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Il discorso del Presidente del Consiglio Europeo sulla chiusura del semestre europeo
Il discorso del Presidente del Consiglio Europeo sulla chiusura del semestre europeo
Intervento del Presidente del Consiglio Europeo sui risultati del Consiglio Europeo del 12 e 13 dicembre e sugli esiti della Conferenza Intergovernativa (Strasburgo 16 dicembre 2003)
Signor Presidente, Onorevoli Deputati, torno oggi di fronte a Voi per illustrarVi il lavoro del Governo italiano che ha presieduto sia il Consiglio dell’Unione, sia la Conferenza Intergovernativa in questo semestre.
Per quanto riguarda la Conferenza l’impegno dell’Italia era fin dall’inizio quello di arrivare a un accordo su un documento di alto profilo, senza alcun compromesso al ribasso, un documento che consentisse all’Unione del futuro di funzionare e di porsi come protagonista sulla scena internazionale.
A questo impegno si aggiungeva l’auspicio che l’Unione allargata potesse dotarsi di una autentica costituzione sulla base del progetto elaborato dalla Convenzione nei termini convenuti a Salonicco, e quindi in tempo utile per le elezioni destinate a rinnovare questo Parlamento il prossimo giugno.
Come sappiamo, il comune auspicio per una conclusione del negoziato costituzionale nei 60 giorni a disposizione dalla apertura della Conferenza non ha potuto realizzarsi. Di questa realtà si deve prendere atto con pacatezza, senza drammatizzazioni e recriminazioni reciproche ma al contempo con una chiara visione dei passi successivi da compiere.
L’impegno a non ricadere nella logica dei compromessi e delle intese poco comprensibili per i nostri cittadini è stato pienamente rispettato. Si tratta di un dovere cui la nostra Presidenza si è ispirata fin dall’inizio di questo complesso negoziato, ritenendo che; – il contributo dei Parlamenti nazionali e delle Istituzioni dell’Unione (in primo luogo la vostra); – l’azione di sintesi del Presidente Giscard d’Estaing e dei Vice Presidenti Amato e Dehaene dovessero rappresentare una base sulla quale costruire un accordo unanime e senza cadere in successivi arretramenti su punti qualificanti del Progetto approvato nello scorso luglio.
Al momento dell’apertura formale della Conferenza Intergovernativa, la Presidenza aveva inteso riaffermare tali concetti attraverso la “Dichiarazione di Roma”, adottata dai Capi di Stato e di Governo degli Stati membri, in via di adesione e candidati, dal Presidente Cox e dal Presidente Prodi. A tale linea, siamo rimasti fedeli per tutto il negoziato conciliando la volontà di mantenere nella misura massima possibile il Progetto della Convenzione, con l’obbligo di prestare attenzione alle legittime esigenze di tutti gli Stati membri in relazione a questioni per essi prioritarie.
Il nostro metodo di lavoro è stato visibile e trasparente: abbiamo pienamente associato i rappresentanti del Parlamento Europeo ai lavori della CIG andando al di là di quanto era stato praticato nelle precedenti Conferenze Intergovernative ed abbiamo assicurato la massima pubblicità e consultabilità di tutti i documenti presentati nel corso del negoziato. Grazie a questo lavoro imponente, paziente e scrupoloso (per il quale desidero pubblicamente ringraziare tutti coloro che vi hanno concorso), siamo riusciti a risolvere quasi tutte le questioni evocate dai partecipanti alla CIG senza ridurre nella sostanza il livello di ambizione complessiva del Progetto della Convenzione.
Durante le prime battute della Conferenza, avevamo recensito oltre 80 temi potenzialmente controversi: per ciascuno di essi (con l’eccezione dei soli punti strettamente istituzionali) sono state trovate soluzioni di mediazione adeguate.
Aggiungo che su taluni aspetti ’ in particolare quello assolutamente cruciale della Difesa ’ la CIG ha completato e migliorato il Progetto della Convenzione pervenendo alla definizione di una cooperazione strutturata permanente, pienamente compatibile con il quadro atlantico e rispettosa delle esigenze politiche di taluni Stati membri. Questo fondamentale passo in avanti si realizzerà conformemente alle procedure decisionali proprie dell’Unione in una logica inclusiva ma che consentirà ad alcuni Paesi di procedere più speditamente sulla base di uno specifico Protocollo che disciplini le capacità militari necessarie per partecipare alla Cooperazione Strutturata Permanente.
La sessione finale della Conferenza ha quindi dovuto concentrare i suoi lavori sui grandi nodi istituzionali che, in ragione della loro prioritaria sensibilità politica, non avevano potuto essere sciolti nelle fasi precedenti del negoziato:
– La composizione del Parlamento Europeo e della Commissione;
– La estensione del voto a maggioranza qualificata in Consiglio;
– La modalità di calcolo di tale voto.
Nel corso degli ultimi contatti bilaterali che la Presidenza ha condotto a ritmo serrato durante le giornate e le notti di giovedì, venerdì e sabato è apparso possibile trovare una soluzione ad alcuni di questi problemi, anche se tutti i Capi di Stato e di Governo incontrati hanno tenuto a sottolineare che il quadro istituzionale della futura Unione dovesse essere alla fine valutato nel suo complesso attraverso un accordo generale ed onnicomprensivo.
Sulla composizione della Commissione e sul tema della estensione della maggioranza qualificata l’accordo era a portata di mano. Sul punto del voto a maggioranza qualificata non è stato invece possibile trovare un sufficiente ravvicinamento di posizioni e quindi dopo esserci consultati con tutte le delegazioni, abbiamo preferito porre termine ad una discussione che rischiava di diventare antagonistica e che nel migliore dei casi avrebbe potuto condurci a quei compromessi al ribasso che avevamo sin dall’inizio escluso. Il vero fallimento sarebbe stato proprio un accordo al ribasso inadeguato ad assicurare il funzionamento della futura Unione.
In chiusura dei lavori, mi sono state rivolte da tutti i colleghi parole di grande apprezzamento per la Presidenza italiana che, ovviamente, mi hanno fatto piacere, ma soprattutto ho percepito la ferma volontà di non disperdere il patrimonio negoziale da noi costruito in questi mesi. A partire da questo prezioso “acquis” della Conferenza, che riguarda la quasi totalità dei punti prima controversi, sarà possibile riprendere l’opera costituente portando a compimento il grande progetto avviato dalla Convenzione.
Signor Presidente, Onorevoli Deputati, vorrei ora illustrarvi i risultati di maggiore rilievo del Consiglio Europeo che ha chiuso il Semestre di Presidenza italiana. Lo faccio con particolare soddisfazione, non solo per l’importanza degli argomenti affrontati, ma anche perché le decisioni che abbiamo adottato sono il risultato di un intenso lavoro svolto dal Governo italiano nella sua collegialità in questi sei mesi di Presidenza. Si tratta di risultati concreti che toccano interessi diretti dei cittadini europei, che rafforzano l’immagine complessiva dell’Unione. Questi risultati sono stati resi possibili da un ottimo rapporto di collaborazione con la Commissione e sono stati portati avanti in uno spirito di confronto aperto e costruttivo con questo Parlamento, al quale desidero manifestare il mio apprezzamento.
Vorrei cominciare proprio dai temi economici che abbiamo affrontato per assicurare il rilancio dello sviluppo, per garantire una ripresa dell’occupazione, per una migliore competitività dell’industria europea, per il completamento del mercato interno in tutte le sue componenti.
Il Consiglio Europeo di dicembre ha in primo luogo formalmente approvato quella che abbiamo chiamato l’Iniziativa Europea per la Crescita, una azione suggerita dalla Presidenza italiana, fatta proprio dal Consiglio Ecofin e dalla Commissione con il contributo della BEI. Si tratta di una iniziativa destinata a promuovere un rilevante programma di investimenti del settore delle grandi infrastrutture trans-europee, comprese le infrastrutture di trasporto, le grandi reti energetiche e il settore delle telecomunicazioni, ma anche investimenti sul capitale umano e cioè nella ricerca e nello sviluppo, nell’innovazione e nelle tecnologie.
Ci eravamo proposti un duplice obiettivo: creare ’ attraverso la realizzazione di questi progetti ’ le condizioni per un miglioramento qualitativo delle reti infrastrutturali, materiali e immateriali, destinate a connettere il grande mercato europeo nella prospettiva dell’allargamento; ma anche contribuire ad un rilancio complessivo della crescita economica con adeguati sostegni finanziari. Contiamo di far ricorso sia a finanziamenti pubblici, a carico del bilancio dell’Unione e dei singoli Stati Membri, sia a finanziamenti del settore privato, grazie anche al ruolo determinante che svolgerà la Banca Europea per gli Investimenti. Vorrei sottolineare a tale proposito che si tratta della prima grande manovra di politica economica decisa a livello europeo in un quadro di piena complementarietà con la strategia di Lisbona ma anche di piena compatibilità con il Patto di Stabilità.
Sotto un diverso e più specifico profilo, ma sempre nel contesto del rafforzamento del mercato interno e del rilancio della crescita, abbiamo registrato poi l’accordo sull’adeguamento delle reti trans-europee di trasporto, TEN, alla nuova realtà dell’Europa allargata. In questo stesso quadro il Consiglio Europeo ha ratificato l’accordo sulla decisione di raddoppiare i contributi a carico del bilancio dell’Unione (dal 10 al 20 per cento) per gli interventi sui tratti transfrontalieri. Si tratta di un risultato di grandissimo rilievo in termini di capacità di mobilitare finanziamenti privati a sostegno di grandi opere infrastrutturali.
Il Consiglio Europeo ha sottolineato l’importanza, per la libera circolazione delle merci, di superare le difficoltà derivanti dai valichi e dalle barriere naturali, e dalla congestione dei principali assi di comunicazione. Ci auguriamo che su questa base sia possibile che in un prossimo futuro la Commissione sia in grado di valutare e quantificare i riflessi negativi prodotti dai valichi e dalle barriere naturali sul corretto funzionamento del mercato unico.
Tra gli argomenti dell’agenda di Lisbona, ci siamo soffermati in particolare sul tema dell’occupazione e della competitività, per sottolineare ancora una volta la necessità di proseguire sulla strada delle riforme strutturali. Si tratta di riforme già avviate da parte di diversi Stati membri; di misure che talora impongono nel breve periodo sacrifici e costi sociali, ma che costituiscono la condizione necessaria per assicurare un rilancio dell’economia.
Per quanto riguarda i temi dell’occupazione, della riforma del mercato del lavoro e dei sistemi previdenziali, abbiamo valutato e apprezzato il rapporto della Task Force presieduta da Wim Kok e le sue raccomandazioni. E proprio a questo rapporto è stato dedicato il Vertice Sociale straordinario, che ho presieduto alla immediata vigilia del Consiglio Europeo, che ha ribadito la volontà condivisa delle parti sociali di proseguire nell’attuazione della Strategia Europea per l’occupazione in un quadro di maggiore flessibilità e di maggiore impegno per la valorizzazione del capitale umano.
Per quanto riguarda il tema della competitività, il Consiglio europeo ha registrato i progressi realizzati nel corso di questo Semestre, in linea con le aspettative delle imprese e degli operatori economici europei. Desidero ricordare, in particolare, l’intesa raggiunta recentemente sulla proposta di direttiva in materia di Offerte Pubbliche di Acquisto. Si tratta di un accordo di grande rilievo politico, che mette fine ad una vicenda negoziale durata quasi quindici anni. Grazie a questo accordo possiamo ora dire di avere contribuito alla definizione di un importante elemento per il completamento del mercato interno. Resta però ancora molto lavoro da fare per assicurare alle imprese che operano in Europa quelle condizioni complessive, legate al quadro normativo e alla situazione del mercato del lavoro, che siano in grado di garantire la loro effettiva competitività sui mercati mondiali. E’ un impegno importante da perseguire nei prossimi mesi e da concretizzare nel Consiglio europeo di Primavera.
Veniamo al tema della sicurezza.
Con l’obiettivo di avvicinare sempre più le istituzioni comunitarie ai bisogni ed agli interessi reali dei cittadini, la Presidenza italiana si è adoperata per rafforzare la sicurezza dei cittadini dell’Unione, nella consapevolezza che, ancor più che su altre questioni, è su questo terreno particolarmente vicino alla nostra vita quotidiana, che verrà valutata da parte dell’opinione pubblica l’efficacia dell’azione dell’Unione.
Uno dei temi centrali della nostra azione è stato lo sviluppo di strategie comuni nella gestione dei flussi migratori. In primo luogo, è stato ulteriormente rafforzato il concetto di “frontiere esterne comuni”, ed in tal senso il Consiglio Europeo ha preso atto dell’intesa raggiunta sui principali elementi costitutivi di un’apposita Agenzia comunitaria per la Gestione delle Frontiere, con l’impegno di renderla operativa entro la fine del prossimo anno. Il Consiglio Europeo ha anche preso atto dell’adozione, su proposta della Presidenza, di un apposito programma di misure sull’immigrazione via mare: segnale concreto della speciale attenzione dell’Unione per il fenomeno, spesso tragico, degli arrivi di immigrati clandestini sulle coste italiane e di altri Paesi mediterranei.
La Presidenza ha prestato una doverosa attenzione tanto al tema dell’accoglienza e dell’integrazione degli immigrati legali, quanto alla tutela delle persone bisognose di protezione internazionale. Ci attendiamo in particolare, da parte della Commissione, uno studio sui rapporti tra immigrazione legale e clandestina, studio che dovrà includere anche l’argomento della fissazione di quote di ingresso a valenza europea. Abbiamo comunque preso nota dei progressi in materia di asilo, anche se purtroppo non è stato possibile, come ci auguravamo, giungere ad un’intesa unanime sulle due direttive all’esame, rispettivamente relative a norme procedurali minime ed alla definizione di rifugiato e di beneficiario di protezione sussidiaria.
Un’efficace gestione dei flussi migratori non può inoltre prescindere anche da una fruttuosa collaborazione con i Paesi terzi di origine e di transito. In quest’ottica, abbiamo proseguito nel processo di piena integrazione dei temi migratori nelle relazioni esterne dell’Unione. Abbiamo registrato l’avvio del funzionamento del meccanismo di valutazione dei Paesi terzi nella lotta all’immigrazione clandestina. Si tratta di un meccanismo chiesto dal Vertice di Salonicco, sul quale abbiamo raggiunto in tempi brevissimi una intesa interistituzionale con il Parlamento Europeo, con un regolamento che istituisce un nuovo programma di assistenza tecnica e finanziaria ai Paesi terzi in materia di asilo ed immigrazione. Questo programma apporterà nuove risorse finanziarie in un delicato settore: 250 milioni di euro per il prossimo quinquennio, primo passo di un più consistente ampliamento dei fondi per l’immigrazione, ampliamento che dovrebbe aver luogo con le prossime prospettive finanziarie.
Ancora in tema di immigrazione, ma con evidenti aspetti legati alla sicurezza dei cittadini ed anche alla lotta al terrorismo, come Consiglio europeo abbiamo registrato l’intesa raggiunta sull’introduzione di dati biometrici in visti e permessi di soggiorno; la prospettiva è di estendere presto questa innovazione anche ai passaporti dei cittadini comunitari.
Significativi risultati sono stati ottenuti anche in materia di contrasto dell’abuso di sostanze stupefacenti. Segnalo in particolare l’accordo politico sulla decisione-quadro in materia di lotta al traffico di droga: un accordo ottenuto grazie ad una paziente e tenace opera di mediazione della Presidenza.
Il Consiglio Europeo ha valorizzato l’importanza del dialogo tra le religioni, tema cui la Presidenza italiana ha dedicato una apposita Conferenza organizzata a Roma in ottobre, quale strumento di integrazione delle comunità immigrate in Europa e più in generale quale strumento di comprensione e collaborazione sul piano dei rapporti internazionali.
Vorrei ricordare che i Capi di Stato e di Governo hanno ribadito esplicitamente e solennemente la più ferma opposizione ad ogni forma di estremismo ed intolleranza, e la condanna del terrorismo e di ogni tipo di violenza, nonché di ogni forma di antisemitismo.
Il Consiglio Europeo ha anche adottato la strategia europea di sicurezza: un eccellente documento che analizza le minacce per la sicurezza dell’Unione e i mezzi con cui farvi fronte. Su questa base dovremmo essere in grado di migliorare la nostra capacità di intervento, sia nel campo della prevenzione dei conflitti, sia nel campo della gestione delle crisi.
Ed infine il Consiglio Europeo ha registrato i progressi realizzati nello sviluppo della PESD. “Acquisire più capacità” resta il nostro primo impegno. Ed in questo senso particolare significato ha la decisione di creare un’Agenzia Europea, specificamente dedicata a favorire lo sviluppo e l’acquisizione di nuove capacità militari.
In questo contesto speciale rilievo assume la decisione del Consiglio Europeo di accogliere positivamente la proposta che la Presidenza ha presentato, sulla base di contatti con vari partner, per potenziare le capacità di pianificazione dell’Unione secondo modalità compatibili con il ruolo della Nato e le intese “Berlin plus”. Con questa decisione si chiude positivamente e in un quadro istituzionale una vicenda che solo fino a qualche mese fa era oggetto di profonde divisioni fra i membri dell’Unione.
Da ultimo vorrei ricordare che a Bruxelles in occasione del Vertice si è conclusa con l’intesa sulle sedi di dieci agenzie europee, una vicenda che era rimasta fin troppo a lungo sospesa. Con l’accordo, che si è potuto raggiungere grazie ad un intenso lavoro di preparazione nei mesi che hanno preceduto il Vertice, si potrà ora lavorare in maniera più serena per garantire le condizioni di operatività, nelle rispettive sedi, di agenzie destinate a completare il lavoro delle istituzioni dell’Unione in diversi importanti settori.
Si tratta di un accordo importante del quale la Presidenza italiana è giustamente orgogliosa e che merita di essere sottolineato tanto più perché raggiunto in condizioni certamente non rese più agevoli dalla difficile trattativa sul Trattato costituzionale.
Signor Presidente, Onorevoli Colleghi, il Consiglio Europeo di Bruxelles ha preceduto di pochi mesi l’entrata in vigore del Trattato di adesione. L’allargamento che avrà luogo nel 2004 si va sempre più profilando come un pieno successo, confermando la saggezza delle decisioni assunte dai Capi di Stato e di Governo a Copenaghen nel dicembre 2002.
Abbiamo constatato che i Paesi in adesione proseguono nella loro azione di pieno recepimento dell’acquis comunitario. Alla scadenza del 1 Maggio 2004 saranno sicuramente in grado di far fronte alle responsabilità derivanti dalla piena adesione.
Il recente documento di strategia della Commissione ha confermato senza equivoci che Bulgaria e Romania hanno compiuto progressi considerevoli in vista dell’ingresso dell’Unione; questi due Paesi sono oggi maturi per compiere i passi decisivi che preludono all’adesione. Il Consiglio Europeo ha definito una tabella di marcia per il completamento del processo con precise scadenze: entro il 2004 per la conclusione dei negoziati, entro il 2005 per la firma dei Trattati di Adesione, e infine il gennaio 2007 per l’adesione all’Unione Europea.
Anche la Turchia ha compiuto un buon tratto del percorso delle riforme istituzionali ed un ulteriore progresso verso il rispetto dei criteri politici di Copenaghen. Abbiamo quindi dato un adeguato riconoscimento di questi positivi sviluppi nelle conclusioni del Consiglio Europeo. Abbiamo peraltro anche segnalato alla Turchia i nostri suggerimenti ed incoraggiamenti per proseguire in questa direzione, evidenziando anche le aree in cui si richiede ad Ankara un impegno particolarmente sostenuto. L’obiettivo, a medio termine, rimane quello di un’adeguata preparazione della Turchia in vista della decisione che il Consiglio Europeo adotterà da qui a un anno.
Signor Presidente, Onorevoli Colleghi, il Consiglio Europeo ha dedicato anche grande attenzione agli importanti sviluppi registrati, in questi sei mesi, nelle relazioni dell’Unione Europea con i suoi partner, con i suoi vicini e con il resto del mondo.
Abbiamo preso atto innanzitutto dei progressi significativi registrati verso il perseguimento degli obiettivi del Processo di Stabilizzazione ed Associazione nell’area balcanica e dell’importante lavoro svolto in questo contesto dalla Presidenza italiana. Ed abbiamo ribadito la determinazione dell’Unione a sostenere la prospettiva europea dei Paesi della Regione, invitandoli ad intensificare il loro impegno per le riforme, specialmente nei settori che sono essenziali per l’integrazione nell’Unione.
Altrettanto rilievo hanno avuto i risultati conseguiti in questo Semestre nel quadro del Partenariato euro-mediterraneo, ed in particolare in occasione della Conferenza dei Ministri degli Esteri, svoltasi a Napoli il 2 e 3 Dicembre. Vorrei ricordare che in quella occasione abbiamo formalizzato la nascita dell’Assemblea parlamentare euro-mediterranea, abbiamo concordato l’istituzione della Fondazione per il dialogo tra le culture e le civiltà, e abbiamo definito un significativo rafforzamento della Facility della BEI per il Mediterraneo.
Le Relazioni transatlantiche rimangono un caposaldo insostituibile dell’azione esterna dell’Unione. Il Consiglio Europeo ha dedicato all’argomento una apposita dichiarazione di grande rilevo politico, anche perché interviene a chiusura di un periodo che ricorderemo come uno dei più difficili per i rapporti fra Europa e Stati Uniti. Tra gli elementi più importanti della dichiarazione vorrei ricordare l’affermazione che un dialogo costante, e su base paritaria, tra l’Unione e gli Stati Uniti è fondamentale per affrontare con successo le sfide globali. L’Unione dovrà di conseguenza impegnarsi a rafforzare la cooperazione con gli Stati Uniti per tradurre quella comunità di valori che è alla radice della nostra storia in una comunità di azioni. In questo contesto, sarà centrale l’impegno comune nella lotta contro il terrorismo e contro la proliferazione delle armi di distruzione di massa. Lo sviluppo della PESD e il partenariato strategico fra la UE e la NATO rafforzeranno infine l’efficacia complessiva della comunità transatlantica.
Abbiamo sottolineato anche il valore strategico del nostro rapporto con la Federazione russa e l’importanza di sviluppare con Mosca un partenariato di ampio respiro destinato a facilitare e promuovere una sempre maggiore integrazione della Russia nelle strutture europee.
Signor Presidente, onorevoli Deputati come Presidente uscente del Consiglio dell’Unione, vorrei trasmettervi un messaggio di fiducia e di serenità. Possoinfatti assicurare che tutti i Paesi hanno difeso interessi legittimi con argomentazioni rispettabili, ma soprattutto nessuno ha negato l’esistenza di un comune interesse europeo.
Adesso è normale che ci sia una pausa di riflessione per approfondire il dibattito nei nostri Paesi e tra le nostre opinioni pubbliche. Ma siamo certi che la ripresa del negoziato avverrà sulla base del Progetto della “Convenzione” e dei risultati acquisiti dalla nostra Presidenza.
Nei prossimi mesi, ciascuno degli Stati membri dovrà offrire il proprio contributo al processo di integrazione, perché l’impresa europea deve restare unitaria ed inclusiva senza scorciatoie e fratture.
Il Trattato costituzionale è una meta che raggiungeremo certamente. Le prossime Presidenze, con il nostro sostegno e con quello del futuro Parlamento, opereranno certamente in questa direzione grazie anche al lavoro già fatto e ai risultati già acquisiti.
Signor Presidente e onorevoli deputati, nel terminare Vi ringrazio di avere risposto con tanta partecipazione al mio invito a collaborare strettamente ai lavori della CIG in ogni sua fase. Alla Presidenza irlandese consegno i testi degli accordi già conclusi, con il più cordiale augurio di buon lavoro per la “Costituzione” della Grande Europa che tutti vogliamo. Vi ringrazio.