalità di presa in carico sopra descritta
ha avuto una definitiva consacrazione con l’istituzione delle Équipes Multidisciplinari, alle
quali, in via prioritaria, è stato affidato il compito di facilitare il reinserimento sociale e lavorativo
del disabile, come previsto dal citato articolo 24.
Le Équipes non rappresentano nuovi organismi collegiali all’interno dell’ordinamento
dell’Istituto, ma costituiscono sostanzialmente una nuova metodologia di lavoro che si
estrinseca, tutte le volte che se ne manifesti la necessità, con l’apporto delle diverse professionalità
presenti negli Uffici territoriali.
Il compito fondamentale delle Équipes Multidisciplinari è quello di fare in modo che gli
interventi a favore dell’assicurato, sia di tipo sanitario sia di tipo amministrativo e socioassistenziale,
siano integrati ed ordinatamente programmati in una visione complessiva ed
armonicamente finalizzata, pur se scanditi da obiettivi intermedi, al recupero sociale e
lavorativo.
A due anni dalla loro effettiva entrata in funzione, le Équipes Multidisciplinari hanno dimostrato
di essere efficaci, tenuto conto del cambio di impostazione lavorativa che hanno
introdotto negli Uffici territoriali.
E’ ormai consolidata la metodologia di lavoro: appena viene acquisita la notizia di un
evento lesivo, che comporta rilevante invalidità, le diverse professionalità coinvolte si attivano
immediatamente individuando, ciascuna per la parte di propria competenza, gli
interventi da porre in essere e concordando tempi e modalità dei contatti con il lavoratore
e/o i suoi familiari, finalizzati a proporre o decidere iniziative ed attività di tipo sanitario,
amministrativo, sociale e di reinserimento lavorativo.
I momenti decisionali sono effettuati congiuntamente e viene adottata una valutazione
complessiva che tiene conto di tutti gli aspetti della persona presa in carico e che dà
luogo ad un progetto riabilitativo individualizzato, attuando in tal modo una tutela globale
integrata del lavoratore assicurato.
Nel corso del 2002 è stata avviata un’attività di monitoraggio che ha mostrato come le
Équipes Multidisciplinari, nonostante le numerose difficoltà incontrate per la loro costituzione,
dovute principalmente alla carenza di personale socio educativo ed alle resistenze
culturali provenienti talvolta anche dagli stessi infortunati, hanno trattato una notevole
quantità di casi, con una vasta gamma di soluzioni adottate.
Il monitoraggio avviato non è in grado di produrre risultati qualitativi e quantitativi attendibili
poiché non si è ancora concluso e le informazioni acquisite risentono dell’inevitabile
parzialità.
Tuttavia sono emerse le seguenti criticità, che vale la pena di segnalare:
• carenza di personale socio-educativo;
• necessità di potenziare la funzione di “Servizio sociale”, che sembra pregnante nel
complesso quadro delle competenze delle Équipes Multidisciplinari;
• esigenza di individuazione di tutti gli strumenti idonei per il coordinamento di detti organismi
su determinate problematiche di interesse più rilevante, al fine di un’applicazione
uniforme delle norme sul territorio nazionale;
• necessità di una formazione costante per l’arricchimento delle specifiche professionalità
e per il potenziamento delle capacità di integrazione al fine di rendere sempre più
qualificata la presa in carico delle persone disabili e per garantire la costante adeguatezza
professionale di tutte le risorse coinvolte nelle Équipes Multidisciplinari.
80
I compiti
delle Équipes
Multidisciplinari
La metodologia
di lavoro
Le criticità rilevate
31 Il regolamento è stato approvato con delibera del Consiglio di Amministrazione del 1° giugno 2000, n. 295. Circolare esplicativa
n. 54, del 18 luglio 2000.
32 Il regolamento è stato approvato con delibera del Consiglio di Amministrazione del 30 novembre 2000, n. 695.
4.2 Prospettive di sviluppo per l’attività delle Équipes
Multidisciplinari
Posto che, come è stato in precedenza affermato, nell’ambito dell’INAIL può ritenersi
ormai acquisito e sostanzialmente applicato il sistema della presa in carico e, preso atto
delle criticità evidenziate nel funzionamento delle Équipes Multidisciplinari, alle quali si
porrà rimedio con un’attenta programmazione degli interventi correttivi, sembra che
ancora tutto ciò sia insufficiente e inadeguato rispetto ad una sempre crescente diversificazione
della domanda di servizi.
Si rende necessario, in altri termini, un rafforzamento del processo di presa in carico,
attraverso un ulteriore salto di qualità che consenta all’Istituto di adeguare la propria offerta
di servizi ai bisogni provenienti dalle persone disabili, che non costituiscono, come è
stato sopra precisato, un unico modello di disabilità ma un universo di disabilità diverse
l’una dall’altra.
Si sta determinando, infatti, una crescita quantitativa, ma soprattutto qualitativa della
domanda e delle aspettative, proprio in conseguenza delle iniziative e degli interventi realizzati
dall’INAIL, che hanno dato l’evidente dimostrazione della capacità dell’Istituto di
rispondere con offerte di qualità alla vasta gamma dei bisogni emersi.
Non va dimenticato, peraltro, che le domande ancora non corrispondono ai bisogni e
cioè che c’è una gamma di bisogni che ancora non si materializza in domande. Infatti,
spesso, la scarsa conoscenza delle opportunità realmente esistenti, o sentimenti di timore
o pudore ostacolano il dispiegarsi delle aspettative.
Compito dell’INAIL non potrà che essere anche quello di approfondire ciascuna singola
situazione per fornire ad essa la risposta più corretta ed adeguata, in un’ottica di tutela
vera dei veri bisogni.
Soccorre, da questo punto di vista, un’importante riflessione contenuta nel “Libro Bianco
sul Welfare”33, dove testualmente si legge “… Le politiche sociali devono oggi fronteggiare
domande sempre più numerose e differenziate da parte dei cittadini. (….) D’altro
canto, una politica sociale realmente moderna non può più essere quella di un’offerta
indifferenziata di prestazioni e servizi, eguali per tutti, su tutto il territorio nazionale.
Universalismo e selettività non sono più termini contrapposti”.
E, dunque, se, per limitarci al solo aspetto delle prestazioni, la presa in carico è qualcosa
che riguarda non solo gli infortunati più gravi e si concretizza con modalità diverse a
seconda delle necessità, dal corretto e tempestivo pagamento della indennità di inabilità
temporanea al lavoro, alla fornitura di ausili e protesi della più avanzata tecnologia, è evidente
che particolare attenzione dovrà essere prestata nei confronti delle fattispecie di
maggiore gravità.
Ruolo proattivo devono avere le strutture territoriali nei confronti dei lavoratori assistiti non
solo per rispondere con tempestività ed efficacia ai bisogni esistenti, ma anche per dare
informazioni su opportunità presenti, su iniziative realizzate, ecc.
Occorre procedere all’individuazione di standard comportamentali che definiscano dei
veri e propri “protocolli” di presa in carico nei confronti, ad esempio, delle tipologie più
gravi, quali gli infortuni mortali, le disabilità gravissime e le malattie terminali.
Infatti, rischia di apparire poco comprensibile un atteggiamento di grande disponibilità a
gestire le fattispecie di (relativamente) minore bisogno e conseguentemente di più agevole
(o meno complessa) soluzione, per manifestare invece incertezza e timore di fronte
alle più gravi evenienze.
E’ chiaro che si tratta di situazioni meno numerose e che richiedono accurate ed indiscutibili
capacità professionali. Ma è altrettanto chiaro che la estrema drammaticità di
queste situazioni impone all’Istituto precisi ed efficaci atteggiamenti comportamentali.
81
L’offerta INAIL
per i disabili
Le politiche sociali
nel Libro Bianco
sul welfare
33 Presentato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali nel febbraio 2003.
Le principali protagoniste del salto di qualità richiesto dovranno essere le Équipes
Multidisciplinari che, sulla base dell’esperienza finora accumulata, potranno individuare,
tra le diverse articolazioni di presa in carico astrattamente possibili, quelle più rispondenti
ai bisogni della persona e modellare su di essi i progetti riabilitativi personalizzati che
dovranno avere come obiettivo fondamentale il reinserimento della persona non solo in
ambito lavorativo, ma soprattutto nella vita di relazione.
Per raggiungere l’obiettivo dovranno essere utilizzate le migliori competenze presenti in
INAIL nelle strutture centrali ed in quelle territoriali, sia nella fase di analisi dei bisogni, sia
di definizione delle proposte.
82
4.3 Le prestazioni protesiche e l’erogazione di ausili informatici
per il reinserimento sociale e lavorativo
Un ulteriore fondamentale intervento che contraddistingue la presa in carico della persona
disabile effettuata dall’INAIL riguarda l’erogazione di prestazioni protesiche, dispositivi
ed ausili tecnici per il reinserimento sociale e lavorativo.
Il ruolo guida in questa materia è svolto dal Centro Protesi di Vigorso di Budrio, con particolare
riferimento alla sperimentazione, produzione e fornitura di protesi e presidi ortopedici
e alla riabilitazione e addestramento all’uso delle protesi nonché alla ricerca di
nuove metodologie e tecniche finalizzate al reinserimento lavorativo.
Le prestazioni protesiche sono disciplinate da un regolamento che, entrato in vigore nel
2000, necessita ora di una revisione e di un’integrazione per mantenerlo coerente con l’evoluzione
dei bisogni delle persone disabili.
In particolare nella fase applicativa del predetto regolamento sono emerse le seguenti criticità:
• esigenza di ampliare il concetto di ausilio e di dispositivo tecnico ai fini della relativa
erogazione;
• esigenza di conferire all’ausilio informatico un’importanza rilevante ai fini della formulazione
del progetto riabilitativo personalizzato;
• individuazione di modalità innovative per la messa a disposizione degli ausili.
Al fine di raggiungere gli obiettivi prefissati e più volte declinati, in sede di predisposizione
del nuovo regolamento, occorre considerare le nuove tecnologie come strumenti fondamentali
e indispensabili al servizio della disabilità e funzionali al ritorno attivo e partecipativo
del disabile nella vita di relazione.
Tale convincimento è suffragato anche da analoghe considerazioni contenute nel recente
Libro Bianco”Tecnologie per la disabilità”34, secondo le quali:
• esiste una diffusa consapevolezza che le tecnologie possono essere un ausilio fondamentale
per il reinserimento delle persone disabili;
• esiste un’altrettanto diffusa (e motivata) consapevolezza che la stessa tecnologia può anche
accentuare separazione ed isolamento se non opportunamente gestita (digital divide);
• sono presenti una pluralità di enti, società e istituzioni che operano su questo campo,
in maniera non necessariamente coordinata, e tendenzialmente non “in rete” tra di
loro, ma che pure propongono servizi che appaiono essere di alta qualità e di grande
interesse anche per l’Istituto.
Un ulteriore impulso verso questa direzione deriva dall’elevato livello di gradimento che
ha ottenuto la fornitura di personal computer con l’annesso corso di formazione informatica
a distanza, arricchito dai quattro moduli appositamente realizzati e sperimentati di
recente (Elaborazione testi, Foglio elettronico, Basi di dati, Strumenti di presentazione),
che consentono il conseguimento della “patente europea dei computer” ECDL e quindi
rappresentano il naturale collegamento tra reinserimento sociale e reinserimento lavorativo
poiché assicurano la base di conoscenze per ogni nuovo impiego.
Tale progetto, alla luce delle considerazioni sopra espresse sarà ulteriormente consolidato
attraverso la dotazione di implementazioni hardware e software e di moduli formativi
al fine di favorire quelle opportunità di interazione telematica tra Istituto e persone disabili,
peraltro già disponibili o di facile attivazione, allo scopo di migliorare i servizi e di
rispondere in modo più adeguato ai bisogni delle persone gravemente disabili da lavoro.
E ciò sia per praticare la proattività del processo di presa in carico di cui già si diceva in
precedenza, sia per dare contenuti all’impegno di operare in rete con l’obiettivo di massimizzare
i risultati ottimizzando le risorse.
83
Le criticità
regolamentari
La formazione
a distanza
34 Libro Bianco edito dal Ministero per l’Innovazione e le Tecnologie. Vedi capitolo “Tecnologie per la disabilità: una società
senza esclusi”.
4.4 Interventi per il reinserimento lavorativo
Gli interventi dell’INAIL per la promozione di progetti formativi per il reinserimento lavorativo
e per l’abbattimento delle barriere architettoniche nelle piccole e medie imprese,
costituiscono l’elemento qualificante della presa in carico intesa come percorso “dal lavoro
al lavoro”, all’interno del quale vengono orientati tutti gli altri interventi.
In ossequio al precetto costituzionale che riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro35 e
alle disposizioni contenute nelle Legge 12 marzo 1999, n. 68, recante norme per il diritto
al lavoro dei disabili, il percorso appena citato è finalizzato principalmente a determinare
condizioni di eguaglianza nell’accesso al lavoro e a creare occasioni di lavoro orientate
in particolare alle persone disabili ed a coloro che dopo l’infortunio non possono essere
reinserite nella precedente occupazione.
Uno degli obiettivi che l’articolo 24 del più volte citato decreto legislativo n. 38/2000 ed il
regolamento attuativo interno hanno inteso perseguire è quello di orientare il mondo del
lavoro verso l’impiego delle persone disabili attingendo alle più vaste strategie della solidarietà
sociale
In tale contesto l’INAIL, è bene ripeterlo, svolge il ruolo di “facilitatore” dei meccanismi di
reinserimento lavorativo dei disabili, a fianco degli enti e degli organismi previsti dalla
legge 68/99, che istituzionalmente sono preposti a tale compito,
Di fondamentale importanza è la collaborazione avviata con diverse associazioni datoriali
e di consulenti del lavoro, che hanno dimostrato grande sensibilità, nonché con associazioni
come l’ASPHI e l’ANMIL.
Nel periodo di vigenza della norma in argomento sono stati approvati oltre 100 progetti
formativi relativi a circa 900 disabili, pari a circa il 15% dei disabili da lavoro complessivamente
iscritti alle liste di collocamento. Inoltre sono stati approvati più di 20 progetti per
l’abbattimento delle barriere architettoniche.
Va in ogni caso tenuto conto che dei circa 7000 disabili da lavoro inseriti nelle liste di collocamento,
su un totale di circa 465.000 persone disabili iscritte36, può ragionevolmente
ritenersi che una percentuale oscillante tra il 20 ed il 25% sia scarsamente interessata ad
un’occupazione e che resti iscritta nelle liste per ragioni varie. Dunque circa 5000 possono
ritenersi i lavoratori concretamente interessati.
Tenuto conto di quello che offre il mercato del lavoro locale, i progetti di riqualificazione
professionale sinora approvati hanno riguardato i settori informatico, alberghiero, artigiano
e linguistico.
Con riferimento agli obiettivi tracciati dalla “Prima relazione sull’attuazione della
L. 68/1999” secondo cui: “Non più tolleranza e assistenza, dunque, ma riconoscimento
delle capacità globali della persona e promozione delle professionalità stesse come risorse
imprescindibili per la collettività nel contesto della produzione e dei servizi.”, risulta agevole
delineare le prospettive di sviluppo di tale attività, che si articolano su più versanti:
• in via sperimentale in alcune territori acquisire l’elenco dei disabili da lavoro iscritti ed
avviare nei loro confronti una sorta di “direct marketing” sulla possibilità di proficuo
inserimento al lavoro grazie all’impegno ed alle capacità dell’INAIL;
• verificare la possibilità di sottoscrivere intese con i soggetti che operano sulla materia
(dal Ministero del Welfare, ai Centri per l’impiego, all’ANMIL, ecc.) per la realizzazione
sperimentale di progetti mirati in alcune località del Paese, che prevedano il forte coinvolgimento
delle imprese sia per far acquisire la consapevolezza che la presenza di
una persona disabile in azienda può essere una risorsa e non è necessariamente un
84
L’impiego dei
disabili
I progetti
formativi
Prospettive di
sviluppo
35 L’articolo 4, primo comma, della Costituzione così recita: “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e
promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto”.
36 Fonte: Prima Relazione al parlamento sullo stato di attuazione della legge 68/1999).
onere da pagare in nome della solidarietà, sia per costruire uno stretto collegamento
tra offerta di lavoro e disponibilità al lavoro;
• individuare le modalità per dare impulso a progetti integrati che prevedano una stretta
correlazione tra attività formative, abbattimento di barriere architettoniche e inserimento
in azienda di persone disabili;
• promuovere interventi formativi e informativi per le aziende al fine di creare una base
culturale più aperta alle problematiche dell’inserimento lavorativo dei disabili.
Per una proficua individuazione di progetti per il reinserimento lavorativo, è indispensabile
dotarsi di strumenti che consentano di conoscere l’evoluzione del fenomeno infortunistico
e di avere (e mettere) a disposizione una sempre maggiore quantità di informazioni
sui disabili del lavoro.
E’ per tali motivi che è stata recentemente ultimata un’apposita banca dati denominata
significativamente “Banca dati per il reinserimento”, con lo scopo di creare un patrimonio
informativo, consultabile dagli operatori interni dell’Istituto su Intranet.
In particolare, questa banca dati, che dovrà diventare un sistema finalizzato alla conoscenza
complessiva del fenomeno della disabilità, consente il monitoraggio dei processi
di presa in carico e contiene, altresì, in forma strutturata e sistemica, le informazioni
necessarie all’identificazione dei disabili da lavoro candidati al collocamento mirato, tramite
immissioni ed aggiornamenti dei relativi dati, a cura dei componenti delle Équipes
Multidisciplinari di I livello (medici, assistenti sociali, responsabili del processo lavoratori).
In sostanza, il prodotto consiste di una struttura informatica che, acquisiti i dati provenienti
dagli archivi delle procedure “Cartella clinica”, “Prestazioni” e DNA, deve ulteriormente
essere implementata dagli Uffici territoriali con i dati inerenti i disabili presi in carico (valutazione
delle capacità residue, situazione personale, familiare e precedenti lavorativi), in
modo tale da delineare un quadro completo dell’assistito, al fine di indirizzarne, con
cognizione qualificata, il reinserimento nel mondo del lavoro.
Nonostante siano state rilevate talune criticità nell’avvio della banca dati, dovute essenzialmente
al mancato inserimento sistematico delle informazioni da parte degli operatori,
tuttavia, oltre a trovare soluzioni per il superamento di tali criticità, occorrerà prevedere
uno sviluppo ed una implementazione per coprire l’intero arco della presa in carico del
lavoratore, a partire dagli interventi per la prevenzione degli infortuni sul lavoro, per finire
al collocamento mirato.
Occorre, infine, sottolineare che l’Istituto ha promosso interventi per l’ottimizzazione delle
condizioni di lavoro dei propri dipendenti disabili attraverso l’avvio e lo sviluppo di specifici
progetti formativi e per il miglioramento delle strutture lavorative, prevedendo, tra l’altro,
l’installazione di dispositivi tecnici per rendere più fruibili le applicazioni informatiche
utilizzate, al fine di consentire una maggiore partecipazione alle dinamiche del lavoro.
85
La Banca Dati
per il
reinserimento
Sezione 5
Il contenimento della spesa e il
sistema del welfare
5.1 Le politiche INAIL per il contenimento della spesa
Il quadro complessivo sullo “stato” dell’INAIL, illustrato dal Rapporto, deve doverosamente
rapportarsi con l’articolata architettura normativa che ha declinato i principi per
porre in atto concrete politiche di contenimento della spesa pubblica, in particolare fissando
per l’Istituto obiettivi di programmazione immediati, atti a produrre effetti “virtuosi”
sul consuntivo 2002 e sul successivo bilancio di previsione per il 2003.
Aumento dei “bisogni” e limitatezza delle risorse disponibili: le politiche di
contenimento della spesa.
Il processo di trasformazione in atto nel sistema produttivo italiano e nel mercato del lavoro
ha generato una serie di criticità che hanno comportato il superamento dell’impianto
normativo preesistente e, conseguentemente, hanno innescato un vasto processo di
riforma a livello Paese. Il profondo mutamento di scenario ha prodotto rilevanti modificazioni
anche per la missione e le attività dell’Istituto.
Alcuni elementi di particolare impatto, nell’ambito del nuovo sistema di Welfare che si va
costruendo, hanno costituito la base di partenza e ancora oggi motivano l’impegno che
l’INAIL ha posto e continua ad esprimere per dare risposte sempre più efficaci alle sfide
che vengono dall’evoluzione della società civile, dalle attese del mondo del lavoro e dalle
aspirazioni del sistema paese a competere ad armi pari nel contesto europeo e mondiale.
Il disegno riformatore ha inciso fortemente sulla configurazione giuridica dei soggetti protetti,
sull’oggetto stesso dell’assicurazione e delle prestazioni. Da questo è scaturita l’esigenza
di completare e rivisitare organicamente lo specifico quadro normativo per le materie
istituzionali e, su impulso degli Organi di indirizzo e di governo, sono state assunte
nuove iniziative mirate, in prospettiva, anche alla revisione del Testo Unico.
Resta pienamente attuale il ruolo dell’INAIL, in un quadro di cooperazione che impegna
innanzitutto gli enti previdenziali, così come sancito della legge finanziaria 200137 ai quali
spetta il compito di dare maggiore ampiezza e decisione alla realizzazione di rapporti
sinergici fra loro e con le altre pubbliche amministrazioni, per conseguire vantaggi comuni
tramite l’integrazione di risorse e l’ottimizzazione dei servizi erogati.
L’approvazione della legge costituzionale n. 3/2001, che ha definito il decentramento nel
territorio di molte funzioni centrali, in particolare in materia sanitaria, impone di rimodulare
in una prospettiva federalista le iniziative avviate o da avviare in questa delicata area
dei servizi sociali per ricondurle, integrate e ottimizzate, all’interno della sfera sanitaria
programmata a livello regionale.
In attesa che si perfezioni il nuovo schema tipo di convenzione sanitaria, i rapporti giuridici
fra le istituzioni sono stati disciplinati da appositi protocolli di intesa con le Regioni,
fatte salve le disposizioni di cui all’art. 95 della predetta legge. Sono stati regolamentati i
rapporti per lo svolgimento delle attività nei campi della prevenzione, della sicurezza negli
ambienti di lavoro, della tutela della salute, della riabilitazione e del reinserimento sociale,
in un’ottica di progressiva integrazione dei sistemi.
L’aumento dei bisogni, correlato ad una sempre maggiore limitatezza delle risorse a disposizione,
ha indotto gli Organi di Governo ad adottare una serie di misure volte a contenere
la crescita della spesa pubblica attraverso una serie di strumenti diversificati, quali:
– il piano di trasformazione e soppressione degli Enti pubblici, dal quale il legislatore ha
escluso gli enti, gli istituti e le agenzie che gestiscono a livello di primario interesse
nazionale la previdenza sociale38;
89
Il processo di
riforma in atto
nel Paese
Le sinergie
nella P.A.
Più bisogni
e meno risorse:
le misure di
contenimento
37 Legge n. 388/2000, artt. 77 e 95.
38 Finanziaria 2002, Legge n. 448/01, art. 28.
– alcune misure volte al miglioramento dell’efficienza delle pubbliche amministrazioni, da
realizzare facendo ricorso anche a processi di outsourcing, rivolte a tutti gli enti non
interessati all’opera di trasformazione o soppressione affidata al Governo39; la norma
individua la tipologia dei servizi trasferibili all’esterno, prevede espressamente anche il
presupposto dell’economicità per poter avviare l’esternalizzazione come parametro
irrinunciabile;
– l’obbligatorietà per l’Istituto di avvalersi delle Convenzioni stipulate dalla CONSIP
S.p.A. per gli approvvigionamenti40;
– l’introduzione di elementi di rigore e di chiarezza nelle procedure di bilancio41;
– la riduzione in misura del 15% degli stanziamenti delle spese previste nel bilancio 2002
per gli enti ed organismi pubblici non territoriali, riferiti alla categoria dei beni di consumo
e dei servizi42;
– la riduzione nella previsione di bilancio 2003, per gli enti previdenziali pubblici, delle
proprie spese di funzionamento per consumi intermedi in misura non inferiore al 10%
rispetto al consuntivo 200143;
– il nuovo sistema per l’acquisto di beni e servizi da parte delle pubbliche amministrazioni44,
teso al conseguimento di benefici in termini di economicità degli acquisti, livelli
di servizio dei fornitori e semplificazione dei processi interni.
Da quanto appena richiamato, appare evidente il nuovo ruolo, certamente più impegnativo,
assunto dall’INAIL nel Welfare, un sistema integrato, rinnovato nei criteri organizzativi
e gestionali, semplificato nei processi operativi, efficiente ed economico, in grado di
fornire al cittadino/cliente servizi e prodotti pienamente rispondenti alle sue attese.
Gli effetti sul consuntivo INAIL del 2002
L’ultimo trimestre del 2002 si è caratterizzato per la concomitanza di svariati fattori che
prolungano i loro effetti sull’esercizio 2003:
– l’insediamento, dal luglio dello stesso 2002, della Gestione commissariale impegnata
secondo mandato a una riconsiderazione complessiva delle iniziative in corso e dei
relativi impegni finanziari in ottica di riqualificazione, in generale, della spesa pubblica;
– il successivo intervento volto a vincolare le Pubbliche amministrazioni ad una riduzione
del 15% delle spese strumentali per il 2002, nella IV Categoria di Bilancio;
– il preannunciato, analogo impegno per il 2003, nell’ordine di una riduzione di almeno
il 10% rispetto al 200145.
Quest’ultima previsione, poi, è codificata nella Finanziaria 2003 nel quadro, peraltro, di
una serie di disposizioni – essenziali quelle sulla CONSIP – che intendono proporre alle
amministrazioni pubbliche una diversa strategia di attenzione per le spese della categoria
in questione.
Si tratta di obiettivi certamente impegnativi, anche perché non va sottovalutato che in
alcuni casi possono registrarsi situazioni di oggettiva contraddizione fra direttive tutte
egualmente impartite da Parlamento e Governo.
A titolo d’esempio, può risultare problematico conciliare la forte pressione per lo sviluppo
dei servizi in rete, per incrementare l’interattività con gli utenti, con il parallelo impegno
per la contrazione di spesa. Non tanto, o non solo, della spesa per l’innovazione tecnologica,
che pure resta vincolata da dette direttive, ma più direttamente per i costi crescenti,
postali e telefonici, indotti dallo sviluppo dell’IT.
Così, ancora, la pressione per un netto miglioramento della qualità dei servizi, in termini
di fornitura di informazioni costante e tempestiva, passa inevitabilmente per una lievitazione
di spesa. Esemplare il caso della “Assicurazione Casalinghe”, per la quale una percentuale
significativa delle entrate deve essere pianificata in spese indispensabili per le
campagne comunicative istituzionali, con strumenti di “direct marketing” e sui mezzi di
stampa, radio e televisione.
90
L’attenzione
alle spese
strumentali
39 Idem, art.29, e relativo Regolamento di attuazione, approvato il 3 maggio 2002 dal Consiglio dei Ministri.
40 Idem, art. 32.
41 D.L., cosiddetto “taglia spesa”, n. 194 del 6/9/2002, convertito in legge n. 246 del 31/10/2002.
42 Decreto 29 novembre 2002 del Ministro dell’Economia e delle Finanze.
43 Finanziaria 2003, Legge n. 289/02, art.23, comma 3.
44 Idem, artt.24, 25 e 26.
45 D.P.C.M. 30/9/2002, n. 27.
Queste oggettive difficoltà rendono sempre più urgente l’attuazione di strumenti di contabilità
analitica atte a consuntivare e dimostrare, prodotto per prodotto, la filiera di spese
che lo riguardano. L’Istituto, tuttavia, si è mosso prontamente per recepire gli indirizzi
governativi, in fase di assestamento di Bilancio 2002, prima, nella predisposizione del
Bilancio di previsione 2003, poi.
I dati a preconsuntivo 2002 evidenziano una riduzione delle spese afferenti alla IV categoria
del Piano dei conti in misura del 15% rispetto alla previsione fatta per lo stesso esercizio
e, rispetto a quelli a consuntivo 2001, una variazione percentuale in diminuzione del
9,39, come appresso evidenziato:
Oltre a perseguire il contenimento e la riduzione della spesa di parte corrente, nella citata
IV categoria del Piano dei conti, l’INAIL ha inteso, al fine di garantire e di estendere i
livelli di servizio che tengano conto delle esigenze dell’utenza sul territorio, avvalersi
anche di altri strumenti per il perseguimento di economie di scala. Gli obiettivi in questa
direzione riguardano anzitutto la gestione di servizi in comune, in particolare con l’INPS
attraverso l’apertura di agenzie e punti di informazione condivisi, quali i centri di Sapri,
Rende, Orbetello; un secondo strumento attiene alle sponsorizzazioni, per le quali è stato
approvato l’apposito “Regolamento “ di gestione.
Il Bilancio di previsione INAIL per il 2003
Per l’esercizio 2003, in coerenza con le scelte più generali di qualificazione e contenimento
della spesa pubblica, nel predisporre le previsioni di bilancio si è prestata massima
attenzione a razionalizzare la spesa di natura istituzionale ed a contenere e ridurre, in
un’ottica di economicità di gestione e di costante ricerca del miglior rapporto costi/benefici,
la spesa strumentale di natura discrezionale, sia quella di parte corrente, sia quella
destinata a investimenti.
Si è puntato, anticipando in questo l’indirizzo complessivo della Finanziaria 2003, a non
ripetere pedissequamente le operazioni già effettuate sotto varia forma negli anni precedenti.
Al contenimento delle spese, basato unicamente su risparmi in valore assoluto, si
è dato il valore aggiunto derivante da un ripensamento strategico sui modi di gestire le
varie funzioni dell’Istituto e, quindi, le spese che da tali modi finiscono per scaturire.
Sono classificate nella categoria IV, con carattere di spese generali di amministrazione, le
spese di esercizio e per la manutenzione ordinaria degli immobili di proprietà e non, quelle
per l’informatica, per stampati, cancelleria, pubblicazioni, postali, telegrafiche, telefoniche
e, infine, quelle per l’esercizio degli autoveicoli.
La copertura finanziaria è espressa in 237.670mila euro, con una flessione dell’1,8%
rispetto alla previsione (242.112mila euro) pari, in valore assoluto, a circa 4miloni e mezzo
di euro.
Queste previsioni sono state elaborate nel rispetto della Direttiva del Presidente del
Consiglio dei Ministri in data 30/09/2002 e così come ripreso dalla Legge Finanziaria
2003, che dispone una riduzione nei consumi intermedi pari al 10% del relativo importo
a consuntivo 2001.
Si tratta, quindi, di un’operazione complessa destinata ad incidere in profondità sui meccanismi
di gestione e sulla stessa scelta degli obiettivi, istituzionali e strumentali, per cui
si è scelto di non definire anticipatamente e in dettaglio i segmenti di riduzione capitolo
per capitolo, rispettando l’impegno complessivo del 10% di abbattimento nella IV
Categoria.
Sulla base dell’impegno assunto si è avviata una riflessione complessiva ed organica da
parte di tutte le strutture dell’Istituto, non solo da parte di quelle che si collocano alla fine
del processo di produzione finendo con l’apparire le uniche responsabili dell’andamento
delle spese. A conclusione delle analisi di settore, sulla base di dati certi e soluzioni condivise,
si potrà procedere, ove necessario e opportuno, al riequilibrio fra le riduzioni dei
91
Le economie
di scala
La funzione
strategica del
contenimento
della spesa
Consuntivo 2001 Preconsuntivo 2002 Variazione %
€ 264.633.000,00 € 239.793.000,00 – 9,39%
vari capitoli, senza escludere la possibilità di una riduzione anche superiore alla predetta
percentuale del 10%.
In questo quadro, ovviamente, particolare attenzione sarà dedicata a capitoli chiave, a
partire da:
• quello delle spese informatiche, la cui riduzione dovrà coniugarsi con un miglioramento
del sistema, realizzabile utilizzando al massimo le opportunità offerte dalla gestione
CONSIP, dagli strumenti di cooperazione, dalla possibilità di “riuso” di prodotti o servizi
già realizzati da altre amministrazioni;
• quello delle spese postali e telefoniche, per le quali, con riferimento alla contraddizione
richiamata all’inizio, si porrà il massimo impegno nel:
– semplificare drasticamente i percorsi amministrativi, in modo da eliminare a monte
la necessità di “colloquio” postale ed anche telefonico;
– ridimensionare, rispetto all’utilizzo della rete, il ricorso a comunicazioni cartacee,
almeno in tutte le ipotesi in cui finiscono per essere il duplicato delle prime, con il
rischio di ingenerare confusione negli utenti;
• quello delle spese di formazione, una volta chiarito che per il caso di specie non sono
comunque in discussione gli impegni di formazione ed aggiornamento professionale
realizzato dai servizi e professionalità interni, bensì solo la fattibilità e, nell’affermativa,
le modalità di realizzazione di percorsi formativi avvalendosi di professionalità e servizi
esterni.
La progettualità del contenimento delle spese e della economicità di gestione si è mossa
anche in direzione della progressiva integrazione tra le Amministrazioni pubbliche, che
dovrà produrre nel 2003 un rafforzamento dei servizi di interoperabilità tra i diversi sistemi
informativi, privilegiando, nell’ambito del consolidamento dei collegamenti e strumenti
di colloquio tra Enti:
• la realizzazione di sportelli integrati, per l’erogazione di servizi unificati di front-office;
• la cooperazione e la partecipazione a sistemi che permettano:
– alle imprese, un unico accesso telematico per ottemperare in maniera unitaria ai propri
obblighi, in analogia con lo Sportello Unico delle attività produttive dei Comuni;
– ai cittadini, di accedere ad un Call Center unificato della previdenza e più in generale
di realizzare l’integrazione dei servizi digitali in un’unica porta d’accesso alla
Pubblica Amministrazione.
Le politiche del contenimento della spesa hanno avuto il loro corollario nel “Nuovo
Regolamento per l’amministrazione e la contabilità degli enti pubblici46, di prossima pubblicazione,
che influenzerà indubbiamente i profili contabili e gestionali dell’attività INAIL.
Si introduce nel sistema, per la prima volta, il metodo della “contabilità analitica” che consentirà
ogni valutazione di convenienza economica e di impiego efficiente ed efficace
delle risorse per il raggiungimento dei fini istituzionali dell’Ente.
L’obiettivo del contenimento della spesa assume, in termini sempre più marcati e stringenti,
caratteristiche di valore assoluto e non soltanto congiunturale.
In aggiunta all’iniziativa appena citata vi sono anche i più recenti orientamenti governativi
contenuti nello “schema di decreto recante criteri generali per il coordinamento dell’azione
amministrativa del Governo ai fini del controllo degli andamenti di finanza pubblica”, circa il
contenimento, nel primo semestre del 2003, dell’assunzione di impegni e dei pagamenti
entro la quota del 50% rispetto alle somme stanziate nel bilancio di previsione 200347.
Sotto un profilo temporale più ampio, le prospettive in termini di spesa non si presentano
particolarmente favorevoli, anche alla luce dei primi segnali relativi all’andamento controverso
del tasso di inflazione.
Nel contesto generale sopradelineato, infine, si inseriscono anche gli altri impegni posti
dal Consiglio di Indirizzo e Vigilanza all’atto dell’approvazione del bilancio di previsione
2003, deliberazione n.2/03, concernenti il completamento del “modello econometrico” e
l’introduzione della contabilità analitica.
92
I capitoli di spesa
critici
I servizi di
interoperabilità
tra sistemi
I recenti
orientamenti
dell’esecutivo
46 Emanato da parte del Consiglio dei Ministri in data 21/2/2003, in base al disposto della legge 20 marzo 1975, n. 70.
Non ancora pubblicato, sostituisce il Regolamento ex D.P.R. n. 696/79.
47 Approvato nella riunione ministeriale del 7 febbraio 2003, e sottoposto al parere delle competenti Commissioni parlamentari.
Appendice
Le misure di intervento finanziario alle imprese
I “Nuovi flussi informativi” dal 2002
Il danno biologico – Allegati tecnici:
• Linee guida per l’applicazione della Tabella dei coefficienti
• Il Comitato scientifico per il monitoraggio del danno biologico
A.1 Le misure d’intervento finanziario per le imprese
A.1.1 La fase sperimentale
Lo sviluppo delle politiche prevenzionali da parte dell’Ente ha il suo nucleo fondamentale
nel rafforzamento della correlazione tra la tradizionale funzione assicurativa e la più
recente funzione prevenzionale. Correlazione che si realizza in particolare attraverso la
previsione di forme di agevolazione finanziaria finalizzate a promuovere la piena attuazione
della normativa in materia di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro ed a sostenere
gli investimenti in tal senso effettuati dalle aziende.
Forme di agevolazione che trovano motivazione nella consapevolezza che una efficace
attività prevenzionale può ridurre in modo significativo i costi economici e sociali, ed
anche assicurativi, derivanti dalle carenze di sicurezza negli ambienti di lavoro.
Risulta evidente, infatti, che i costi degli infortuni sul lavoro pesano in maniera rilevante
sul datore di lavoro, sui lavoratori e sulla collettività. Pertanto, investire in sicurezza determina
un ritorno economico per le imprese, un miglioramento per la qualità della vita dei
lavoratori, un valore sociale per la collettività e, infine, anche un aumento di competitività
nei confronti degli altri Paesi.
È ormai indiscutibile che il livello di sicurezza di un’azienda è influenzato dagli stessi fattori
che ne determinano la competitività quali: il modello organizzativo adottato, il livello
di preparazione delle persone, il livello tecnologico e l’efficienza di impianti, le macchine,
le attrezzature e i metodi di lavoro, monitoraggio continuo dell’organizzazione e verifica
dei risultati raggiunti.
Sostenendo gli investimenti in innovazione tecnologica si avvia anche un processo di
modernizzazione del sistema produttivo che incide sulla sicurezza sul lavoro: la carenza
di idonee misure di sicurezza determina costi aggiuntivi che penalizzano la competitività
dell’impresa.
L’adozione di misure di prevenzione costituisce un indubbio investimento che, oltre a
ridurre i costi economici e sociali connessi al fenomeno infortunistico e tecnopatico,
migliora al tempo stesso la qualità dei processi produttivi e dei prodotti.
L’INAIL non è nuovo a forme di sostegno alle imprese. Ne sono una componente importante
le misure di sconto tariffario praticate con i meccanismi di oscillazione del tasso per
la determinazione del premio assicurativo e con le norme premiali.
In tale prospettiva l’Istituto si è fatto promotore presso il Ministero del Lavoro di un nuovo
e più completo modello più direttamente finalizzato a sostenere finanziariamente l’attuazione
della normativa in materia di prevenzione, anche sull’esempio dell’esperienza
maturata da altri paesi europei ed in particolare dalla Francia.
Un modello che prevede l’incentivazione degli investimenti in sicurezza da parte delle
imprese, da realizzare con la modernizzazione delle macchine, l’adozione di tecnologie
avanzate, l’introduzione di nuovi mezzi, impianti ed apparecchiature. Il miglioramento dei
processi produttivi e la riprogettazione dell’organizzazione aziendale rappresentano
un’importante strategia per garantire le massime condizioni di sicurezza e salute nei luoghi
di lavoro.
Nello stesso tempo, tale modello si estende anche al finanziamento della formazione e
dell’informazione, poiché sostenere le aziende in questa linea di programmi per la prevenzione
non ha solo un ritorno nella riduzione dei rischi da infortunio, ma vuol dire arrivare
al “cuore” del problema. La diffusione della cultura della prevenzione, la conoscenza
delle strette interrelazioni esistenti tra gli obiettivi della sicurezza, della qualità, della
produttività e della competitività, rappresentano il mezzo più convincente per far considerare
gli interventi in materia di prevenzione da parte delle aziende come investimenti e
non come costi.
Appare ormai assodato che l’informazione e la formazione costituiscono elementi fonda-
95
Formazione e
informazione degli
addetti
La prevenzione
come fattore
critico di successo
mentali per un’efficace strategia di riduzione del fenomeno infortunistico e tecnopatico.
Il predetto modello di incentivazione alla prevenzione ha trovato concreta attuazione
legislativa con l’art. 23 del D.Lgs. n. 38/2000 che infatti ha previsto, in via sperimentale per
il triennio 1999-2001, il sostegno finanziario dell’INAIL a:
• programmi di adeguamento delle strutture e dell’organizzazione delle PMI e dei settori
agricolo ed artigianale alle normative in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro;
• progetti per favorire l’applicazione degli artt. 21 e 22 del D.Lgs. n. 626/94 articolati in
progetti di informazione e formazione e per la produzione di strumenti e prodotti a supporto
delle predette attività.
Il sistema è stato poi disciplinato con un apposito Regolamento di attuazione adottato
dall’INAIL ed approvato con Decreti del Ministro del Lavoro, che stabilisce, in particolare,
le caratteristiche richieste ai programmi ed ai progetti per poter essere ammessi al finanziamento,
i criteri di priorità, le modalità di presentazione delle domande di finanziamento.
Le notevoli risorse economiche destinate ai predetti interventi, previste in poco meno di
310 milioni di Euro48, sono state ripartite in due linee di finanziamento, con il 75% dell’importo
complessivo destinato ai programmi di adeguamento e cioè per gli investimenti
di tipo strutturale da parte delle aziende in materia di prevenzione e per il restante 25%
verso i progetti per favorire l’applicazione degli artt.21 e 22 del D.Lgs. n. 626/94.
Sulla base della citata normativa l’INAIL ha emanato, nel corso del 2001, un primo bando
per la presentazione delle domande di finanziamento a seguito del quale sono pervenuti
4399 progetti di informazione e formazione e 829 progetti per la produzione di strumenti
e prodotti.
A conclusione delle fasi di valutazione di tali progetti, attraverso il sostegno finanziario
dell’Istituto, sono stati avviati sul territorio nazionale e nei diversi settori produttivi, interventi
di informazione e formazione riguardanti circa 800mila lavoratori, 10mila
Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS), 85mila addetti alla gestione delle
emergenze, 20mila Datori di Lavoro e Responsabili dei Servizi di Prevenzione e
Protezione (RSPP).
Sono inoltre in corso di realizzazione 118 prodotti di supporto delle attività di informazione
e formazione in materia di prevenzione riconducibili a diverse tipologie (video, opuscoli,
cd-rom, siti internet ecc.) ed ai diversi settori produttivi, che verranno acquisiti
dall’Istituto per le successive fasi di divulgazione e diffusione sul territorio nazionale.
Nel corso del 2002, è stato emanato un secondo bando per la presentazione di domande
di finanziamento di progetti di informazione e formazione relativamente a 11 Regioni
nelle quali erano residuate risorse economiche, a seguito del quale sono stati finanziati
ulteriori n. 1568 progetti.
A seguito dell’individuazione degli Istituti di credito da coinvolgere nell’iniziativa, si è proceduto
ad attivare, sempre nel corso del 2002, un bando per la presentazione di programmi
di adeguamento a seguito del quale sono pervenute 7.144 domande di finanziamento
in conto interessi di interventi strutturali ed organizzativi in materia di prevenzione
da parte delle PMI e dei settori agricolo ed artigianale. Tali interventi, articolati in 5 assi di
finanziamento corrispondenti a diverse tipologie di adeguamento alla normativa in materia
di sicurezza, riguardano tutti i settori produttivi e comporteranno, con il sostegno
dell’Istituto, un complessivo investimento in prevenzione da parte delle imprese per circa
700 milioni di Euro.
96
Le fonti
normative
Le linee di
finanziamento
48 Per l’esattezza lo stanziamento di 309.874.139 Euro, è stato così ripartito: 232.405.604 Euro per i programmi di adeguamento
e cioè per gli investimenti di tipo strutturale da parte delle aziende in materia di prevenzione e i rimanenti 77.468.535
Euro per i progetti per favorire l’applicazione degli artt.21 e 22 del D.Lgs. n. 626/94.
A.1.2 La formazione finanziata
Per tale tipologia di finanziamento, si è conclusa la fase di approvazione da parte degli
Organi dell’Istituto delle liste regionali dei progetti di informazione e formazione, presentati
sulla base del bando, relativo a tutto il territorio nazionale, emanato nel corso del 2001
e di quello emanato nel corso del 2002 per le Regioni Liguria, Marche, Veneto, Trentino,
Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte, Toscana, Marche, Valle
d’Aosta e Direzione Provinciale di Bolzano. Nella prima delle due tabelle che seguono le
domande di finanziamento complessivamente pervenute, in numero di 6.340 unità, sono
ripartite per regione di competenza, mentre nella tabella successiva sono indicati, per ciascuno
dei predetti bandi, il numero dei progetti ammessi al finanziamento e quello dei
progetti valutati inammissibili in quanto non rispondenti ai criteri previsti dal Regolamento
di attuazione dell’art. 23 del D.Lgs. n. 38/2000.
97
I risultati a
consuntivo
Domande pervenute per Regione
Progetti ammessi al finanziamento/respinti
I progetti di informazione e formazione presentati sul territorio nazionale hanno riguardato
tutti i settori lavorativi.
Come è possibile notare dalla terza tavola sottoriportata, le lavorazioni per le quali sono
pervenute il maggior numero di domande sono quelle che appartengono ai comparti
delle costruzioni, della metalmeccanica e dell’agricoltura.
Il Regolamento di attuazione prevedeva che i progetti, per poter essere ammessi al finanziamento,
riguardassero appositi assi di finanziamento, tra i quali sono state ripartite le
risorse economiche disponibili, individuate in relazione alle diverse figure previste dagli
articoli 21 e 22 del D.Lgs. n. 626/94, lavoratori, RLS, addetti alla gestione delle emergenze,
datori di lavoro e RSPP.
Complessivamente, attraverso il sostegno finanziario dell’Istituto, sono stati realizzati o
sono in fase di avvio interventi formativi/informativi che hanno riguardato circa 1 milione
di soggetti coinvolti nel sistema di gestione della sicurezza aziendale.
A.1.3 Le valutazioni emerse dal progetto di ricerca dell’Università Bocconi
Al termine della fase sperimentale relativa al finanziamento dei progetti per favorire l’applicazione
degli artt. 21 e 22 del Decreto Legislativo n. 626/94 per i progetti di informazione e
formazione, l’Istituto ha commissionato a EconPubblica ed allo IEFE dell’Università Bocconi
di Milano una ricerca denominata “L’intervento INAIL a sostegno dei progetti d’informazione
e formazione: analisi dei progetti pervenuti e proposte per azioni future”.
La ricerca contiene un’analisi quali-quantitativa dei progetti pervenuti sulla base del
bando 2001 ed ha l’obiettivo di fornire all’INAIL, attraverso l’elaborazione delle informazioni
acquisite con tale tipologia di finanziamenti, una base conoscitiva generale sugli
esiti dell’intervento. A livello territoriale, inoltre, vengono declinate le esigenze informative
e formative delle figure coinvolte nell’attuazione del modello relazionale di gestione della
sicurezza. L’analisi delle diverse tipologie dei soggetti richiedenti il finanziamento e dei
settori lavorativi di appartenenza sarà particolarmente utile al fine di formulare nuove proposte
per future iniziative sempre più mirate alle necessità del mondo produttivo e dei
soggetti interessati.
Si fornisce, di seguito, una sintesi delle indicazioni emerse nel corso del progetto di ricerca.
98
Gli obiettivi
di conoscenza
della ricerca
Percentuali
Servizi Costruzione
edile
Agricoltura Lavorazioni
metallo
Chimica
Plastica
Le caratteristiche delle domande pervenute
Nella prima parte del Rapporto, è stata svolta un’analisi quantitativa delle domande pervenute
all’INAIL, relative al finanziamento dei progetti di informazione e formazione, rivolti
a lavoratori, rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, responsabili del servizio prevenzione
e protezione e datori di lavoro, che ha fornito una valida base conoscitiva delle
richieste di finanziamento.
È emerso che sono stati presentati complessivamente più di 4.331 progetti 49, per un totale
di circa 3000 proponenti, dato che era consentito a ciascun soggetto di presentare
richieste per più di un intervento.
Per quanto riguarda i soggetti richiedenti, classificati in 8 grandi categorie50, è stato rilevato
che oltre la metà, il 55.1%, si è concentrata nella categoria denominata “Singola
impresa” e da un punto di vista del dettaglio per area geografica, tale percentuale è principalmente
distribuita nelle regioni nord-occidentali, dove il 62% delle domande proviene
da singole imprese, contro circa il 52% del Sud e del Centro Italia.
La possibilità data al richiedente di ripartire la propria proposta tra uno o più sottoprogetti o
assi di finanziamento ha generato un numero di sottoprogetti pari a più di 7600, di cui circa
3800 per il primo asse (Formazione ed informazione dei lavoratori), 950 per il secondo
(Formazione dei rappresentati della sicurezza), oltre 1900 per il terzo (Formazione degli addetti
alla gestione delle emergenze) ed, infine, poco più di 860 per l’ultimo asse (Formazione finalizzata
ad agevolare i datori di lavoro ed i responsabili del servizio di prevenzione e protezione,
dipendenti dalle imprese, a svolgere l’attività di informazione e formazione in azienda).
Gli interventi previsti per ciascun asse potevano essere rivolti ad una o più aziende destinatarie,
il che significa che una stessa impresa destinataria poteva accedere ai finanziamenti
relativi a più sottoprogetti. Ciò ha determinato un numero di interventi superiore al
numero delle aziende destinatarie, a causa delle eventuali duplicazioni: si contano circa
65.000 interventi formativi a fronte di poco più di 42.000 imprese destinatarie, che hanno
coinvolto a loro volta una popolazione di partecipanti ai corsi superiore a 1.164.000 unità.
La prevalenza di progetti indirizzati ai lavoratori e agli addetti alle emergenze, e l’elevata
numerosità dei destinatari devono ritenersi come fenomeni del tutto rispondenti al fabbisogno
attuale del sistema imprenditoriale, seppur in grado di incidere solamente su di
una parte di esso, in particolare nei settori a maggior rischio.
Le tavole che seguono mostrano i diversi aggregati per area geografica e comparto merceologico
di appartenenza delle imprese destinatarie dei progetti.
I risultati dell’analisi riportati nelle tavole evidenziano che le domande di finanziamento
sono venute essenzialmente da proponenti localizzati nelle regioni centro-meridionali, per
una quota di circa il 60 %. L’indagine ha inoltre rilevato che le domande hanno interessato
principalmente aziende destinatarie del Sud, pari al 52.1% rispetto al totale delle
imprese destinatarie, dove però i soggetti destinatari, intesi come persone fisiche, rappresentano
meno del 30% sul totale di più di 1 milione di unità.
99
L’analisi
quantitativa
La ripartizione
in sottoprogetti
49 Numero di progetti con dati leggibili su un totale di n. 4399 domande effettivamente pervenute.
50 Le otto categorie sono: Organismo Bilaterale, Comitato paritetico, Associazione datoriale o sindacale, Pubblica Amministrazione,
Istituto o Organismo che opera nel campo della prevenzione, ONLUS, Consorzio di imprese, Singola impresa,
Altro soggetto.
La concentrazione delle domande nelle regioni del Mezzogiorno conferma ancora una
volta il particolare fabbisogno di formazione, data la dinamica infortunistica e la, sino ad
oggi, minor intensità delle iniziative formative, di cui necessita questa area del paese. I
progetti presentati appaiono coinvolgere, tuttavia, un numero medio di destinatari decisamente
inferiore rispetto ai progetti presentati nelle altre aree del territorio nazionale.
Da un punto di vista settoriale, le imprese destinatarie si sono concentrate essenzialmente
nei tre grandi settori a più elevata criticità in relazione al fenomeno degli infortuni:
nel Terziario, per una quota del 15.7%, in quello delle Costruzioni edili ed idrauliche, con
una percentuale del 34% ed, infine, nel Metalmeccanico, dove troviamo il 14.4% delle
imprese interessate. Ciò risponde quindi agli obiettivi che l’Istituto si era proposto con la
promozione di tale iniziativa: intervenire mediante il sostegno di programmi di formazione
ed informazione in materia di sicurezza sul lavoro soprattutto nei settori a più alta
rischiosità.
100
Particolare importanza rivestono anche le evidenze ottenute dall’analisi degli ammontari
di finanziamento richiesti. Ogni progetto per gli interventi di informazione e formazione
doveva essere corredato da un apposito piano contenente l’elencazione specifica di tutte
le voci di spesa previste e l’indicazione dell’importo complessivo. Secondo le disposizioni
dell’INAIL, le risorse disponibili dovevano essere distribuite, a livello regionale, tenendo
conto del numero delle imprese destinatarie dell’iniziativa e della rilevanza del fenomeno
infortunistico nel territorio di competenza di ciascuna regione. L’intervento consiste,
dunque, nel finanziamento a fondo perduto di parte degli oneri economici sostenuti
dai soggetti richiedenti.
Secondo l’art. 23 del Regolamento di attuazione del D.Lgs. 23 Febbraio 2000, n. 38,
l’INAIL, infatti, poteva finanziare a fondo perduto il 75% dell’importo complessivo di ciascun
progetto ed entro il limite massimo di 51.6 mila €.
La distribuzione dei progetti per ammontare di finanziamento richiesto mostra che esiste
una maggiore presenza di domande per cifre inferiori ai 25.8 mila €, in particolare tra i 5.2
ed i 12.9 mila € e le richieste di importi più elevati (da 51.6 a 129.1 mila €) sono in generale
venute dal Sud: 26% delle richieste dell’area contro il 9.6% in media.
Guardando al dettaglio merceologico, si osserva che sono stati principalmente i settori
della Lavorazione e conservazione del legno e quello della Mineralogia ad aver presentato
un maggior numero di richieste di finanziamento, pari rispettivamente al 31.2% e
41.3% sul totale di comparto, nella classe più bassa di importi (dai 516 ai 5.2 mila €).
Le caratteristiche dei progetti presentati
La seconda parte del Rapporto espone l’analisi da un punto di vista qualitativo, necessaria
per meglio approfondire il quadro generale ottenuto dall’analisi quantitativa.
L’analisi qualitativa ha utilizzato un approccio metodologico che ha selezionato in particolare
tre dei campi presenti nel questionario, corrispondenti a domande aperte alle quali
i proponenti potevano rispondere in modo libero e più o meno approfondito (con riferimento
alle “Istruzioni per la compilazione”). Questi campi sono stati individuati come
significativi al fine di fornire una prima fotografia dell’intero universo dei sottoprogetti presentati
all’interno dei quattro assi di finanziamento: il primo, relativo ai rischi connessi ai
processi produttivi, alle tecnologie, alle macchine, alle attrezzature, agli impianti ed alle
sostanze; il secondo, riguardante gli argomenti trattati negli interventi di informazione e
formazione, e il terzo inerente alle esercitazioni pratiche programmate dal proponente.
Dal punto di vista metodologico, si è proceduto individuando parole chiave allo scopo di
definire e di ritrovare nel data base le categorie di fenomeni che ci aspettavamo di trovare
a seconda del campo preso in considerazione. Tale fase di definizione delle parole
chiave è stata preceduta da una lettura attenta di un campione ristretto di sottoprogetti,
101
L’analisi
qualitativa
selezionato in modo del tutto casuale, che ha portato all’individuazione delle parole chiave
messe poi alla prova e ulteriormente modificate e affinate in fase di applicazione all’universo.
Il primo campo selezionato dà una descrizione del campione dal punto di vista dei rischi
presenti in una determinata azienda o collegati a un determinato ciclo produttivo. La tavola
successiva riporta, in termini percentuali, i primi dieci rischi individuati.
Appare evidente come i quattro sottocampioni relativi ai quattro assi presentino in linea
di massima caratteristiche molto simili in termini di tipologie e di entità del rischio presente
in azienda. Evidentemente l’identificazione – e quindi la descrizione – dei rischi dell’azienda
avviene a prescindere dalle figure o funzioni aziendali cui sono destinati gli interventi
di formazione.
Un aspetto rilevante riguarda il sottocampione relativo ai progetti che hanno come destinatari
gli addetti alla gestione delle emergenze (asse 3): il rischio di incendio si situa al
primo posto (poco meno del 56%) discostandosi dalla relativa omogeneità degli altri sottocampioni
(in cui la percentuale rimane al di sotto del 50%). Ciò può essere dovuto alla
rilevanza che le squadre addette all’antincendio assumono all’interno dell’organizzazione
della sicurezza e delle emergenze di un’azienda, indipendentemente dal settore di appartenenza
della stessa.
Dall’analisi emergono le percentuali relative alle singole tipologie di rischio, che possono
portare a delineare il profilo delle aziende destinatarie dei progetti, anche in termini di settore
di appartenenza, evidenziando una certa correlazione tra la frequenza delle tipologie
di rischio e la numerosità delle aziende destinatarie per settore. Da un confronto dei rischi
relativi ai diversi assi riportati nella tavola seguente, infatti, è possibile notare come vi sia
un gruppo di rischi che occupa le prime cinque posizioni: movimento e guida di mezzi,
utilizzo di macchinari e attrezzature, rischio elettrico, movimentazione manuale dei carichi,
rumore e vibrazioni.
La presenza di questi rischi nelle prime cinque posizioni può essere in parte ricondotta
alla forte presenza nel campione di aziende destinatarie dei progetti di formazione e informazione
appartenenti al settore edile (gruppo di tariffa 03).
I rischi che compaiono in tabella con una percentuale compresa tra il 30% e il 50% (in
corsivo) possono essere riferiti sia al settore edile che ad altri settori industriali collocati
tra le prime posizioni nella numerosità delle imprese destinatarie (legno, meccanica).
Il secondo campo selezionato tra quelli compilati dai soggetti proponenti e ritenuti ad alta
significatività, si ritrovano gli argomenti. Questo campo riesce, da solo, a dare una prima
immagine, che naturalmente necessita di ulteriori affinamenti e approfondimenti, del tipo
di corso che il proponente aveva in mente al momento della compilazione dei moduli
INAIL. Da questo punto di vista, dalle tabelle degli argomenti dei corsi che già risultano
102
incrociati con le tipologie dei destinatari (avendo l’INAIL previsto all’origine una suddivisione
in quattro assi), emergono le tematiche che nessun corso di formazione alla sicurezza
può permettersi di trascurare, così come i tratti specifici di ogni singolo asse, ovverosia
le tematiche specifiche dei corsi di formazione rivolti a destinatari diversi. Il confronto
tra le tabelle degli argomenti dei corsi, suddivise per assi (cioè per tipologia di destinatari),
è riportato nella tavola che segue.
I fenomeni evidenziati nell’ambito di questa analisi risultano spesso fra loro sovrapponibili:
le percentuali più precise si hanno nel caso di categorie di argomenti più ampie e
generali, mentre quando si è scelto di declinare ulteriormente queste ultime, i singoli
fenomeni individuati formano sottouniversi sovrapposti. Ciò comporta, tra l’altro, che la
realtà dei progetti presentati non possa essere colta in tutte le sue sfaccettature, se non
attraverso una lettura diretta di ciascun progetto.
In generale emerge che:
• gli interventi di formazione destinati agli addetti alla gestione delle emergenze sono da
considerarsi corsi molto specifici e tecnici, con un significativo ricorso a esercitazioni
pratiche; e quindi poco confrontabili con gli interventi di formazione degli altri assi;
• tra gli argomenti comuni ai rimanenti 3 assi (1, 2, 4) è da rilevare la presenza di un gruppo
di cinque tematiche che sembrano rappresentare il nucleo fondamentale di ogni
intervento di formazione, a prescindere dalla tipologia di destinatario e sono:
Normativa, Ruoli, compiti e funzioni degli attori della prevenzione, Valutazione dei
rischi, Comunicazione, Emergenze.
È inoltre interessante rilevare l’importanza data alla comunicazione e alle tecniche di
comunicazione interpersonale che, se sommate alla partecipazione, al coinvolgimento e
alla consultazione dei lavoratori, sono elementi indicativi di un’evoluzione in atto nella
103
concezione della prevenzione in azienda: da una logica meramente impositiva si passa
alla enfatizzazione della capacità di interazione tra la diverse figure aziendali come premessa
a un coinvolgimento e una partecipazione sempre più attiva da parte dei lavoratori
alla gestione della prevenzione in azienda.
Per quanto riguarda i percorsi formativi rivolti ai lavoratori, gli argomenti più significativi
sono quelli connessi alle attività e alle mansioni specifiche di ciascun soggetto e ai rischi
ad esse connessi. Accanto a questi vanno ricordati quelli relativi alla conoscenza dei diritti
e doveri dei lavoratori in tema di prevenzione in azienda.
Per quanto riguarda invece il Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS), i dati
in tabella segnalano che gli argomenti delle prime quattro posizioni sono coerenti con le
indicazioni della normativa vigente51 e con le tematiche che più risultano utili al RLS nel
suo ruolo di interfaccia tra Direzione da una parte e lavoratori dall’altra (normativa, ruolo
e funzioni della prevenzione, valutazione dei rischi e comunicazione). In particolare, la
tematica specifica identificata per questa figura ha in sé una doppia valenza che connota
i compiti e il ruolo del RLS:
• conoscere tutti i rischi presenti in azienda
• conoscere e applicare le metodologie di rilevazione di tali rischi
• avere la giusta consapevolezza del proprio ruolo nella individuazione e segnalazione
dei rischi.
Questa categoria rimanda implicitamente al ruolo di rappresentanza del RLS nei confronti
dei lavoratori e a quello consultivo nei rapporti con la Direzione e con le altre figure aziendali.
Nel caso degli addetti alla gestione delle emergenze, più ancora che per il RLS, ci troviamo
di fronte ad addetti con compiti specifici per i quali è necessaria una formazione
focalizzata. In questo ambito emerge il continuo riferimento al D.M. 10/03/98 –
Criteri generali di sicurezza antincendio e per la gestione delle emergenze nei luoghi
di lavoro – con particolare riguardo ai contenuti minimi della formazione previsti dall’allegato
IX.
Si deve sottolineare la peculiarità di tali interventi di formazione che, come abbiamo potuto
verificare in precedenza, non presentano argomenti comuni agli altri corsi, coerentemente
con la specificità delle funzioni relative a queste figure (ad eccezione di normativa,
dispositivi di protezione, rischi specifici e segnaletica di sicurezza)52.
Gli argomenti presenti in tabella non fanno che confermare quindi l’ipotesi di un corso
specifico su argomenti (primo soccorso, antincendio, traumi, evacuazione, ecc.) utili
ad affrontare in modo efficace gli incidenti, per limitarne le eventuali conseguenze
dannose.
Per quanto riguarda gli interventi di formazione rivolti a datori di lavoro e responsabili del
servizio di prevenzione e protezione (RSPP), essi avranno presumibilmente una doppia
specificità: una relativa alle figure che si intende formare e l’altra relativa alla finalità dell’intervento
di formazione e cioè quella di rendere tali figure capaci di fare a loro volta formazione
ai lavoratori e ad altre figure aziendali. Tale doppia valenza sembra emergere
anche dai dati presenti in tabella, dove le prime tre categorie dell’asse 4 delineano le
caratteristiche minime che i destinatari devono avere in materia di igiene e sicurezza sul
lavoro:
• la conoscenza del quadro normativo con particolare riferimento al D.Lgs. 626/94 e le
conoscenze metodologiche relative alla valutazione dei rischi,
• i dati statistici sugli infortuni con particolare riferimento al proprio settore e alla propria
realtà aziendale.
A seguire troviamo invece altre categorie come informazione e formazione, comunicazione,
o ancora metodologia e didattica, che testimoniano l’obiettivo di fare dei datori di
lavoro o dei RSPP dei formatori, nella logica della formazione dei formatori.
Nella parte di analisi del campo relativo alle esercitazioni, sono state ricavate informazio-
104
I percorsi
formativi per i
lavoratori
e gli RLS
51 In particolare con quanto disposto nel D.M. 16 gennaio 1997, che individua un possibile percorso di formazione per il RLS.
52 Ci sembra non azzardato ipotizzare che tali tematiche vengano affrontate limitatamente alla gestione delle emergenze e
non come inquadramento conoscitivo e metodologico sulla gestione della prevenzione in azienda.
ni relative alla tipologia di prove pratiche previste per i singoli assi. Da questa analisi sono
emerse, infatti, le materie della sicurezza su cui i proponenti hanno ritenuto necessario
programmare delle esercitazioni attraverso cui ottenere un migliore apprendimento da
parte dei destinatari dell’intervento formativo.
Dopo aver indagato accuratamente sulle caratteristiche di natura quantitativa e di natura
qualitativa delle domande di finanziamento, si è cercato di ottenere delle informazioni più
dettagliate sui progetti pervenuti all’INAIL. A tal fine è stata svolta una “segmentazione”
dei progetti che consentisse di individuare i profili più rilevanti e formare dei gruppi in cui
rientrassero progetti con caratteristiche simili. E’ stata applicata a questo scopo una tecnica
di analisi statistica multivariata che permette di trarre informazioni dai dati attraverso
una loro opportuna classificazione: la cluster analysis.
Tramite questa tecnica si sono costituiti cinque gruppi in cui le unità (o progetti) assegnate
sono omogenee tra loro con la caratteristica che i vari raggruppamenti sono effettivamente
il più possibile distinti tra loro. In particolare, i primi tre sono i gruppi con i progetti
più “corposi” in quanto identificano progetti numerosi dal lato degli interventi, delle
aziende e delle persone fisiche interessate e con richieste di finanziamento cospicue. Gli
ultimi due gruppi individuano, invece, progetti più “costosi”, in quanto in corrispondenza
di un minor numero di interventi ed aziende destinatarie, gli importi richiesti oscillano da
un minimo di 15 mila ad un massimo di 53 mila Euro. Ciò probabilmente dipende dal
numero elevato di persone fisiche a cui i corsi si sono rivolti.
I risultati della cluster analysis sono stati utilizzati poi come base per il campionamento di
alcuni progetti, allo scopo di analizzarli da un punto di vista qualitativo in modo più dettagliato.
Da ciascun cluster sono stati estratti mediante campionamento causale semplice
senza ripetizione i progetti fino a giungere al campione finale formato da 106 unità rappresentativo
dell’universo dei progetti pervenuti all’INAIL53.
Per quanto riguarda la lettura qualitativa (lettura orizzontale e verticale) dei progetti del
campione selezionato, gli elementi significativi della nostra indagine possono essere
schematizzati come segue.
1. Soggetti proponenti:
• scarsa risposta da parte delle associazioni sindacali al bando. Il numero maggiore di
proponenti è costituito da singole imprese. Su un campione di 106 progetti solo un
progetto è presentato da un’organizzazione sindacale. La componente sindacale è
comunque presente all’interno degli organismi bilaterali e dei comitati paritetici che
insieme rappresentano il 12% dei progetti presentati;
• hanno risposto in modo più consistente le associazioni datoriali. I progetti presentati
dalle Associazioni e inclusi nel campione di lettura, tendono ad avere come destinatari
un elevato numero di aziende, in genere piccole o piccolissime, appartenenti ad uno
stesso settore.
2. Soggetti destinatari (riferiti al solo asse 1):
• la maggior parte dei soggetti proponenti che non indirizzano i propri corsi a tutti i
dipendenti tendono comunque a non attuare un’approfondita analisi dei fabbisogni formativi,
distinguendo al massimo tra operai e impiegati;
• di maggior interesse risultano quei progetti indirizzati ad addetti a mansioni specifiche,
nonché a neoassunti, a capiturno e capireparto (questi ultimi presentano percentuali
molto basse), per i quali si rileva il tentativo di individuare in modo più specifico i fabbisogni
degli interventi formativi programmati.
3. Obiettivi:
• gli interventi formativi non hanno quasi mai l’ambizione di condurre approfondimenti
su tematiche specifiche ma nella quasi totalità dei casi si propongono l’obiettivo di for-
105
La segmentazione
per progetti
omogenei
53 Nel campionamento casuale semplice senza ripetizione tutte le unità della popolazione hanno la stessa probabilità di
essere incluse nel campione, ma non più di una volta.
nire gli strumenti, le conoscenze e le modalità di operare che permettono di cominciare
a parlare di e a fare prevenzione in azienda in modo più consapevole;
• per quanto riguarda l’asse 4 gli obiettivi delineano in modo chiaro quali sono le competenze
e i ruoli che tali corsi intendono formare per soggetti che risultano essere cruciali
nella gestione efficiente ed efficace della prevenzione in azienda: capacità organizzative
e di pianificazione, capacità relazionali e comunicative, conoscenze tecniche
e gestionali relative alla gestione del rischio, capacità formative.
4. Metodologie:
• se è vero che non è possibile trarre una conclusione definitiva a riguardo, è possibile
ipotizzare che il mondo del lavoro (e forse questo era già evidente), anche nel campo
della sicurezza sul lavoro si stia lentamente muovendo verso l’utilizzo di tecnologie più
innovative anche nel campo della formazione e della didattica.
5. Asse 1:
• nei progetti esaminati in cui vi è la presenza del duplice intervento (formazione e informazione)
si è potuta rilevare una discreta coerenza nella programmazione delle due
tipologie di azione. Spesso infatti, l’intervento di informazione è risultato essere (più o
meno esplicitamente) propedeutico a quello di una formazione più approfondita e
ampia.
6. Assi 2 e 3:
• i progetti tendono ad essere molto standardizzati soprattutto negli assi 2 e 3, lasciando
intravedere una scarsa attenzione all’analisi dei fabbisogni formativi. Costanti sono
i riferimenti alla normativa vigente sui contenuti della formazione sia per i RLS sia per
gli addetti alla gestione delle emergenze;
• La lettura dei progetti relativi all’asse 2 ha fatto emergere una particolare attenzione alla
formazione delle persone che devono ricoprire tale ruolo, soprattutto per quanto
riguarda la funzione che il RLS deve espletare nell’ambito del sistema sicurezza, ma
senza un reale approfondimento delle funzioni comunicazionali e relazionali di questa
figura;
• per quanto riguarda invece l’asse 3, l’ambito limitato di argomenti sembra indicare un
relativo impoverimento dei corsi di formazione per gli addetti alla gestione delle emergenze
che finiscono col non fornire un’adeguata formazione relativa alla gestione della
sicurezza e alle caratteristiche che un sistema della sicurezza aziendale dovrebbe
avere.
7. Asse 4:
• per quanto riguarda i datori di lavoro e i RSPP, la doppia specificità emersa dall’analisi
degli argomenti effettuata nella parte seconda del presente rapporto, relativa alla formazione
e sensibilizzazione di datori di lavoro e RSPP da un lato e alla funzione di “formatori”
cui dovranno a loro volta adempiere dall’altro, è confermata anche dagli obiettivi
emersi dal campione di progetti esaminato. I progetti, infatti, sembrano evidenziare
una progettualità volta sia a fornire le capacità necessarie per la programmazione di un
sistema di sicurezza e per l’organizzazione delle procedure interne all’azienda per
un’efficace prevenzione dei rischi e conseguente riduzione degli infortuni, sia a dotare
queste figure degli strumenti e delle capacità relazionali e di comunicazione necessari
per interagire con i lavoratori, nell’ottica della formazione che ad essi dovranno essere
in grado di offrire.
Nella parte conclusiva della ricerca si è confrontata la popolazione inerente ai progetti
finanziati da INAIL con studi riguardanti la situazione della formazione alla sicurezza in
Italia e o relativi fabbisogni da soddisfare.
106
Si conferma come la formazione costituisca una criticità di particolare rilevanza nell’implementazione
della gestione della prevenzione nelle imprese, in particolare in quelle di
minori dimensioni. Se infatti nell’ambito delle grandi imprese e con riferimento alle figure
specialistiche (RSPP, RLS, addetti alle emergenze e al pronto soccorso, ecc.), sono stati
sviluppati sforzi significativi negli ultimi anni, la formazione dei lavoratori (tanto più nelle
piccole e medie imprese) si trova ancora in una fase preliminare, condizionando in modo
significativo le prestazioni dell’intero sistema Italia nell’ambito della sicurezza e igiene sul
lavoro.
Entrando nel merito delle caratteristiche della progettazione formativa, la maggior parte
delle iniziative formative sviluppate nel nostro Paese presentano metodologie e modalità
di erogazione formativa tradizionali e poco sofisticate. In questo senso ciò che emerge
dall’indagine sul campione INAIL rispecchia la situazione presente nel nostro Paese.
Rimane il fatto che agli estensori del rapporto appare estremamente importante promuovere
non solamente la formazione dei lavoratori alla sicurezza sul lavoro, ma anche iniziative
formative caratterizzate da maggiore efficacia ed innovatività. Ciò significa valorizzare
la formazione on the job, che coinvolga una molteplicità di attori interni ed esterni
all’organizzazione, utilizzando metodologie attive, sviluppando sistemi di rendicontazione
e monitoraggio della formazione.
Queste variabili dovrebbero essere particolarmente valorizzate in eventuali futuri bandi, in
modo da consentire un passo in avanti nella promozione della formazione alla sicurezza
nel nostro Paese.
107
Il gap formativo
per gli addetti alle
piccole imprese
A.1.4 Gli investimenti finalizzati al miglioramento dell’organizzazione del lavoro
e dei processi produttivi in materia di sicurezza sul lavoro
Come già in precedenza evidenziato, l’art. 23 lett. a) del D.Lgs. n. 38/2000 ha previsto il
sostegno finanziario dell’INAIL a programmi di adeguamento delle strutture e dell’organizzazione
e delle PMI e dei settori agricolo e artigianale alle normative in materia di sicurezza
nei luoghi di lavoro.
Sulla base di tale previsione normativa e del relativo Regolamento di attuazione, l’INAIL
ha emanato, in data 16 maggio 2002, un bando per la presentazione delle domande di
finanziamento di programmi di adeguamento.
Sono previste due tipologie di finanziamento:
• in conto interessi: finanziamenti agevolati erogati da Istituti bancari con copertura totale
dei relativi interessi, oneri e spese accessorie da parte dell’INAIL; a questo tipo di
finanziamento è stato assegnato circa il 78% del fondo disponibile (180.759.915,00
Euro);
• in conto capitale:contributi a fondo perduto, integrativi del finanziamento in conto
interessi pari al 30% del costo del programma per programmi di particolare qualità
ed eccellenza; quest’altro tipo di finanziamento – al quale è stato riservato
circa il 22% del fondo disponibile (51.645.690,00 Euro) – è cumulabile con il precedente
e verrà concesso previa presentazione, su richiesta dell’INAIL, di un’ulteriore
documentazione tecnica comprovante la particolare qualità prevenzionale
del programma che si intende adottare e la sua estensibilità ad altre entità produttive.
Le domande devono essere relative a specifici assi di finanziamento, tra i quali sono state
ulteriormente ripartite le risorse disponibili in ciascuna Regione.
Assi di finanziamento in conto interessi
Asse 1: eliminazione di macchine prive di marcatura CE e loro sostituzione con
Macchine marcate CE, comprese le macchine per il sollevamento e la movimentazione
dei carichi e quelle che sono escluse dal campo di applicazione del
D.Lgs. n. 459/96, art. 1, comma 5, lettera n.
Asse 2: acquisto, installazione, ristrutturazione e/o modifica di impianti, apparecchi e
dispositivi per:
• l’incremento del livello di sicurezza contro gli infortuni;
• la riduzione dell’esposizione dei lavoratori ad agenti chimici, fisici e biologici;
• l’eliminazione o riduzione dell’impiego di sostanze pericolose dal ciclo produttivo.
Asse 3: installazione di dispositivi di monitoraggio dello stato dell’ambiente di lavoro al
fine di controllare l’esposizione dei lavoratori ad agenti chimici, fisici e biologici.
Asse 4: ristrutturazione e/o modifica strutturale dell’ambiente di lavoro.
Asse 5: implementazione di sistemi di gestione aziendale della sicurezza, secondo
parametri conformi alle normative internazionali, documentabile e verificabile.
Assi di finanziamento in conto capitale
Asse 1: programmi di modifica e reingegnerizzazione di impianti, macchine e dispositivi
che riguardano singoli reparti di produzione oppure l’intero processo produttivo
con impatto diretto e verificabile sullo standard di sicurezza.
Non sono finanziabili i soli acquisti e installazioni.
108
Asse 2: programmi di modifica e reingegnerizzazione di impianti e processi finalizzati
alla riduzione dell’esposizione dei lavoratori ad agenti chimici, fisici e biologici.
Tali programmi devono consentire una valutazione qualitativa e semi-quantitativa
della riduzione del livello di esposizione.
Non sono finanziabili i soli acquisti e installazioni.
Asse 3: programmi di modifica e reingegnerizzazione di impianti e processi finalizzati
alla eliminazione o riduzione dell’impiego di sostanze pericolose.
L’eventuale modifica o ristrutturazione finalizzata alla sostituzione di una
sostanza pericolosa nel ciclo produttivo non deve introdurre rischi di altro tipo
di entità uguale o superiore a quello ridotto o eliminato.
Asse 4: ristrutturazione e/o modifiche rilevanti degli ambienti di lavoro, conseguenti alla
riorganizzazione del layout, che abbiano uno specifico impatto diretto e
sostanziale sulla sicurezza.
Asse 5: implementazione di sistemi di gestione aziendale della sicurezza, secondo
parametri conformi alle normative internazionali, documentabile e verificabile.
Nella tabella seguente è indicato il numero delle domande di finanziamento in conto interessi
complessivamente presentate entro i termini stabiliti dal bando (n. 7144) e la loro
suddivisione regionale.
In relazione alle modalità di compilazione e di presentazione delle domande, si osserva
che oltre 2/3 dei programmi di adeguamento domande sono stati predisposti utilizzando
l’apposito CD Rom a compilazione guidata, realizzato dall’Istituto e distribuito all’utenza
interessata, e sono state presentate alle competenti Sedi territoriali tramite Internet o su
supporto magnetico. Tale circostanza sembrerebbe confermare il crescente adeguamento,
da parte delle piccole e medie imprese, all’utilizzo delle nuove tecnologie.
109
Domande pervenute
Nel grafico che segue è riportata la percentuale delle domande presentate per ciascuna
tipologia di soggetto richiedente: piccole e medie imprese, imprese artigiane e del settore
agricolo.
Nel grafico successivo le domande presentate sono suddivise in relazione ai diversi settori
produttivi di appartenenza.
La ripartizione sembra confermare sia la composizione della realtà produttiva del nostro
paese sia la maggiore esigenza di interventi prevenzionali in alcune lavorazioni.
Da notare, in particolare, il notevole interesse all’iniziativa dimostrato dalle aziende operanti
nel settore della lavorazione del legno, dovuto anche alla necessità di adeguamento
alla recente direttiva comunitaria concernente le polveri di legno.
La successiva tavola evidenzia il numero degli interventi di adeguamento presentati per i
diversi assi di finanziamento ed il relativo importo. Al riguardo, è da sottolineare che le
domande potevano riguardare anche più assi. Il numero degli interventi complessivamente
presentati (11.023), che risulta essere superiore a quello delle domande di finanziamento,
dimostra che molte imprese hanno affrontato il problema della sicurezza in
modo organico presentando richieste di finanziamento per programmi relativi a più assi
e, quindi, a diverse tipologie d’intervento prevenzionale.
In relazione alla suddivisione tra i vari assi, è possibile notare come l’elevato numero di
interventi proposti per gli assi riguardanti le macchine, gli apparecchi, gli impianti ed i dispositivi,
conferma come sia particolarmente avvertita l’esigenza di adeguamento dei processi
produttivi alle normative in materia di sicurezza.
Significativo è, inoltre, il numero delle domande pervenute per l’Asse 5 (implementazione
di sistemi di gestione aziendale della sicurezza secondo parametri conformi alla normativa
internazionale), anche alla luce della recente elaborazione da parte dell’Istituto, unita-
110
mente all’UNI, all’ISPESL, alle Organizzazioni sindacali ed alle Associazioni datoriali, di
apposite linee guida per la realizzazione di un sistema di gestione della salute e della
sicurezza sul lavoro.
Un altro aspetto di notevole rilievo è che, attraverso l’iniziativa verranno destinati ad investimenti
in materia di prevenzione considerevoli risorse finanziarie, pari a circa 700 milioni
di euro, investimenti che verranno sostenuti dall’INAIL con contributi in conto interessi
ed in conto capitale.
I lavoratori, dipendenti dalle imprese che hanno presentato programmi di adeguamento
ed appartenenti ai diversi settori produttivi, potenzialmente beneficiari degli interventi prevenzionali
proposti, sono indicati nell’ultima tabella qui sotto.
Da una prima analisi dei programmi presentati si può rilevare che i programmi di adeguamento
organizzativo e strutturale si riferiscono ad oltre il 70% dei lavoratori dipendenti
dalle aziende richiedenti, la cui realizzazione, quindi, assicurerà nelle imprese un impatto
prevenzionale particolarmente significativo.
111
Sulla base dei criteri previsti dal regolamento di attuazione, sono in fase avanzata, da
parte delle competenti Strutture dell’Istituto, le attività finalizzate all’istruttoria, amministrativa
e tecnica, delle domande di finanziamento in conto interessi presentate sul territorio
nazionale. A tale istruttoria, farà seguito quella bancaria effettuata dagli Istituti di credito
coinvolti nell’iniziativa54, propedeutica alla successiva fase di approvazione delle liste
regionali dei programmi ammissibili ed inammissibili da parte degli Organi dell’Istituto.
Contestualmente alla comunicazione alle imprese interessate dell’approvazione del finanziamento
in conto interessi, si procederà all’invio della modulistica utile per la presentazione
della richiesta dell’ulteriore contributo in conto capitale e della documentazione tecnica
utile alla valutazione delle caratteristiche del programma secondo i criteri di qualità
tecnica ed organizzativa previsti, per tale tipologia di finanziamento, dal Regolamento di
attuazione.
Al termine della fase sperimentale relativa al finanziamento dei programmi di adeguamento,
l’analisi degli interventi e dei relativi flussi finanziari fornirà indicazioni per rendere
più mirata l’azione dell’INAIL in materia di prevenzione, costituendo la base per individuare
ulteriori modelli di intervento strutturati e permanenti che tengano conto delle specificità
territoriali, della tipologia dei rischi, del grado di innovazione tecnologica dei processi
produttivi e della peculiarità organizzativa e produttiva dei settori lavorativi.
112
54 Artigiancassa – Cassa per il Credito alle Imprese Artigiane S.p.A., Banca Nazionale del Lavoro S.p.A., Banca Monte dei
Paschi di Siena S.p.A., ICCREA Banca S.p.A., Credito Italiano S.p.A., Banca Toscana S.p.A., Banca Agricola Mantovana
S.p.A., Banca Cariprato – Cassa di Risparmio di Prato S.p.A., Banca Cassa di Risparmio di San Miniato S.p.A., Banca Monte
Parma S.p.A., Banca Popolare di Spoleto S.p.A.
A.2 I “Nuovi flussi informativi” dal 2002
Consapevolezze alla partenza dell’iniziativa
Conoscere per prevenire
113
Secondo questa logica…
114
115
116
A.3 Il danno biologico – Allegati tecnici
A.3.1 Linee guida per l’applicazione della Tabella dei coefficienti
(di cui al D.M. 12 luglio 2000)
Premessa
Il decreto legislativo n. 38/2000, che ha introdotto l’indennizzo del danno biologico, ha previsto
all’art. 13, punto 2, lettera b) che le menomazioni di grado pari o superiore al 16% danno diritto
all’erogazione di un’ulteriore quota di rendita per l’indennizzo delle conseguenze – patrimoniali –
delle stesse, commisurata al grado della menomazione, al coefficiente di cui all’apposita tabella
ed alla retribuzione dell’assicurato.
L’applicazione di detta tabella, promulgata con decreto ministeriale 12 luglio 2000, e la possibilità
di attribuire con adeguata motivazione un coefficiente superiore a quello di fascia comportano
notevole complessità. Infatti al medico valutatore è richiesto di tenere conto nel giudizio finale di
diversi fattori: menomazione, attività svolta, categoria di appartenenza, ricollocabilità nonché interventi
di supporto e servizi di sostegno.
Allo scopo di facilitare la valutazione viene indicato un percorso metodologico, di guida e supporto,
propedeutico alle conclusioni valutative del medico, ai fini dell’attribuzione di un coefficiente
superiore a quello di fascia.
* * *
Linee guida – schema generale
Le allegate linee guida sono distinte in due sezioni.
La prima sezione riguarda l’attribuzione di un coefficiente superiore nell’ambito delle fasce di cui
alle lettere A e B della tabella dei coefficienti. Tale sezione, quindi, concerne prevalentemente l’individuazione
degli elementi di pregiudizio dell’attività svolta.
La seconda sezione riguarda l’attribuzione di uno dei coefficienti superiori di cui alle lettere B, C e D.
La seconda sezione, pertanto, presuppone ed ingloba le informazioni acquisite nella prima sezione
ed è specificamente finalizzata ad individuare:
• il patrimonio bio-attitudinale-professionale della persona lesa;
• l’efficacia degli interventi riabilitativi, di assistenza protesica, degli strumenti di supporto e dei
servizi di sostegno utili a svolgere una attività della categoria di appartenenza (compresa quella
svolta), ovvero altra attività lavorativa diversa da quella svolta e da quelle della categoria di
appartenenza.
In sintesi, il percorso da seguire è così delineabile:
Prima fase della valutazione (prima sezione):
– anamnesi fisiologica, patologica remota e prossima;
– anamnesi lavorativa remota;
– descrizione dell’attività svolta all’epoca dell’evento. La descrizione va effettuata specificando i
compiti eseguiti, le tecniche utilizzate e le conoscenze professionali necessarie;
117
– descrizione di eventuali condizioni e modalità peculiari e non usuali dell’attività svolta; (a tipo:
manutenzione in emergenza, attività occasionalmente svolta per sostituzione di assenti, modalità
esecutive della prestazione contrarie alla normativa prevenzionale);
– descrizione di eventuali aspetti specialistici dell’attività svolta con oggettiva rilevanza socio-professionale;
(a tipo: attività–idraulico, aspetto specialistico–installatore di caldaia; attività-operaio
metalmeccanico leggero, aspetto specialistico-installatore di infissi; attività-infermiere, aspetto
specialistico-ferrista; attività-calciatore, aspetto specialistico- portiere; attività-falegname, aspetto
specialistico–mobiliere);
– descrizione delle caratteristiche organizzative;
– descrizione dei fattori di elasticità;
– individuazione dell’attività svolta;
– descrizione dei sistemi organo funzionali coinvolti e delle relative modalità di impegno nello
svolgimento dell’attività individuata come sopra;
– descrizione degli esiti degli interventi riabilitativi e di assistenza protesica e valutazione della loro
efficacia in relazione all’attività svolta;
– descrizione di eventuali strumenti di supporto e servizi di sostegno fruibili all’interno dell’azienda
e sul territorio e valutazione della loro efficacia in relazione all’attività svolta;
– valutazione di sintesi in ordine al pregiudizio all’attività svolta.
Seconda fase della valutazione (seconda sezione):
– descrizione del patrimonio bio-attitudinale-professionale individuale;
– descrizione dei fattori di rigidità;
– descrizione degli esiti degli interventi riabilitativi e di assistenza protesica e valutazione della loro
efficacia in relazione alle attività della categoria di appartenenza (compresa quella svolta) ovvero
ad attività diverse;
– descrizione di eventuali strumenti di supporto e servizi di sostegno fruibili all’interno dell’azienda
e sul territorio e valutazione della loro efficacia in relazione alle attività della categoria di
appartenenza (compresa quella svolta) ovvero ad attività diverse;
– valutazione di sintesi in ordine al pregiudizio alle attività della categoria di appartenenza ed alla
possibilità di svolgere attività diverse.
* * *
Indicazioni propedeutiche
L’accertamento anamnestico-lavorativo e clinico deve essere riferito alla persona dell’infortunato
o del tecnopatico e non all’evento infortunio o malattia professionale. Al centro dell’indagine è la
persona del leso.
Per attività svolta s’intende l’insieme dei compiti eseguiti, delle tecniche utilizzate e delle conoscenze
professionali necessarie.
Nel caso in cui l’insieme dei compiti, tecniche e conoscenze costituenti l’attività svolta configurino
l’esistenza di più attività eterogenee, può essere utilizzato il criterio della prevalenza.
L’attività svolta da prendere in considerazione è quella cui il lavoratore era adibito all’epoca dell’evento.
A tale fine sono irrilevanti i successivi cambiamenti di attività. Sono, altresì, ordinariamente
irrilevanti le differenti attività lavorative svolte precedentemente; queste ultime, infatti, assumono
significato ai fini della individuazione della categoria di appartenenza.
L’attività svolta dev’essere individuata nell’insieme dei compiti espletati dal lavoratore e non con
riferimento alla specifica operazione effettuata nell’esatto momento dell’infortunio.
Nel caso di malattie professionali l’attività svolta da prendere in considerazione è quella cui il lavoratore
era adibito all’epoca della denuncia. Se la malattia viene denunciata in un periodo di disoccupazione,
va presa in considerazione l’ultima attività lavorativa svolta.
118
L’attività svolta va considerata nelle sue connotazioni generali, indipendentemente dalle condizioni
e modalità peculiari e non usuali dei compiti espletati, (tra queste ultime rientrano le modalità
esecutive della prestazione contrarie alla normativa prevenzionale). Anche la circostanza che il
lavoratore, di fatto, fosse dedito soltanto ad un particolare compito tra quelli che compongono la
complessiva attività va considerata come modalità peculiare e non usuale. Come già detto, le condizioni
e modalità peculiari e non usuali dei compiti espletati devono essere descritte nella anamnesi
lavorativa prossima, ma di esse non si deve tenere conto ai fini dell’individuazione dell’attività
svolta.
Di tali condizioni e modalità peculiari si terrà invece conto quando esse sono elementi connotativi
di una specializzazione di oggettiva rilevanza socio-professionale.
Per la verifica delle condizioni e modalità peculiari e non usuali dei compiti svolti, eventualmente
ricorrenti nel caso di specie, ci si può avvalere dell’apporto delle CONTARP.
Le attività della categoria di appartenenza sono, per disposizione normativa, soltanto quelle “adeguate”
al patrimonio bio-attitudinale-professionale, con esclusione, quindi, di quelle che comportino
una dequalificazione socio-economica e professionale rispetto alla attività svolta.
L’efficacia degli interventi riabilitativi, di assistenza protesica, degli strumenti di supporto e dei servizi
di sostegno va valutata in termini di potenzialità lavorativa e non di effettiva rioccupazione del
soggetto.
Nel valutare la potenzialità lavorativa si deve tenere conto dei risultati effettivi degli interventi riabilitativi
e di assistenza protesica messi in atto e non degli esiti attesi come probabili o astrattamente
prefigurabili. Ugualmente, per gli strumenti di supporto e per i servizi di sostegno, si deve tenere
conto della loro effettiva fruibilità, e cioè della loro esistenza nella realtà socio-lavorativa del danneggiato,
oppure della loro concreta e tempestiva attivazione o realizzazione.
L’effettiva e duratura efficacia degli interventi e strumenti di cui sopra, tanto più se accompagnata
dall’avvenuta rioccupazione del danneggiato, sarà presa in considerazione in sede di revisione, ai
fini dell’eventuale assegnazione di un coefficiente minore rispetto a quello in precedenza attribuito
(ferma restando, ovviamente, l’intangibilità del coefficiente di fascia).
119
PRIMA SEZIONE
1 – DATI DEL SOGGETTO
Cognome e nome, luogo e data di nascita, sesso, cittadinanza
……………………………………………..………………………………………………………………………….….
……………………………………………..………………………………………………………………………….….
2 – ANAMNESI FISIOLOGICA E PATOLOGICA REMOTA
……………………………………………..………………………………………………………………………….….
……………………………………………..………………………………………………………………………….….
……………………………………………..………………………………………………………………………….….
……………………………………………..………………………………………………………………………….….
2.1 – TITOLO DI STUDIO
Elementare
Media inferiore
Diploma di scuola media superiore …………………………………………………………………………….
Diploma universitario ………………………………………………………………………………………………..
Laurea ……………………………………………………………………………………………………………………
3 – ANAMNESI PATOLOGICA PROSSIMA
……………………………………………..………………………………………………………………………….….
……………………………………………..………………………………………………………………………….….
……………………………………………..………………………………………………………………………….….
……………………………………………..………………………………………………………………………….….
……………………………………………..………………………………………………………………………….….
4 – ANAMNESI LAVORATIVA REMOTA
……………………………………………..………………………………………………………………………….….
……………………………………………..………………………………………………………………………….….
……………………………………………..………………………………………………………………………….….
……………………………………………..………………………………………………………………………….….
……………………………………………..………………………………………………………………………….….
120
Scheda di rilevazione degli elementi utili per l’attribuzione di un
coefficiente superiore a quello di fascia
4.1 – ATTIVITÀ SVOLTA ALL’EPOCA DELL’EVENTO.
A) Compiti
……………………………………………..………………………………………………………………………….….
……………………………………………..………………………………………………………………………….….
……………………………………………..………………………………………………………………………….….
……………………………………………..………………………………………………………………………….….
B) Tecniche e strumenti utilizzati
Operazioni manuali
………………………………………..……………………………………………………………………………….
………………………………………..……………………………………………………………………………….
………………………………………..……………………………………………………………………………….
………………………………………..……………………………………………………………………………….
Operazioni semiautomatiche
………………………………………..……………………………………………………………………………….
………………………………………..……………………………………………………………………………….
………………………………………..……………………………………………………………………………….
………………………………………..……………………………………………………………………………….
Operazioni automatiche
………………………………………..……………………………………………………………………………….
………………………………………..……………………………………………………………………………….
………………………………………..……………………………………………………………………………….
………………………………………..……………………………………………………………………………….
C) Conoscenze professionali necessarie
……………………………………………..………………………………………………………………………….….
……………………………………………..………………………………………………………………………….….
……………………………………………..………………………………………………………………………….….
……………………………………………..………………………………………………………………………….….
Descrizione di eventuali condizioni e modalità peculiari e non usuali dei compiti espletati.
……………………………………………..………………………………………………………………………….….
……………………………………………..………………………………………………………………………….….
……………………………………………..………………………………………………………………………….….
……………………………………………..………………………………………………………………………….….
……………………………………………..………………………………………………………………………….….
Descrizione di eventuali aspetti specialistici dell’attività svolta con oggettiva rilevanza socio-professionale.
……………………………………………..………………………………………………………………………….….
……………………………………………..………………………………………………………………………….….
……………………………………………..………………………………………………………………………….….
……………………………………………..………………………………………………………………………….….
……………………………………………..………………………………………………………………………….….
121
5 – CARATTERISTICHE ORGANIZZATIVE DELL’ATTIVITÀ SVOLTA ALL’EPOCA
DELL’INFORTUNIO
5.1 Lavoro dipendente, parasubordinato, ecc.:
Telelavoro
Lavoro in part-time orizzontale
Lavoro in part-time verticale
Lavoro diurno ad orario fisso
Lavoro a turni con rotazione
Lavoro notturno
Altro
5.2 Lavoro autonomo:
senza dipendenti
con dipendenti, quanti? ……….
6 – FATTORE ELASTICITÀ
Attività svolta in posto fisso e/o in linea con necessità di poche informazioni e monotematicità
di compiti.
Attività caratterizzata da una serie ristretta di compiti e di informazioni.
Attività che consente/richiede una alternanza o molteplicità di compiti e informazioni.
7 – INDIVIDUAZIONE DELL’ATTIVITÀ SVOLTA SULLA BASE DEGLI INDICATORI DI CUI AI PRECEDENTI
PARAGRAFI DA 1 A 6.
L’attività svolta è quella di ……………………………………………………
Esistevano modalità e condizioni peculiari e non usuali dell’attività svolta, da non considerare ai
fini della valutazione ?
No Si
Indicare quali:
……………………………………………..………………………………………………………………………….….
……………………………………………..………………………………………………………………………….….
……………………………………………..………………………………………………………………………….….
8 – DESCRIZIONE DEI SISTEMI ORGANO-FUNZIONALI COINVOLTI NELL’ATTIVITÀ E RELATIVE
MODALITÀ D’IMPEGNO (I SISTEMI ORGANO-FUNZIONALI NON COINVOLTI NON
VANNO TESTATI).
Tronco [analisi della postura: tronco eretto, iperflessione / iperestensione, ruotato o inclinato,
inclinato e ruotato oppure flesso anteriormente e lateralmente; eventuale calcolo dell’indice di
sollevamento NIOSH: ≤ 0.75, 0.75 – 1.5, 1.5-3, >3; altri elementi di stress]
Impegno: lieve medio elevato
Spalla: entrambi gomiti sono sotto le spalle, un gomito è alla stessa altezza o sopra le spalle,
entrambi i gomiti sono alla stessa altezza o sopra le spalle; altri elementi di stress (ampiezza
dei movimenti, frequenza minuti/gesto, pause, ecc)]
Impegno: lieve medio elevato
122
Gomito altri [analisi della postura, ampiezza del range articolare richiesto; altri elementi di
stress (numerosità delle azioni, pause, ecc)]
Impegno: lieve medio elevato
Polso [analisi della postura, ampiezza del range articolare richiesto; altri elementi di stress
(numerosità delle azioni, pause, ecc)]
Impegno: lieve medio elevato
Mano – dita [analisi delle attività articolari e di forza: manipolazione fine scarsa/modesta, grip
ampio (4-5 cm), grip stretto (1,5 cm), fini movimenti delle dita, pinch i-ii/iii dito, pinch i-iii dito,
presa palmare, presa ad uncino; altri elementi di stress]
Impegno: lieve medio elevato
Anca [analisi della postura e delle attività articolari: postura assisa, postura eretta, postura
accosciata, deambulazione richiesta, salita su pedane, salita su scale e/o piattaforme mobili;
altri elementi di stress]
Impegno: lieve medio elevato
Ginocchio [analisi della postura e delle attività articolari: postura assisa, postura eretta, deambulazione
richiesta, postura accosciata, postura genuflessa; altri elementi di stress]
Impegno: lieve medio elevato
Caviglia [analisi della postura e delle attività articolari: postura assisa, postura eretta, deambulazione
richiesta, salita su pedane, salita su scale e/o trabattelli; comandi a pedale, altri elementi
di stress]
Impegno: lieve medio elevato
Piede [analisi della postura e delle attività articolari: postura assisa, postura eretta, deambulazione
richiesta, salita su pedane, salita su scale, permanenza su superfici vibranti o calde,
uso obbligatorio di scarpe antinfortunistiche; altri elementi di stress]
Impegno: lieve medio elevato
Sistema sensoriale visivo [percezione visiva di particolari fini, visione stereoscopica, altri elementi
di stress
Impegno: lieve medio elevato
Sistema sensoriale uditivo [analisi della percezione uditiva: durata, livello d’intensità; percezione
uditiva del funzionamento di macchine/attrezzi, altri elementi aggiuntivi
stressanti ]
Impegno: lieve medio elevato
Sistema sensoriale gustativo [analisi della percezione gustativa: durata, livello d’intensità; altri
elementi aggiuntivi stressanti]
Impegno: lieve medio elevato
123
Sistema sensoriale olfattivo [analisi della percezione olfattiva: durata, livello d’intensità; altri
elementi aggiuntivi stressanti ]
Impegno: lieve medio elevato
Sistema psico – intellettivo [analisi dell’attività: coordinamento, appredimento e trasmissione
dati, progettazione, insegnamento, altro ]
Impegno: lieve medio elevato
9 – RICHIESTA ENERGETICA DELL’ATTIVITÀ SVOLTA ALL’EPOCA DELL’EVENTO:
lieve (per esempio: lavoro impiegatizio in genere, cassiere, videoterminalista);
moderata (per esempio: montaggio in linea, artigiano, falegname, idraulico, autista);
pesante (per esempio: operaio edile, coltivatore diretto);
severa (per esempio: lavoro in cava/galleria, asporto scorie di fusione)
10 – DESCRIZIONE DEGLI ESITI DEGLI INTERVENTI RIABILITATIVI E DI ASSISTENZA PROTESICA
EFFETTUATI E VALUTAZIONE DELLA LORO EFFICACIA IN RELAZIONE ALL’ATTIVITÀ
SVOLTA.
……………………………………………..………………………………………………………………………
……………………………………………..………………………………………………………………………
……………………………………………..………………………………………………………………………
……………………………………………..………………………………………………………………………
11 – DESCRIZIONE DI EVENTUALI STRUMENTI DI SUPPORTO E SERVIZI DI SOSTEGNO
FRUIBILI ALL’INTERNO DELL’AZIENDA E SUL TERRITORIO E VALUTAZIONE DELLA
LORO EFFICACIA IN RELAZIONE ALL’ATTIVITÀ SVOLTA.
……………………………………………..………………………………………………………………………
……………………………………………..………………………………………………………………………
……………………………………………..………………………………………………………………………
……………………………………………..………………………………………………………………………
12 – VALUTAZIONE DI SINTESI IN ORDINE AL PREGIUDIZIO ALL’ATTIVITÀ SVOLTA SULLA
BASE DEGLI INDICATORI DI CUI AI PRECEDENTI PARAGRAFI DA 1 A 11.
La menomazione
non interferisce con lo svolgimento della attività svolta pur determinando una prestazione più
sofferta e difficoltosa (coefficiente 0.4)
interferisce limitatamente (non gravemente) con lo svolgimento della attività
svolta (coefficiente 0.5)
interferisce apprezzabilmente (gravemente) con lo svolgimento della attività
svolta (coefficiente 0.6)
124
non consente lo svolgimento dell’attività svolta, ma consente lo svolgimento delle attività
della categoria d’appartenenza (coefficiente 0.7)
non consente lo svolgimento dell’attività svolta e pregiudica anche lo svolgimento delle attività
della categoria d’appartenenza:
(vedi seconda sezione)
NOTE: ……………………………………………………………………………………………………………………………..
……………………………………………………………………………………………………………………………..
……………………………………………………………………………………………………………………………..
……………………………………………………………………………………………………………………………..
125
SECONDA SEZIONE
13 – PATRIMONIO BIO-ATTITUDINALE-PROFESSIONALE INDIVIDUALE
(Le informazioni relative ad età, sesso, titolo di studio, esperienze lavorative, condizione psicofisica
sono riportate nella prima sezione)
Corsi di formazione specifica
No
Si
……………………………………………..………………………………………………………………………….….
……………………………………………..………………………………………………………………………….….
……………………………………………..………………………………………………………………………….….
Corsi di riqualificazione professionale
No
Si
In caso di risposta affermativa, descrivere il numero, il tipo e la durata dei corsi:
……………………………………………..………………………………………………………………………….….
……………………………………………..………………………………………………………………………….….
……………………………………………..………………………………………………………………………….….
……………………………………………..………………………………………………………………………….….
14 – FATTORE RIGIDITÀ
Anzianità nello svolgimento della attività svolta:
Inferiore a 10 anni
Superiore a 10 anni
15 – RICOLLOCAMENTO DELL’ASSICURATO AI SENSI DELLA LEGGE N. 68/1999
L’assicurato beneficia o può beneficiare delle norme per il diritto al lavoro dei disabili, ai sensi della
Legge 12 marzo 1999, n. 68 ?
No
Si
In caso di risposta affermativa, descrivere lo stato attuale del percorso di reinserimento al lavoro
del disabile:
……………………………………………..………………………………………………………………………….….
……………………………………………..………………………………………………………………………….….
……………………………………………..………………………………………………………………………….….
……………………………………………..………………………………………………………………………….….
16 – DESCRIZIONE DEGLI ESITI DEGLI INTERVENTI RIABILITATIVI E DI ASSISTENZA PROTESICA
EFFETTUATI E VALUTAZIONE DELLA LORO EFFICACIA IN RELAZIONE ALLE
ATTIVITÀ DELLA CATEGORIA DI APPARTENENZA OVVERO AD ATTIVITÀ DIVERSE.
……………………………………………..………………………………………………………………………
……………………………………………..………………………………………………………………………
……………………………………………..………………………………………………………………………
……………………………………………..………………………………………………………………………
……………………………………………..………………………………………………………………………
126
17 – DESCRIZIONE DI EVENTUALI STRUMENTI DI SUPPORTO E SERVIZI DI SOSTEGNO
FRUIBILI ALL’INTERNO DELL’AZIENDA E SUL TERRITORIO E VALUTAZIONE DELLA
LORO EFFICACIA IN RELAZIONE ALLE ATTIVITÀ DELLA CATEGORIA DI APPARTENENZA
OVVERO AD ATTIVITÀ DIVERSE.
……………………………………………..………………………………………………………………………
……………………………………………..………………………………………………………………………
……………………………………………..………………………………………………………………………
……………………………………………..………………………………………………………………………
……………………………………………..………………………………………………………………………
18 – VALUTAZIONE DI SINTESI IN ORDINE AL PREGIUDIZIO ALLE ATTIVITÀ DELLA CATEGORIA
DI APPARTENENZA OVVERO AD ATTIVITÀ DIVERSE, SULLA BASE DEGLI INDICATORI
DI CUI AI PRECEDENTI PARAGRAFI DA 1 A 17.
La menomazione
Non consente lo svolgimento delle attività della categoria di appartenenza ma consente lo
svolgimento di attività diverse. (coefficiente 0.8)
Non consente lo svolgimento delle attività della categoria di appartenenza e interferisce
apprezzabilmente con lo svolgimento di attività diverse, pur
consentendole. (coefficiente 0.9)
Impedisce qualunque attività lavorativa, o consente il reimpiego solo in attività che necessitano
di intervento assistenziale permanente, continuativo e
globale. (coefficiente 1)
NOTE: ……………………………………………………………………………………………………………………………..
……………………………………………………………………………………………………………………………..
……………………………………………………………………………………………………………………………..
……………………………………………………………………………………………………………………………..
127
A.3.2 Il Comitato scientifico per il monitoraggio del danno biologico
Il Comitato scientifico per il monitoraggio del danno biologico, in occasione dell’ultima riunione
tenutasi il giorno 7 dicembre 2001, ha approvato la seguente MOZIONE
“Il Comitato, considerate le attuali normative in materia di invalidità civile, di causalità di servizio,
di pensionistica di guerra e di invalidità pensionabile, ha rilevato l’eccessiva frammentazione
e disomogeneità delle diverse discipline che regolano dette forme di intervento, in particolare
con riferimento alle modalità di accertamento e valutazione, tanto ai fini del riconoscimento
dello stato di invalidità, quanto ai fini dell’erogazione delle singole prestazioni. Ciò da una parte
genera incongruenze rendendo il sistema di protezione sociale oltremodo appesantito e
comunque non in grado di coniugare la qualità con l’economicità del servizio reso; dall’altra
determina l’impossibilità di correlare il giusto beneficio alla lesione dell’integrità psicofisica del
soggetto, stante il riferimento al presupposto astratto rappresentato dalla capacità lavorativa
generica messo in discussione dalla sempre maggiore rilevanza che la Corte Costituzionale,
integrando il contenuto dell’art. 38 con quello dell’art. 32 della Costituzione, assegna alla tutela
del diritto alla salute anche nell’ambito previdenziale.
Preso atto di quanto rilevato, il Comitato, con specifico riferimento all’obiettivo di verificare la
possibilità di estendere l’applicabilità del danno biologico – introdotto dall’art.13 D.Lgs. n.38/00
– alla valutazione delle diverse tipologie di invalidità, conviene circa l’opportunità e la concreta
possibilità di utilizzare la Tabella delle Menomazioni, approvata con D.M. 12 luglio 2000, quale
base su cui realizzare il riordino del sistema delle prestazioni previdenziali ed assistenziali di
invalidità e inabilità, nel rispetto dei principi di semplificazione e di armonizzazione dei requisiti
medico-sanitari e dei relativi criteri di riconoscimento, ferma restando la graduazione degli
interventi in rapporto alle differenti tutele, secondo quanto già auspicato nell’art. 3, co.3 L.
n.335/95.
In particolare, nell’ottica di considerare il soggetto tutelato come persona e dunque in modo
indifferenziato nei diversi ambiti di protezione sociale, l’impianto danno biologico INAIL è utilizzabile
ai fini dell’accertamento e della valutazione del danno-base, salvo poi calibrare, attraverso
appositi parametri e comunque nel rispetto delle specificità e delle esigenze proprie dei
diversi ambiti di intervento, il contenuto della tutela in termini di prestazioni e/o di servizi alla
persona.
In ultima analisi, il Comitato ritiene che il danno biologico, inteso come danno-base, possa rappresentare lo strumento valutativo unico sul quale poi parametrare, attraverso l’utilizzo di coefficienti diversificati, gli specifici interventi di tutela relativi all’invalidità civile, alla causalità di servizio, alla pensionistica di guerra, all’invalidità pensionabile ed agli indennizzi previsti dalla
legge 25 febbraio 1992, n.210 (danno da vaccinazioni obbligatorie, trasfusioni e somministrazione
di emoderivati)”.
* * *
128