Lavoro e Previdenza

Saturday 18 October 2003

Le linee ufficiali della riforma delle pensioni.

Le linee ufficiali della riforma delle pensioni.

Intervento in Senato del sottosegretario all’Economia Giuseppe Vegas sulla riforma delle pensioni 14.10.2003

Il sottosegretario VEGAS, dopo aver richiamato il contenuto delle dichiarazioni svolte dal ministro Giovanardi, nella seduta pomeridiana, e, precedentemente, dal ministro Tremonti sulla stretta connessione tra la manovra di finanza e la riforma delle pensioni, rileva come la riforma che si intende adottare preveda, come necessaria premessa, la garanzia della “certezza dei diritti”. Ciò significa che verrà esplicitamente previsto dalla legge che tutti i lavoratori che abbiano maturato, entro il 1° gennaio 2008, i presupposti minimi previsti dall’attuale normativa, avranno assicurata la possibilità di accedere al pensionamento con gli attuali requisiti.

La garanzia della certezza dei diritti configura un quadro di riconoscimento dei diritti maturati significativamente diverso rispetto ai provvedimenti adottati in passato in ambito pensionistico. Infatti, a differenza del passato, sarà possibile evitare il rischio di esodi anticipati in conseguenza dell’effetto “annuncio” senza, peraltro, ricorrere a misure coercitive (come ad esempio il blocco dei pensionamenti); si opera, invece, attraverso un pieno ed esplicito riconoscimento dei diritti maturati, che dovrebbe contribuire in modo determinante a non modificare i normali comportamenti delle generazioni di lavoratori in età prossima al pensionamento.

Inoltre, sempre a differenza del passato, i comportamenti dei lavoratori dovrebbero risentire del fatto che gli interventi in discussione non riguardano il futuro immediato (come avvenne ad esempio con l’introduzione del requisito congiunto di età ed anzianità contributiva, o in seguito all’innalzamento dei requisiti per i dipendenti pubblici), ma sono differiti di oltre quattro anni.

In questo modo non si cambiano le aspettative ed i progetti di vita dei lavoratori prossimi al pensionamento evitando, in tal modo, che i lavoratori in prossimità del pensionamento siano indotti a rivedere le proprie scelte.

Il Governo intende prevedere, fin dal 2004, incentivi economici finalizzati a favorire la posticipazione dell’età di pensionamento su base volontaria oltre gli attuali requisiti minimi. In particolare, il lavoratore dipendente privato che al raggiungimento dei requisiti minimi decidesse di prolungare l’attività lavorativa per almeno due anni, otterrebbe un incremento della retribuzione lorda pari all’ammontare totale dei contributi pensionistici pagati dal datore di lavoro e dal lavoratore.

Tale proposta punta a condizionare il sistema di convenienze economiche implicite nell’attuale sistema di calcolo retributivo le quali, mancando di correttivi attuariali, spingono il lavoratore ad anticipare il più possibile la data del pensionamento, una volta acquisito il diritto. La concessione di un incremento reddituale piuttosto consistente dovrebbe poter indurre ad una modificazione dei calcoli economici di convenienza sottostanti le scelte dei lavoratori e contribuire, per tale via, ad un contenimento delle propensioni al pensionamento.

Tale misura, pur potendo contribuire ad incentivare il posticipo su base volontaria, non è comunque sufficiente a garantire gli obiettivi strutturali di riequilibrio finanziario del sistema pensionistico.

La componente strutturale della proposta di riforma, che il Governo intende proporre, muove nella direzione di correggere strutturalmente i limiti dell’attuale sistema pensionistico, per fronteggiare le conseguenze dell’invecchiamento demografico, nel rispetto delle indicazioni concordate nell’ambito del metodo aperto di coordinamento. In particolare, l’intervento ipotizzato prevede l’innalzamento per l’accesso al pensionamento anticipato, a partire dal 2008.

L’innalzamento del predetto requisito determinerà un rilevante aumento dell’età media di pensionamento (di oltre tre anni), che contribuirà ad una significativa riduzione dell’incidenza in termini di PIL della spesa pensionistica, nella fase caratterizzata dall’impatto della transizione demografica.

Tale misura concorre anche a migliorare gli effetti redistributivi del sistema pensionistico che con la riforma sarà caratterizzato in futuro da un minore numero di pensioni e da importi più elevati per ciò che attiene i trattamenti. Infatti – ferma restando la necessità di potenziare le forme pensionistiche complementari – l’aumento dell’età effettiva di pensionamento determina automaticamente l’incremento negli importi delle pensioni liquidate.

La scelta dell’anno 2008, come momento di partenza della riforma, risponde a due ragioni: per un verso, tale data coincide con quella prevista per l’entrata a regime dei requisiti previsti per il pensionamento di anzianità dalla riforma del 1995; per l’altro, la misura viene resa coerente, dal punto di vista degli effetti finanziari, con l’esigenza di contrastare adeguatamente il deterioramento del quadro demografico.

Occorre infatti ricordare che, negli anni compresi tra il 2004 e il 2007, gli andamenti finanziari del sistema risentono in parte positivamente della congiuntura demografica per effetto della riduzione delle nascite durante il periodo bellico (in particolare negli anni tra il 1941 ed il 1945). Tale effetto sarà però di breve durata; al suo esaurirsi seguirà una maggiore dinamica della spesa pensionistica, accentuata negli anni successivi dagli effetti connessi alla consistente ripresa delle nascite degli anni della ricostruzione e del baby boom, destinati a determinare una forte crescita della spesa pensionistica.

Infine, il Governo intende comunque farsi carico di quei particolari settori più sensibili alle politiche di aumento dell’età pensionabile, confermando la particolarità dei regimi di talune specifiche categorie e potenziando gli istituti agevolativi previsti per i lavoratori addetti a mansioni usuranti.